di Antonio Fiorentino
L’annosa partita dell’espansione edificatoria dell’area a nord ovest di Firenze è giunta a uno degli snodi cruciali: l’approvazione del nuovo piano urbanistico di Castello (PUE), variante di quello del 2005 sottoscritto da Ligresti, Domenici e Biagi, che prevedeva la cementificazione di 440.000 mq di superficie e che è poi naufragato tra mille polemiche e inchieste della magistratura.
Questa variante è diventata la condizione necessaria per sbloccare tutti gli altri progetti che interessano l’area, dalla cosiddetta Cittadella viola, al nuovo aeroporto intercontinentale, alla terza corsia dell’autostrada, alla nuova sede della Mercafir (mercati generali). Un mosaico di interventi di 536 ettari, pari alla Firenze entro i viali. Una spaventosa colata di cemento, che renderebbe vani i propositi di riqualificazione ambientale così tanto sbandierati con l’approvazione del Parco Agricolo della Piana. Un eco-mostro tentacolare contro il quale l’area metropolitana dovrebbe insorgere.
Non è un caso quindi che la Giunta Nardella stia forzando le procedure per accelerarne i tempi dell’approvazione, prevedendola in Giunta ed escludendo il Consiglio Comunale. Inascoltate le reiterate richieste di approfondimento della discussione presentate dalla consigliera Miriam Amato. A giustificazione di queste disinvolte procedure viene indicata la riduzione delle superfici edificabili e il fatto che si tratta di un’area già pianificata.
In realtà, la Variante modifica profondamente le destinazioni previste, cambiando radicalmente il progetto di piano, il carico urbanistico sull’area, le relazioni con il contesto, oggi profondamente mutato. La Variante fa riferimento ad un atto delle Regione Toscana annullato dal TAR (1310/2016) per la parte relativa all‘ampliamento dello scalo secondo lo schema della pista parallela all’autostrada e non si capisce come il Documento della Valutazione Ambientale Strategica faccia costante riferimento a questa.
Evidenti i caratteri di illegittimità anche in capo alla tutela di alcune funzioni previste: lo Studentato e la Mercafir ricadono nella “zona di tutela A” dell’attuale aeroporto, mentre lo Studentato ricade anche nell’ “Ambito di salvaguardia B” del Piano Regionale, aree in cui non sono ammesse nuove costruzioni se non finalizzate al nuovo aeroporto. Il Parco di Castello dovrebbe ospitare i nuovi piazzali degli aerei e il nuovo terminal passeggeri.
Delle due l’una, o il parco o i servizi aeroportuali. La nuova Variante si rivela per quello che è, un tentativo maldestro di soddisfare gli interessi dei vari soggetti coinvolti cercando di inserire funzioni e volumetrie laddove i numerosi vincoli presenti e futuri lo impedirebbero, un guazzabuglio infarcito di errori e contraddizioni tali da compromettere le future possibilità di riqualificazione ambientale dell’area.