Con la Brexit che incombe, il Regno Unito sta perdendo la fiducia degli investitori nel settore auto. Il monito viene direttamente dalla SMMT, l’associazione imprenditoriale dei costruttori inglesi, in pratica il cuore delle quattro ruote made in England. Che in una nota ufficiale sottolinea come, a fronte di buone performance fatte registrare lo scorso anno, i risultati del 2018 siano invece abbastanza deludenti.
Ma andiamo con ordine. Nel 19esimo Sustanaibility Report redatto dall’associazione si legge che il comparto automotive inglese nel 2017 è cresciuto per il settimo anno consecutivo, arrivando a valere ben 82 miliardi di sterline (93 miliardi di euro). E aggiungendo valore all’economia inglese in generale per 20,2 miliardi di sterline (circa 23 miliardi di euro). Sebbene uno studio più recente dimostri come l’impatto sui vari settori economici sia ben più alto, e arrivi pesare per il 10% del PIL di Sua Maestà.
Di pari passo hanno viaggiato occupazione (+2,8%, per un totale ora di 856.000 lavoratori) e limitazione dell’impatto ambientale, con la quantità di acqua e di CO2 necessari per la prduzione di un’auto diminuiti rispettivamente del 57 e 55 per cento rispetto ai livelli del 2000.
Il problema è che i numeri del 2018 non sono altrettanto virtuosi. A causa delle incertezze provocate dalla prossima uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, gli investimenti nel comparto auto si sono quasi dimezzati nei primi sei mesi di quest’anno: le aziende hanno speso solo 347 milioni di sterline per lo sviluppo e la fabbricazione di nuovi modelli nonché per le fabbriche, contro i 647 del primo semestre 2017.
La frustrazione delle aziende che costruiscono in Inghilterra è figlia di questa contrazione. Che in futuro potrebbe essere anche maggiore. Proprio ieri, ad esempio, la Bmw ha dicharato di considerare l’eventualità di chiudere i propri impianti in GB se la Brexit dovesse diventare così dura da bloccare “la catena delle forniture al confine”.
In particolare, la SMMT individua la responsabilità della situazione in alcune “linee rosse” tracciate dal governo May, giudicate “contrarie agli interessi” del settore automobilistico britannico. Su tutte, il ‘no’ alla permanenza del Regno Unito, oltre che nell’UE, anche nell’unione doganale e nel mercato unico.
Il messaggio al governo inglese da parte del numero uno dell’SMMT Mike Hawes, del resto, è stato molto chiaro: “finché non riuscirà a dimostrare con esattezza come un nuovo modello doganale e di mercato con l’UE possa replicare i benefici di quello attuale, non cambi nulla”.