È andato a trovarlo in carcere e quando gli ha detto di essere un esponente del Partito democratico, lui gli ha risposto: “Perché ancora esiste?“. Non ha perso il senso dell’umorismo Marcello Dell’Utri, detenuto nel carcere di Rebibbia dove ha ricevuto la visita di Davide Faraone, senatore del Pd e capogruppo dem in commissione Sanità a Palazzo Madama. La politica non gli interessa, studia, segue lo sport e quando gli ho detto che ero del Pd mi ha risposto: Perché ancora esiste?. Ci siamo fatti una risata, sapendo entrambi che in quel posto ridere è un privilegio. Come in tutte le carceri, anche a Rebibbia, è molto alto il numero di malati psichiatrici, molti di questi in attesa di essere trasferiti nelle Rems (residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), che sono ancora 30 in tutta Italia, non in grado di accoglierli tutti. Ci sta a cuore conoscere i dati sull’utilizzo massiccio della camicia di forza chimica dei reclusi”, ha detto l’ex sottosegretario renziano entrato nel penitenziario insieme alla delegazione del Partito Radicale composta da Maria Antonietta Farina Coscioni e da Irene Testa, per una visita nella sezione che ospita i detenuti malati.
Anche Faraone quindi si unisce alla lista di politici di destra e sinistra che chiedono la scarcerazione dell’ex senatore di Forza Italia, condannato in via definitiva per concorso esterno a Cosa nostra. “Le condizioni di salute di Marcello Dell’Utri dovrebbero essere valutate con senso di umanità. Se il regime di detenzione è incompatibile con le cure, soprattutto per quei soggetti affetti da patologie gravi, è giusto permettere ai detenuti di curarsi all’esterno. Una scelta che, oltre a essere ispirata al senso di umanità, ha anche ragioni costituzionali. Crediamo che il caso Dell’Utri rientri in questa categoria e questa sua delicata vicenda debba essere trattata con grande forza, così come occorre riportare al centro dei riflettori le enormi criticità del sistema sanitario all’interno delle carceri”, dice Faraone. Secondo il quale, dunque, le condizioni dello storico braccio destro di Silvio Berlusconi sarebbero gravi: “Gli resta poco più di un anno di pena da scontare, non sta bene, ma fa di tutto per nasconderlo”.
Recentemente per il fondatore di Forza Italia il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha disposto una nuova perizia medica. La vicenda carceraria di Dell’Utri – che il 20 aprile è stato condannato a 12 anni al processo sulla trattativa Stato-Mafia con l’accusa di minaccia a corpo politico dello Stato – va avanti praticamente da anni con una serie di ricorsi dei suoi legali che sono stati bocciati a fasi alterne dai giudici. Lo scorso 18 maggio la Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza con cui aveva annullato l’ordinanza del tribunale di sorveglianza del 5 dicembre 2017 che giudicava compatibili con il carcere le condizioni di salute dell’ex senatore. Secondo la Suprema corte i giudici del tribunale di sorveglianza di Roma dovranno nuovamente valutare il suo caso tenere conto “dell’aggravamento delle condizioni sanitarie” e degli effetti sulla sua salute del trasferimento quotidiano in ospedale. Nel febbraio scorso, invece, i giudici avevano negato la liberazione del fondatore di Forza Italia perché le sue patologie non erano in stato avanzato. E poi perché se dovesse tornare in libertà potrebbe fuggire. “La posizione giuridica di Dell’Utri – scrivevano – non è in alcun modo rassicurante: la sentenza in esecuzione ha accertato i suoi rapporti con i vertici di Cosa nostra dai primi anni ’70 al 1992. Allarmante appare la pregressa latitanza in Libano, avvenuta nel 2014, vale a dire poco meno di quattro anni fa, nonostante l’età, la patologia cardiaca e le altre affezioni già all’epoca presenti”.