Siamo stati distolti in questi giorni dalle bellissime immagini delle ragazze iraniane che hanno potuto vedere allo stadio le partite di calcio del Campionato Mondiale Fifa 2018. Tutti ne hanno parlato come di un evento storico, poiché dal 1979 anno della Rivoluzione alle donne non era mai stato loro permesso. Far entrare le donne alle stadio è stato uno specchietto per le allodole, potremmo gridare vittoria solo quando alle donne verrà concesso di entrare ed assistere a una reale partita di calcio, o a qualunque altro match con dei giocatori in carne ed ossa sul campo e non visti attraverso i maxischermi dello stadio.

In questi giorni l’Iran ha voluto spostare l’attenzione sul calcio per non guardare ai problemi interni, alle manifestazioni di proteste ed gli scontri che ci sono stati e sono in corso nella capitale.

L’economia è al collasso. Il malcontento popolare dovuto ora soprattutto alla situazione finanziaria non è recente in Iran. Dopo gli anni catastrofici della presidenza Ahmadinejad il popolo iraniano aveva dato fiducia al nuovo presidente Hassan Rouhani vedendo in lui quella figura che avrebbe “risollevato l’economia”. Come da sue promesse in campagna elettorale.

Promesse non mantenute. Già durante gli anni dell’accordo nucleare a Rouhani una parte degli ultraconservatori gli aveva rimproverato di essersi venduto agli Stati Uniti. Malgrado il grande successo dei negoziati di Vienna, sin da subito si era percepito che a livello economico grandi cambiamenti non ci sarebbero stati. Con l’arrivo di Donald Trump al potere e dopo la decisione e la paura di nuove sanzioni, la situazione finanziaria è precipitata.

Già nel 2015, a causa delle sanzioni, circa 15 milioni di persone vivevano sotto la soglia di povertà ovvero il 2o% della popolazione. A distanza di tre anni la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi.

Nello scorso dicembre vi erano state proteste anch’esse nate dal carovita e il popolo era sceso per le strade a manifestare, ma in un modo o nell’altro con arresti e ulteriori promesse, le proteste vennero soppresse.

Ieri di nuovamente la gente è scesa per le strade accusando il governo per il drastico calo del valore del Rial. Molti negozi e centri commerciali hanno chiuso. Gli scioperanti protestano contro l’aumento del dollaro, che si è avvicinato a 90mila rial al mercato nero.

Ci sono stati cassonetti dati alle fiamme, e poco importava se nella serata ci sarebbe stato l’incontro Iran-Portogallo. Se da una parte della città si stava in fila per entrare allo stadio, dall’altra i manifestanti erano diretti verso il Parlamento.

Alcuni slogan gridavano “Dite che il problema è l’America quando invece siete voi” qualcuno ha invocato il ritorno dello Shah e qualcuno gridava “Non pensate alla Siria pensate a noi!”. Le forze di sicurezza hanno risposto con lacrimogeni e manganellate tutto documentato nei video che girano sui social. Il procuratore generale di Teheran ha altresì dichiarato che le proteste nascono da “agenti esterni”, indicando gli Stati Uniti come mandanti.

Personalmente ho assistito varie volte alle proteste in Iran, in particolare durante gli scontri per le contestate elezioni del secondo mandato del presidente Ahmadinejad. Nel 2009 quando scoppiò il movimento di protesta Onda Verde tra arresti, sparizioni e la morte di Neda Soltani pensai fossimo vicini a una nuova Rivoluzione. Quasi tutti mi risposero “finché non chiuderanno i bazari, puoi stare tranquilla. Non accadrà nulla!” e così è stato.

I Bazari sono i proprietari dei negozi che si trovano al Grand Bazaar di Teheran. Se a controllare l’economia iraniana da una parte ci sono i Guardiani della Rivoluzione, (Pasdaran), sistema politico-militare che ha a che vedere con le istituzioni finanziarie, le banche, le industrie. Dall’altra ci sono i Bazari ovvero i piccoli commercianti, (gioiellieri, i venditori di stoffe e mercanti) che controllano l’economia locale.  I bazari hanno sempre avuto un peso determinante nella storia del Paese. Hanno partecipato attivamente alla Rivoluzione e solo una volta si sono ribellati: nel 1979 per far cadere lo Shah di Persia.

La seconda volta è stata ieri e qualcosa mi dice che non smetteranno. Se fosse vero che la rivoluzione in Iran la fanno i Bazari, questa volta non si tratta di semplici proteste ma qualcosa di più imponente. La fame di popolo iraniano non terrà conto di alcuna ideologia politica.

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