Da ieri la Toscana rossa non esiste più. Il tanto temuto 0 a 3 in una sera è diventato realtà: il Pd nella (ex) Regione rossa d’Italia perde in un solo colpo Pisa, Massa e Siena subendo così il sorpasso storico del centrodestra che adesso in Toscana governa più capoluoghi di provincia del centrosinistra (7 a 3). In tutti e tre i ballottaggi di ieri si scontravano centrodestra (a trazione leghista) e centrosinistra, con il Movimento 5 Stelle arrivato terzo al primo turno a fare da ago della bilancia. E alla fine l’alleanza gialloverde a livello nazionale potrebbe aver spinto il centrodestra alla vittoria finale. Le sconfitte più cocenti per il Pd sono state proprio quelle di Pisa e Siena, entrambe governate dal centrosinistra da più di cinquant’anni: sotto la Torre pendente è stato eletto sindaco il direttore del Consorzio Agrario Michele Conti che ha battuto 52,3 a 47,7% l’ex Assessore al Bilancio Andrea Serfogli; nella città del Palio, invece, ad avere la meglio è stato Luigi De Mossi, riuscito nell’impresa di ribaltare il risultato del primo turno che lo vedeva dietro al sindaco uscente Bruno Valentini (50,8 a 49,2%). La vittoria più larga per il centrodestra però è stata a Massa che ha seguito la strada già tracciata dalla gemella Carrara, dove un anno fu eletto il grillino Francesco De Pasquale: il nuovo sindaco è l’avvocato Francesco Persiani che ha preso quattro mila voti in più dell’uscente Alessandro Volpi del Pd (56,6 a 43,4%). La sconfitta del centrosinistra in Toscana si allarga ancora di più considerando anche le altre tre città andate al ballottaggio: a Pescia (Pistoia) il Pd non era nemmeno arrivato al secondo turno raccogliendo un misero 12%, a Pietrasanta (Lucca) è stato battuto dal candidato di centrodestra Ettore Neri mentre l’unica, seppur magra, consolazione arriva da Campi Bisenzio (Firenze) dove è stato riconfermato il dissidente Emiliano Fossi.

RISULTATO STORICO – Quello di ieri è stato un risultato storico: con la sconfitta di Pisa, Massa e Siena la Toscana cambia colore, dal rosso acceso dei tempi del Pci-Pds-Ds al gialloverde di Lega e Movimento 5 Stelle. Dal 2014 ad oggi, infatti, qui il centrosinistra ha perso tutte le sfide nei capoluoghi di provincia in cui si votava, un po’ a beneficio del M5S un po’ del centrodestra a trazione leghista: prima di Pisa, Massa e Siena erano arrivate le sconfitte di Livorno, Grosseto, Pistoia e Carrara. Ora, le ultime tre isole felici del Pd rimangono Firenze, Prato e Lucca. Le prime due andranno al voto tra un anno con i sindaci renziani Dario Nardella e Matteo Biffoni che rischiano grosso dopo le spaccature a sinistra e i primi segnali di radicamento del centrodestra, mentre nel 2020 la Lega capitanata dalla sindaca di Cascina Susanna Ceccardi proverà a fare il colpo grosso strappando la Presidenza della Regione ad Enrico Rossi, governatore di Liberi e Uguali oggi sostenuto da una maggioranza di centrosinistra.

PISA – Sotto la Torre è stato eletto sindaco il 48enne Michele Conti, già consigliere comunale in An, che ha confermato e incrementato il vantaggio del primo turno sul candidato del Pd Andrea Serfogli, appoggiato anche da altre sei liste civiche. Fortemente sponsorizzato dalla zarina Susanna Ceccardi, Conti ha puntato tutta la campagna elettorale sul tema della sicurezza e sul contrasto alla microcriminalità proponendo di estendere il “Daspo urbano” a tutta la città. Proprio il centro cittadino, infatti, negli ultimi quindici giorni è stato teatro di risse tra immigrati e in una di queste è rimasto ferito anche un poliziotto che stava effettuando un controllo tra i venditori abusivi in via Vecchia Barbaricina, proprio a due passi dalla Torre pendente. “Il vento è cambiato – sono state le prime parole del nuovo sindaco – noi siamo la discontinuità e renderemo sicura e gradevole questa città”. Poco dopo mezzanotte Serfogli ha ammesso la sconfitta che alla fine è stata piuttosto larga: 52 a 47% con un distacco di circa duemila voti (al primo turno era stato di 457 preferenze). A Pisa, comunque, la Lega si conferma primo partito in città (24,7%) dopo l’exploit delle elezioni del 4 marzo, superando il Pd (23,6%) e fagocitando gli alleati di centrodestra con Forza Italia ridotta al 3,7%: “Ora prendiamo la Regione Toscana” ha esultato Ceccardi subito dopo lo spoglio. A pesare sulla vittoria finale del centrodestra inoltre sono state le spaccature interne nel Pd, commissariato ad aprile perché non in grado di trovare una quadra sul candidato sindaco (“siamo partiti in ritardo” ha ammesso Serfogli), e il 10% raccolto al primo turno dal Movimento 5 Stelle che, come d’abitudine, non ha dato indicazioni di voto al secondo turno: in questo caso l’alleanza a livello nazionale potrebbe aver pesato sul risultato finale.

SIENA – Nella città del Palio, invece, al sindaco uscente Bruno Valentini non è bastato “apparentarsi” con l’ex primo cittadino Pierluigi Piccini che con la sua “Lista Civica Per Siena” aveva raccolto un discreto 21% al primo turno. Qui, nella città colpita al cuore dagli scandali di Monte dei Paschi, ha vinto la proposta di rottura dell’avvocato Luigi De Mossi a cui sono bastati 378 voti per ribaltare il risultato di quindici giorni fa e battere al fotofinish l’ex primo cittadino del Pd. In sostegno al candidato di centrodestra venerdì in città era arrivato anche il Ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini che aveva invitato i senesi a “spazzare via 50 anni di governi rossi”. E così è stato: “È una vittoria storica – ha commentato De Mossi entrando in Comune avvolto da una grande bandiera bianconera – abbiamo mandato a casa chi ha distrutto questa città e ha perso colui che ha fatto un patto scellerato con chi è venuto per commissariarlo, ovvero l’ex sindaco Piccini”. A Siena, inoltre, ha pesato molto l’assenza del Movimento 5 Stelle che qui il 4 marzo aveva raccolto il 19% dei voti: da Roma non è mai arrivata la concessione per l’uso del simbolo allo storico meet-up locale che era già pronto a candidare l’architetto Luca Furiozzi. Valentini ha provato fino all’ultimo ad appellarsi agli elettori grillini proponendo addirittura un “contratto” sulla stessa falsa riga di quello nazionale ma senza ricevere alcuna risposta ufficiale. E alla fine il Comune lo ha conquistato il centrodestra.

MASSA – Anche a Massa il candidato sostenuto dalla coalizione di centrodestra Francesco Persiani è riuscito a ribaltare il risultato del primo turno, quando l’uscente Alessandro Volpi lo aveva staccato di circa 2000 preferenze soprattutto grazie alle cinque liste civiche in suo sostegno (oltre a Pd e LeU). Persiani, noto avvocato sponsorizzato dalla forzista Deborah Bergamini, è stato eletto sindaco con il 56,6% (Volpi si è fermato al 43,4%), riuscendo a raddoppiare le preferenze ottenute al primo turno mentre la Lega è entrata per la prima volta in consiglio comunale con 8 seggi. Anche in questo caso l’ago della bilancia potrebbero essere stati i 5 Stelle che puntavano molto su Massa dopo aver conquistato la vicina Carrara solo un anno fa: quindici giorni fa però la candidata Luana Mencarelli si era fermata ad un deludente, ma comunque decisivo, 15% dei voti. Oltre alle divisioni interne al Pd che non ha mai appoggiato con forza il proprio candidato, sul voto ha pesato soprattutto la voglia di cambiare dei massesi: qui si registra il tasso di disoccupazione più alto della Toscana con cifre molto simili a città del Mezzogiorno (16,6% il dato generale e 48,9% tra i giovani). “Il mio primo impegno sarà per i disoccupati e per risolvere l’emergenza lavoro” sono state le prime parole del neo-sindaco Persiani varcando la soglia del Comune.

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