Faccia gonfia, vestiti da gangster anni quaranta, ghette, bretelle, occhi marroni minacciosi e da sogno come da 35 anni vediamo sul grande schermo dei cinema di mezzo mondo. “Ehi, sono Johnny Deep, piacere di conoscerti”. Inizia così la lunga intervista all’interprete de I Pirati dei Caraibi che Stephen Rodrick ha realizzato alcuni giorni fa e pubblicato su Rolling Stone. Il luogo dell’incontro è la magione di 10000 metri quadrati che Depp possiede al 16 Bishopswood Road di Highgate a Londra. All’interno della casa c’è il cuoco personale che sta cucinando anatra pechinese, litri di vino sparsi ovunque, un sigaro di bassa qualità lasciato sul bordo del lavandino, Depp entra in scena canticchiando la canzoncina “Oh my darling Clementine”. Mano destra in avanti per una stretta vigorosa in amicizia, mano sulle cui dita c’era il tatuaggio ‘slim’ dedicato alla ex Amber Heard e oggi è diventato ‘scum’, Rodrick non descrive l’attore in modo proprio benevolo, anzi. “L’indolenza fanciullesca si è lentamente trasformata nelle figura di uomo-bambino che invecchia, ancora carismatico ma solo a fasi. Se la sua vita attuale non è una copia perfetta degli ultimi giorni di Elvis Presley ne è un facsimile”. Ad ogni modo Depp esordisce così: “Allora sei pronto per ascoltare la verità?”. L’intervista, che durerà 72 ore, inizia al tavolo da pranzo dove le pietanze sono spaghetti di riso saltati in padella, anatra fritta e pan di zenzero ai frutti di bosco. Depp si rolla poi alcune sigarettine scegliendo come riempirle tra una pila di tabacco e una di hashish. “Ci sono volute più di 200 mail – racconta Rodrick – per organizzare l’intervista. ‘Vieni a Londra, Johnny Depp vuole aprire la sua anima e mostrare i suoi conti correnti vuoti”.
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