Russia 2018, day 11. Stanislav Cherchesov, abilissimo nello schivare le domande imbarazzanti sulle vicende doping del passato sportivo russo, ha assunto il cipiglio che piace tanto a Putin. Orgoglio e petto gonfio, il calcio come la politica estera. E’ vigilia di Uruguay-Russia. Si gioca domani a Samara: ci son stato un paio di volte. E’ città ricca e moderna, la sesta della Russia per numero d’abitanti (più di un mlione e centomila). D’estate il maestoso lungo Volga che qui è largo come il lago di Como, si popola quanto le spiagge di Rimini. La gente è ospitale, aperta. I giovani sono curiosi e simpatici. I russi dicono che a Samara ci sono le ragazze più belle.
In un libro di memorie Epoka i kino (Epoca e cinema), lo sceneggiatore e regista sovietico Grigorij Aleksandrov ricorda che un giorno fece un giro in barca con Charlie Chaplin, insieme al grande Sergej Ejzenstejn. I due russi si trovavano negli Stati Uniti, invitati dopo il successo della Corazzata Potemkin. Era il 1925 ed il film aveva ricevuto un sacco di riconoscimenti internazionali che Stalin gradiva: “Fu una giornata meravigliosa. Ad un certo punto, mi sono messo a cantare Iz-za-ostrova-na-strezhen (da dietro l’isola alle rapide)”, scrisse Aleksandrov, quella con le celebri parole “Volga-Volga madre nativa, Volga fiume russo” entrate nell’animo popolare russo. La melodia sedusse Chaplin, che si mise a canticchiare con lui. E gli disse: “Perché non fai un film sul Volga? Troverai molte storie meravigliose”.
Nel 1938 Alkasandrov realizzò il musical Volga-Volga. Un affettuoso inno al fiume più lungo d’Europa. Dove c’è umorismo. Fantasia. Vivacità. Satira spietata della burocrazia. La trama è semplice: il cantante Byvalov vuole concorrere ad un festival di dilettanti. Lo accompagna il coro specializzato in repertorio popolare di Dunja Petrova e l’orchestra sinfonica diretta dal contabile Alesa. Navgano verso Mosca. Il coro su un veliero, l’orchestra su una motonave. Il coro vincerà il concorso. E il film piacerà un sacco persino a Stalin.
Tanta memoria dietro le città di Russia 2018… Samara porterà fortuna alla Russia contro l’Uruguay? Le due squadre sono già qualificate. Ma la sfida è cruciale lo stesso: si tratta di evitare negli ottavi la Spagna e il Portogallo. Il gioco di Iniesta e soci, o la furia di Ronaldo. Sorteggio infido. Così Cherchesov fa quel che deve fare. Ostentare cioè sicurezza: “Mi chiedete se cambieremo la nostra tattica contro Cavani e Suarez? Lo vedremo domani. In fin dei conti ci volevano spaventare con Salah e non ce l’hanno fatta. Noi, però, abbiamo a disposizione due risultati su tre… Comunque, sappiamo che gli attaccanti dell’Uruguay hanno tanta qualità ma ci prepariamo per questo. Questa domenica ci occuperemo della teoria, spiegando i dettagli ai giocatori. Ci dormiranno sopra e lunedì saranno pronti ad eseguirli in campo”.
Nel frattempo, a proposito di musica, il ventiquattrenne Roman Zobnin, bravo centrocampista della squadra russa, ha pagato pegno. Aveva infatti promesso di cantare lo struggente hit “Gelido inverno” del popolare cantautore Andrei Gubin se la Russia fosse approdata agli ambiti ottavi di finale: il risultato è arrivato in anticipo, con le due vittorie sull’Arabia Saudita e l’Egitto, per la prima volta dopo trentadue anni di magre. Così Zobnin, dal ritiro di Novogorsk, si è esibito, con molte risate, ad uso e consumo della pagina Instagram teamrussia, strappando 12411 “mi piace”. Dovuti più al suo talento coi piedi che con la voce…
Jaime Penedo, invece, non ha alcuna voglia di cantare. Il non più giovane (ha 37 anni) portiere del Panama e della Dinamo Bucarest ha incassato sei gol dall’Inghilterra, diventando così il portiere più perforato di questo Mondiale in una sola partita. Un record da maglia nera, se dimentichiamo che il più grande di tutti i portieri della storia, il leggendario Lev Yashin, detto Ragno Nero, indossava maglia e pantaloncini neri come il carbone. Non a caso è la sua immagine – in stile anni Urss – che campeggia sul bellissimo poster di Russia 2018. Tuttavia, il bucherellato Penedo avrebbe potuto leggere Keeping an eye open del romanziere britannico Julian Barnes. Lo scrittore è nato a Leicester, la città dove Claudio Ranieri ha compiuto il miracolo di far vincere alle Foxes il suo primo scudetto, grazie anche alle prodezze di Kasper Schmeichel, figlio d’arte, che ha salvato più volte la rete del Leicester City. Da giovane, Barnes è stato un buon portiere dilettante. Il libro in questione, pubblicato nel 2015, è un saggio sulla pittura, non c’entra nulla col calcio, salvo il titolo che è allusivo: tenete aperti gli occhi. Quasi un invito ad essere vigili quando gli attaccanti avversari mirano alla tua porta.
Dunque l’Inghilterra affianca il Belgio nel girone G: Leoni e Diavoli sono in parità assoluta per quanto riguarda gol fatti e subiti (7-1). Passano entrambe agli ottavi. In caso di pareggio nell’incontro previsto tra le due squadre giovedì prossimo, la vittoria del girone sarà assegnata secondo i punti accumulati nella classifica “fair-play”, come lo prevede il regolamento Fifa. Ossia, tutto dipenderà dal numero dei cartellini gialli e rossi. L’ammonizione vale un punto. Tre, l’espulsione per cumulo di ammonizioni (due gialli cioè). Quattro per rosso diretto. Cinque per quel giocatore reprobo che ha accumulato un giallo e un rosso diretto. Al momento, l’Inghilterra è più “corretta” dei rivali. Totalizza solo due gialli, contro i tre dei belgi. Quindi, in caso di pareggio, vince il girone e va a battersi contro la seconda del girone H, quello che vede Colombia, Polonia, Senegal e Giappone e che ancora è tutto da decidere. Una mina vagante attende sia gli inglesi che i belgi, perché la seconda del girone G affronterà la prima dell’H. Colombia, Polonia, lo stesso Senegal sono brutti clienti. Dipenderà così dai portieri, per restare in tema: poiché è probabile che gli accoppiamenti siano decisi dalla differenza reti.
E’ dunque un Mondiale dove per il momento conta di più chi para di chi segna, anche se Ronaldo e Kane sono devastanti. Dove i piccoli – le squadre meno quotate, cioè, hanno segnato e sognato per un po’.