Un bestseller così neppure sotto l’ombrellone. Ci sono i candidati che passano un concorso senza neppure aprire un libro, perché si presentano con Gazzette e Regolamenti europei “infarciti” delle tracce d’esame dispensate dagli stessi che l’hanno bandito. E non vengono mica cacciati o retrocessi bensì promossi, diversamente da chi li ha denunciati. Dalle annotazioni della polizia giudiziaria agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma si scopre anche che non una ma tutte e 18 le tracce che dovevano andare a sorteggio erano nel pc del segretario e del direttore dell’Agenzia delle Dogane sicuramente già otto giorni prima della prova. E di come il segretario particolare fosse sovente “distratto” dal consultare il sistema Serpico a fini privati per verifiche a carico di familiari, colf e affittuari del proprio direttore. Di sicuro è denso di sorprese l’ultimo capitolo di quello che qualcuno ha già titolato “Romanzo doganale”, la storia che gira attorno alla selezione che si è svolta nel 2014 per nominare 69 dirigenti in una delle tre agenzie fiscali italiane, l’Agenzia delle dogane, appunto. La direzione attuale, che pure conosce le 4mila pagine dell’inchiesta penale depositate anche al Consiglio di Stato, zeppe d’elementi invalidanti, ha deciso di non annullare il concorso in autotutela e chiede all’Avvocatura dello Stato di resistere a ricorsi e alle istanze di revocazione. Così, sarà domani proprio il Consiglio di Stato a decidere su uno dei concorsi più farlocchi d’Italia. Ecco la sua storia, comprese le ultime perle.
Il primo capitolo
La procedura di selezione fu indetta (anche) per regolarizzare il personale dirigente assunto senza concorso, come sentenziato dalla Corte Costituzionale nel 2015. Nacque sotto i peggiori auspici: già il 22 luglio 2015, vale a dire appena dieci giorni dopo gli scritti, fioccavano interrogazioni parlamentari per chiedere lumi su sospette irregolarità, rafforzate dal fatto che le due tracce del concorso fossero identiche ad un corso di formazione e ad una circolare del commissario interno della commissione, il dottor Alberto Libeccio. Prima ancora degli orali, alcuni concorrenti aveva già fatto ricorso. L’amministrazione doganale resiste, il Tar dà loro ragione e annulla tutto, rilevando come dalle carte emergesse che era stato violato il principio della correzione collegiale: in pratica un solo commissario, proprio il commissario interno, aveva corretto i compiti. Il Tar affermava già allora che l’Agenzia delle Dogane non “aveva dato prova di affidabilità”. Ma era solo l’antipasto. Le Dogane, nonostante già avesse la certezza che alcuni avevano copiato, come si evince dagli atti del Tar, fanno ricorso al Consiglio di Stato che conferma la sentenza, ma parzialmente: bisogna ricorreggere tutti i compiti dei non idonei. Fino al 21 settembre 2016, quando arriva la Procura di Roma.
Arriva la Procura
I carabinieri di via Inselci, inviati dal procuratore Mario Palazzi, perquisiscono la direzione generale delle Dogane e dei monopoli a partire dalla segreteria del direttore generale. Le accuse? Quella principale di avere contraffatto Gazzette Ufficiali e Regolamenti europei al fine di inserire all’interno le prove già svolte da recapitare a chi doveva vincere quel concorso. I Carabinieri ricostruiscono, sulla base delle prove acquisite, la vicenda e consegnano al magistrato varie relazioni. Dai sequestri informatici è risultato che nei computer del segretario particolare del dg Giuseppe Pelaggi, Paolo Raimondi, ben prima che le prove di esame si svolgessero vi erano tutte, ma proprio tutte, le tracce (e relativi svolgimenti) che i commissari hanno affermato d’aver tenuto segrete (anche agli altri commissari) fino al giorno degli esami; vanificando di fatto l’estrazione a sorteggio della traccia. Su pc e chiavette sono stati trovati anche i quiz delle prove preselettive con le relative risposte. Il 28 novembre 2017 vengono avvisati gli indagati della conclusione delle indagini. Hanno ruoli e nomi di peso. Le accuse sono gravi. Le prove schiaccianti, come dimostrano in particolare le annotazioni dei carabinieri di marzo e di novembre 2017.
Tra gli indagati, tutti i commissari come quel commissario interno, direttore di livello Generale a capo delle Regioni Campania e Calabria delle Dogane e dei Monopoli, Alberto Libeccio e Enrico Maria Puja, presidente della commissione, già Direttore Generale per la vigilanza sulle Autorità portuali, le infrastrutture portuali ed il trasporto marittimo e per vie d’acqua interne viene promosso a Direttore Generale per le Infrastrutture ed il Trasporto Ferroviario.
Ma il concorso non viene annullato. Tra le mura di via Carucci inizia a farsi largo il sospetto che la direzione attuale, sotto la guida di Giovanni Kessler, non voglia tagliare i ponti col passato. Nel frattempo, infatti, sono proseguiti favoritismi verso alcuni indagati e discriminazioni contro altri e contro i ricorrenti più esposti.
Promozioni e rappresaglie
A fine 2017 l’Agenzia delle Dogane avvia una prova selettiva per la promozione di 372 “sviluppi economici” sull’intero territorio nazionale per passare dalla fascia retributiva F5 alla F6. Basta scorrere i nomi per trovare una sfilza di indagati promossi. Edoardo Mazzilli, capo dell’Ufficio investigazione centrale dell’Antifrode delle Dogane. Giovanni Mosca a capo dell’Ufficio Aeo che rilascia il certificato di affidabilità alle aziende che hanno rapporti con le Dogane. Marco Falconieri, all’epoca all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato. Francesco Natale, Ernesto Carbone, Giuseppe Sabatino, Saverio Marrari.
Manca tra i promossi il nome di Lucio Pascale, il candidato che aveva iniziato a denunciare i sistemi di attribuzione degli incarichi dirigenziali già dal 2015 e che si è autodenunciato (anche se lui non aveva portato i testi contraffatti all’esame) rendendo di pubblico dominio i brogli effettuati nel concorso. Anche Pascale aveva partecipato alla procedura interna per le progressioni ma sebbene fosse classificato tra le prime posizioni (93esimo su 700) è stato escluso dalle graduatorie a maggio. La motivazione? Era coinvolto nel procedimento penale legato al concorso. Come gli altri indagati che però sono stati promossi tutti, ma proprio tutti; quasi che il peso di una indagine a proprio carico valesse solo per chi ha denunciato i fatti illeciti. Lo stesso Pascale ha poi denunciato di essere stato vittima di altre ritorsioni e di ben quattro procedimenti disciplinari, nonostante la legge Anticorruzione esplicitamente preveda la sua tutela in qualità di denunciante. Non è l’unico caso.
Dagli atti dell’inchiesta si scopre, ad esempio, come un altro dipendente, uno dei funzionari sia stato oggetto di una mail spedita dal proprio direttore interregionale al suo dirigente nella quale afferma per iscritto che sia persona “non affidabile” e non degna di fiducia per avere fatto ricorso per il concorso. Ed è la stessa che subisce discriminazioni ed un procedimento disciplinare per aver parlato con la trasmissione Report. Sembra che chi denuncia non debba essere più considerata persona di fiducia per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la minaccia è chiara nella mail: se non ci si adegua chi viola il principio “se ne assumerà anche le conseguenze”. Mentre gli indagati mantengono le loro posizioni di privilegio nell’amministrazione e nemmeno vengono rimossi dagli incarichi come prevederebbe la legge, i denuncianti subiscono procedimenti disciplinari e altre ritorsioni.
Usare Serpico e trovare la colf
Dall’indagine risulta anche altro. Fuori concorso, diciamo. Il segretario Raimondi è indagato perché “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, abusivamente si introduceva con plurimi accessi nel sistema informatico di interesse pubblico denominato Ser.Pi.Co, protetto da misure di sicurezza, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione, al fine di reperire informazioni di interesse privato”. Quali? In un’annotazione dei carabinieri di marzo 2017 si dà conto del materiale reperito nel suo pc. Emergono consultazioni “relative ad adempimenti fiscali della famiglia Peleggi, altri relativi alla sfera privata di quest’ultimo come la gestione del condominio, contratti di locazione”. Dal 2011 al 2015 spuntano file di interrogazioni abusive, tra le quali visure di immobili privati, verifiche del possesso del permesso di soggiorno degli inquilini bulgari affittuari di un’immobile di proprietà del direttore, nonché della domestica filippina. Per queste cose, il riscontro di regolarità pare essere stato certosino.
Cronaca
Agenzia dogane: gli indagati per truffa in concorso tutti promossi. Soltanto chi denuncia viene escluso dalle graduatorie
Domani il Consiglio di Stato è chiamato a decidere sul concorso arcitruccato del 2015, dove ai candidati venivano date le tracce in Gazzette "infarcite". Dopo la chiusura indagini si scopre che chi ha sollevato lo scandalo è stato escluso dalle graduatorie (pur avendo un punteggio altissimo) mentre gli indagati hanno fatto carriera. I vertici dell'Agenzia usavano il sistema Serpico a fini privati per verifiche a carico di familiari, colf e affittuari
Un bestseller così neppure sotto l’ombrellone. Ci sono i candidati che passano un concorso senza neppure aprire un libro, perché si presentano con Gazzette e Regolamenti europei “infarciti” delle tracce d’esame dispensate dagli stessi che l’hanno bandito. E non vengono mica cacciati o retrocessi bensì promossi, diversamente da chi li ha denunciati. Dalle annotazioni della polizia giudiziaria agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma si scopre anche che non una ma tutte e 18 le tracce che dovevano andare a sorteggio erano nel pc del segretario e del direttore dell’Agenzia delle Dogane sicuramente già otto giorni prima della prova. E di come il segretario particolare fosse sovente “distratto” dal consultare il sistema Serpico a fini privati per verifiche a carico di familiari, colf e affittuari del proprio direttore. Di sicuro è denso di sorprese l’ultimo capitolo di quello che qualcuno ha già titolato “Romanzo doganale”, la storia che gira attorno alla selezione che si è svolta nel 2014 per nominare 69 dirigenti in una delle tre agenzie fiscali italiane, l’Agenzia delle dogane, appunto. La direzione attuale, che pure conosce le 4mila pagine dell’inchiesta penale depositate anche al Consiglio di Stato, zeppe d’elementi invalidanti, ha deciso di non annullare il concorso in autotutela e chiede all’Avvocatura dello Stato di resistere a ricorsi e alle istanze di revocazione. Così, sarà domani proprio il Consiglio di Stato a decidere su uno dei concorsi più farlocchi d’Italia. Ecco la sua storia, comprese le ultime perle.
Il primo capitolo
La procedura di selezione fu indetta (anche) per regolarizzare il personale dirigente assunto senza concorso, come sentenziato dalla Corte Costituzionale nel 2015. Nacque sotto i peggiori auspici: già il 22 luglio 2015, vale a dire appena dieci giorni dopo gli scritti, fioccavano interrogazioni parlamentari per chiedere lumi su sospette irregolarità, rafforzate dal fatto che le due tracce del concorso fossero identiche ad un corso di formazione e ad una circolare del commissario interno della commissione, il dottor Alberto Libeccio. Prima ancora degli orali, alcuni concorrenti aveva già fatto ricorso. L’amministrazione doganale resiste, il Tar dà loro ragione e annulla tutto, rilevando come dalle carte emergesse che era stato violato il principio della correzione collegiale: in pratica un solo commissario, proprio il commissario interno, aveva corretto i compiti. Il Tar affermava già allora che l’Agenzia delle Dogane non “aveva dato prova di affidabilità”. Ma era solo l’antipasto. Le Dogane, nonostante già avesse la certezza che alcuni avevano copiato, come si evince dagli atti del Tar, fanno ricorso al Consiglio di Stato che conferma la sentenza, ma parzialmente: bisogna ricorreggere tutti i compiti dei non idonei. Fino al 21 settembre 2016, quando arriva la Procura di Roma.
Arriva la Procura
I carabinieri di via Inselci, inviati dal procuratore Mario Palazzi, perquisiscono la direzione generale delle Dogane e dei monopoli a partire dalla segreteria del direttore generale. Le accuse? Quella principale di avere contraffatto Gazzette Ufficiali e Regolamenti europei al fine di inserire all’interno le prove già svolte da recapitare a chi doveva vincere quel concorso. I Carabinieri ricostruiscono, sulla base delle prove acquisite, la vicenda e consegnano al magistrato varie relazioni. Dai sequestri informatici è risultato che nei computer del segretario particolare del dg Giuseppe Pelaggi, Paolo Raimondi, ben prima che le prove di esame si svolgessero vi erano tutte, ma proprio tutte, le tracce (e relativi svolgimenti) che i commissari hanno affermato d’aver tenuto segrete (anche agli altri commissari) fino al giorno degli esami; vanificando di fatto l’estrazione a sorteggio della traccia. Su pc e chiavette sono stati trovati anche i quiz delle prove preselettive con le relative risposte. Il 28 novembre 2017 vengono avvisati gli indagati della conclusione delle indagini. Hanno ruoli e nomi di peso. Le accuse sono gravi. Le prove schiaccianti, come dimostrano in particolare le annotazioni dei carabinieri di marzo e di novembre 2017.
Tra gli indagati, tutti i commissari come quel commissario interno, direttore di livello Generale a capo delle Regioni Campania e Calabria delle Dogane e dei Monopoli, Alberto Libeccio e Enrico Maria Puja, presidente della commissione, già Direttore Generale per la vigilanza sulle Autorità portuali, le infrastrutture portuali ed il trasporto marittimo e per vie d’acqua interne viene promosso a Direttore Generale per le Infrastrutture ed il Trasporto Ferroviario.
Ma il concorso non viene annullato. Tra le mura di via Carucci inizia a farsi largo il sospetto che la direzione attuale, sotto la guida di Giovanni Kessler, non voglia tagliare i ponti col passato. Nel frattempo, infatti, sono proseguiti favoritismi verso alcuni indagati e discriminazioni contro altri e contro i ricorrenti più esposti.
Promozioni e rappresaglie
A fine 2017 l’Agenzia delle Dogane avvia una prova selettiva per la promozione di 372 “sviluppi economici” sull’intero territorio nazionale per passare dalla fascia retributiva F5 alla F6. Basta scorrere i nomi per trovare una sfilza di indagati promossi. Edoardo Mazzilli, capo dell’Ufficio investigazione centrale dell’Antifrode delle Dogane. Giovanni Mosca a capo dell’Ufficio Aeo che rilascia il certificato di affidabilità alle aziende che hanno rapporti con le Dogane. Marco Falconieri, all’epoca all’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato. Francesco Natale, Ernesto Carbone, Giuseppe Sabatino, Saverio Marrari.
Manca tra i promossi il nome di Lucio Pascale, il candidato che aveva iniziato a denunciare i sistemi di attribuzione degli incarichi dirigenziali già dal 2015 e che si è autodenunciato (anche se lui non aveva portato i testi contraffatti all’esame) rendendo di pubblico dominio i brogli effettuati nel concorso. Anche Pascale aveva partecipato alla procedura interna per le progressioni ma sebbene fosse classificato tra le prime posizioni (93esimo su 700) è stato escluso dalle graduatorie a maggio. La motivazione? Era coinvolto nel procedimento penale legato al concorso. Come gli altri indagati che però sono stati promossi tutti, ma proprio tutti; quasi che il peso di una indagine a proprio carico valesse solo per chi ha denunciato i fatti illeciti. Lo stesso Pascale ha poi denunciato di essere stato vittima di altre ritorsioni e di ben quattro procedimenti disciplinari, nonostante la legge Anticorruzione esplicitamente preveda la sua tutela in qualità di denunciante. Non è l’unico caso.
Dagli atti dell’inchiesta si scopre, ad esempio, come un altro dipendente, uno dei funzionari sia stato oggetto di una mail spedita dal proprio direttore interregionale al suo dirigente nella quale afferma per iscritto che sia persona “non affidabile” e non degna di fiducia per avere fatto ricorso per il concorso. Ed è la stessa che subisce discriminazioni ed un procedimento disciplinare per aver parlato con la trasmissione Report. Sembra che chi denuncia non debba essere più considerata persona di fiducia per l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e la minaccia è chiara nella mail: se non ci si adegua chi viola il principio “se ne assumerà anche le conseguenze”. Mentre gli indagati mantengono le loro posizioni di privilegio nell’amministrazione e nemmeno vengono rimossi dagli incarichi come prevederebbe la legge, i denuncianti subiscono procedimenti disciplinari e altre ritorsioni.
Usare Serpico e trovare la colf
Dall’indagine risulta anche altro. Fuori concorso, diciamo. Il segretario Raimondi è indagato perché “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, abusivamente si introduceva con plurimi accessi nel sistema informatico di interesse pubblico denominato Ser.Pi.Co, protetto da misure di sicurezza, con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti la funzione, al fine di reperire informazioni di interesse privato”. Quali? In un’annotazione dei carabinieri di marzo 2017 si dà conto del materiale reperito nel suo pc. Emergono consultazioni “relative ad adempimenti fiscali della famiglia Peleggi, altri relativi alla sfera privata di quest’ultimo come la gestione del condominio, contratti di locazione”. Dal 2011 al 2015 spuntano file di interrogazioni abusive, tra le quali visure di immobili privati, verifiche del possesso del permesso di soggiorno degli inquilini bulgari affittuari di un’immobile di proprietà del direttore, nonché della domestica filippina. Per queste cose, il riscontro di regolarità pare essere stato certosino.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.