Politica

Aboubakar Soumahoro e Elly Schlein, i due nomi per far ripartire la sinistra

In Italia, dalle macerie di Pd e sinistra emergono due nomi che potrebbero dare speranza ai progressisti, al di là di annunci e proclami della nomenclatura di partito disintegrata elezione dopo elezione.
Aboubakar Soumahoro, 38 anni, italo-ivoriano, leader di un piccolo sindacato, l’Usb, si batte per i diritti dei braccianti, nuovi schiavi, spesso clandestini, utilizzati nella raccolta dei pomodori, delle arance, nel lavoro nei campi del Sud, per quell’Italia che adesso con il ministro Matteo Salvini vorrebbe cacciarli. Soumahoro ha conquistato pagine e copertina (bellissima quella de L’Espresso) dopo le sue proteste e le sue denunce per l’omicidio del maliano Soumalya Sacko, sindacalista dell’Usb anche lui, avvenuto in Calabria a inizio giugno. Domenica scorsa a Reggio Calabria hanno sfilato con Soumahoro duemila persone.

E Elly Schlein, 33 anni, europarlamentare socialista(Possibile), capace nel dicembre scorso di ottenere due terzi di voti nel Parlamento di Bruxelles (hanno votato contro: i conservatori, le destre lepeniste e il M5s; la Lega si è astenuta) su un testo di riforma del regolamento di Dublino su richieste d’asilo e accoglienza ai migranti. Con interventi in aula, la giovane Schlein, ha messo in risalto le contraddizioni dei governi di Germania e Francia, dell’Italia, del M5s e di Salvini, che è stato anche europarlamentare. Adesso è l’anima dell’organizzazione di una manifestazione – a cui hanno già aderito molte organizzazioni, associazioni e personalità – diffusa in tutte le capitali d’Europa: chiede di presentarsi mercoledì 27 giugno con delle barchette di carta in piazza per protestare contro l’atteggiamento fascista delle destre europee (tra cui Lega e M5s) e a sostegno della “sua” riforma che continuerebbe a garantire il doveroso soccorso in mare e l’accesso al porto sicuro più vicino, ma che dividerebbe in quote fra gli Stati europei dell’Unione i migranti durante l’iter di richiesta di protezione, oggi costretti ad essere bloccati burocraticamente nel Paese di sbarco, spesso l’Italia o la Grecia.