La Francia nei giorni scorsi, poi la Spagna, ora Malta. In rapida successione. A poche ore dal vertice di Bruxelles sulla questione dei flussi migratori cui parteciperà il premier Giuseppe Conte, arriva il terzo attacco di fila da parte di un Paese dell’Unione all’indirizzo all’Italia. “Fino a quando la Lifeline è stata nella zona Sar della Libia e vicino all’Italia (Lampedusa), solo silenzio da parte di Danilo Toninelli – scrive in italiano su Twitter il ministro dell’Interno maltese Michael Farrugia, replicando alle parole dei giorni scorsi del ministro dei Trasporti – poi se ne è accorto all’improvviso quando la nave ha attraversato la Sar di Malta. Perché non sono stati messi in porto subito dall’Italia come sta chiedendo a Malta? Questa è la vera disumanità“, scrive Farrugia parlando dell’imbarcazione che con 224 migranti a bordo che continua a rimanere in alto mare e chiede aiuto in attesa di un porto sicuro dove attraccare. Il secondo attacco in poche ore, dopo quello di Pedro Sanchez. In un’intervista a El Pais il capo del governo di Madrid ha dichiarato che in Ue “ci sono governi come quello italiano che stanno facendo politiche anti-europee e dove l’egoismo nazionale è più diffuso”.
1/2 Fino a quando la #Lifeline è stata nella zona #SAR di Libia e vicino al Italia (Lampedusa) solo silenzio da parte di @DaniloToninelli. Poi s’ ne e’ accorto all’ improvviso quando la nave ha attraversato la SAR di #Malta.
— Michael Farrugia (@dr_micfarr) 24 giugno 2018
2/2 Perché non sono stati messi in porto subito dal’ #Italia come sta chiedendo a #Malta? Questa e’ la vera disumanita’
— Michael Farrugia (@dr_micfarr) 24 giugno 2018
Cambia tono, invece, l’equipaggio della Lifeline: “Caro Matteo Salvini, non abbiamo carne a bordo, ma esseri umani. Vi invitiamo cordialmente a convincervi che sono le persone che abbiamo salvato dall’affogare. Vieni qui, sei il benvenuto“. E’ l’invito rivolto via Twitter al ministro dell’Interno italiano dall’equipaggio della nave. Ieri il capo del Viminale, e vicepremier del governo Conte che nega l’approdo alla nave sullo stesso social aveva scritto: “Certe navi si devono scordare l’Italia, stop al business dell’immigrazione clandestina! La musica è cambiata, io ce la metto tutta”.
Un cambio di tono netto, quello del comandante della nave Klaus Peter, che sabato era stato più duro: “Se Salvini vuole arrestarmi può venire personalmente a prendermi”, aveva detto intervistato a Radio Capital. “Vorrei invitare il signor Salvini a fare un viaggio con noi. Solo così si potrà rendere conto dello scenario drammatico in mare. Su questa nave nessuno guadagna un soldo dai salvataggi. Siamo tutti volontari. Mi vergogno profondamente delle parole del ministro italiano”.
In mattinata anche il M5s prende posizione con un post sul Blog delle Stelle: “Emergenza umanitaria, solidarietà, rispetto dei diritti. Quante belle parole, ma quanta ipocrisia si sta spargendo intorno al tema dei migranti – si legge – la domanda vera è a chi giova questo atteggiamento? Fin dal suo insediamento il Governo del Cambiamento ha posto il tema dell’immigrazione sui tavoli internazionali del G7, negli incontri bilaterali con Macron e Merkel e lo farà ancora al Consiglio europeo di fine mese. I fallimenti del passato sono sotto gli occhi di tutti, è il momento di agire”.
“È il momento di richiamare al rispetto delle regole i nostri partner europei e tutti i soggetti impegnati nella gestione dei disperati che si riversano in mare in cerca di un futuro in Europa. Regole e principi nobilissimi che tutti hanno approvato, ma che quasi nessuno rispetta davvero. Anzi, richiamarsi a nobili ideali è diventato un modo per lanciare accuse ipocrite o insulti”.
“In base agli impegni assunti dall’Ue fin dal 2015 circa 35mila richiedenti protezione in Italia dovevano essere ridistribuiti in altri paesi. Chiacchiere! Secondo il Ministero dell’Interno al 18/6 di quest’anno solo 640 persone sono state ricollocate in Francia, 235 in Spagna. Meglio in Germania, che ne ha accolte 5.438, ma, secondo gli stessi accordi, doveva farsi carico di oltre 10mila richieste”, prosegue il post.
“Alla continua produzione di regolamenti e accordi internazionali – si legge ancora – non corrisponde la reale volontà di attuarli, perché affrontare questi problemi ha un costo non solo economico ma anche in termini di consenso per i governi che se ne fanno carico. La vicenda dell’Aquarius è solo l’ultimo esempio di questo cinico modo di fare. A parole son tutti bravi a reclamare il rispetto dei diritti umani, ma quando si viene al dunque la storia la conosciamo bene”.
“Aprire o chiudere i porti è un finto problema. La questione vera è quale legge vige nel Mediterraneo, chi la fa rispettare e come? Ma soprattutto quali valori ispirano questa legge? È il momento per l’Europa di ritrovarsi intorno ai principi che tutti predicano, ma che pochi praticano sinceramente. Non è in gioco soltanto la gestione del fenomeno epocale delle migrazioni. È in gioco il futuro dell’Europa come comunità politica e dei suoi valori”, concludeo il post.