Monsignor Nunzio Galantino non è più segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. Papa Francesco lo ha nominato presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, il dicastero che si occupa soprattutto della gestione degli immobili e che agisce come banca centrale del Vaticano. Una nomina di primissimo piano visto che il 70enne vescovo pugliese lascia la Cei per diventare capo dicastero della Curia romana subentrando al cardinale Domenico Calcagno la cui gestione non è stata lodata, per usare un eufemismo, da Bergoglio nella recente intervista che ha rilasciato alla Reuters.
Proprio parlando dell’Apsa, infatti, il Papa ha sottolineato che “un problema che mi preoccupa tanto è che non c’è chiarezza negli immobili. Ci sono tanti immobili pervenuti per donazione o acquisto. Si deve andare avanti con chiarezza. Questo dipende dall’Apsa”. Bergoglio aveva anche annunciato la nomina dei nuovi vertici dell’organismo “alla fine del mese” aggiungendo: “Sto studiando i candidati con un atteggiamento più rinnovato, serve una persona nuova dopo tanti anni. Calcagno conosce bene il funzionamento, ma forse la mentalità deve essere rinnovata”.
Il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, ha commentato la nomina di Galantino evidenziando che “è un grande atto di stima e di fiducia da parte del Santo Padre. Al nostro segretario generale Papa Francesco affida una responsabilità enorme, in un settore estremamente delicato qual è la gestione del patrimonio economico della Sede Apostolica”. Per il porporato “l’annunzio è motivo per esprimere da subito apprezzamento per quanto nella sua veste di segretario generale ha fatto a servizio della nostra Conferenza Episcopale. Il cammino condiviso mi ha fatto toccare con mano l’intelligenza e lo zelo con cui ha portato avanti iniziative e attività, spendendosi in modo convinto in particolare per mettere a fuoco alcuni criteri essenziali di rigore nell’elargizione di contributi con fondi provenienti dall’8 per mille. In tal modo, abbiamo reso ancora più rigorose le procedure di tale erogazione, secondo la linea auspicata da tutti i vescovi per un’amministrazione dei beni della Chiesa secondo chiarezza e trasparenza”.
Sembrano lontani i tempi in cui, pochi mesi dopo l’elezione al pontificato, Francesco scriveva ai fedeli della diocesi di Cassano allo Jonio, all’epoca guidata da Galantino, per chiedere loro il “permesso” per poter nominare il presule al vertice della segreteria generale della Cei allora presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco. Una nomina che era arrivata dopo l’improvvisa e ingiustificata defenestrazione di monsignor Mariano Crociata, spedito da Bergoglio alla guida della diocesi di Latina. In cinque anni tante cose sono cambiate non solo all’interno della Conferenza Episcopale Italiana, da un anno guidata da Bassetti, ma anche nella vita politica del Paese.
Al di là dell’incompatibilità non solo caratteriale tra Bassetti e Galantino, quest’ultimo ha sempre incarnato una Cei fortemente interventista schiaffeggiando spesso la classe politica da lui paragonata a “un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e furbi”. Toni sempre più aggressivi, soprattutto durante le conferenze stampa conclusive dei numerosi Consigli permanenti della Cei che spesso hanno suscitato irritazione, seppure quasi sempre espressa dietro le quinte, dei vescovi italiani. Galantino è sempre andato avanti sereno e forte della fiducia che Francesco non gli ha mai fatto mancare nonostante le critiche, sempre più dure, espresse da diversi cardinali e presuli vicini a Bergoglio.
Indimenticabili i suoi attacchi sulle politiche migratorie e i suoi scontri frontali con l’attuale ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Sull’immigrazione sentiamo affermazioni insulse di piazzisti da quattro soldi che parlano pur di prendere voti”, replicò l’allora numero 2 della Cei alle parole del leader leghista che aveva attaccato il Papa per aver definito “un atto di guerra respingere gli immigrati” e aveva accusato la Chiesa di “guadagnarci con i migranti”. Anche in quel caso Salvini non le mandò a dire: “Il signor Galantino, portavoce dei vescovi, pensa che gli italiani debbano accogliere tutti gli immigrati sempre e comunque e i leghisti che non la pensano come lui sono ‘fanfaroni da osteria’. Ma l’Italia è ancora una Repubblica o dipende dal Vaticano? Chiedo a voi amici cattolici, ma questo Galantino ha rotto le scatole?”.
È inevitabile quindi che l’allontanamento di Galantino dalla Cei renderà non poco felice Salvini ora che è al vertice del Viminale e sta attuando la sua dura politica migratoria da sempre contestata apertamente dal presule pugliese. In attesa che il Papa nomini il nuovo segretario della Conferenza Episcopale Italiana, che sarà sicuramente un vescovo molto vicino al cardinale Bassetti, è lecito domandarsi come cambierà ora il rapporto della Cei con il governo Conte. A dir la verità in questo ultimo anno in cui l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ha preso le redini della Chiesa italiana, lo storico interventismo in politica dei cardinali Camillo Ruini e Angelo Bagnasco è stato rapidamente archiviato. Nella prima assemblea generale della Cei targata Bassetti, nella settimana cruciale per la formazione del governo Conte, il cardinale si è fatto notare per una prolusione abbastanza positiva verso l’esecutivo Lega-5 Stelle che si stava formando: “I vecchi partiti si sono sgretolati. È giunto il momento di cogliere la sfida del nuovo che avanza”.
Parole che sono sembrate un vero e proprio attestato di credibilità per il nuovo governo con toni molto pacati e a dir poco inediti per la Cei. Così come abbastanza soft, qualche settimana dopo la formazione dell’esecutivo guidato da Conte, sono risuonate le affermazione di Bassetti alla Veglia di preghiera per l’Italia promossa dalla Comunità di Sant’Egidio: “In questi mesi, dopo le elezioni politiche, abbiamo vissuto momenti di seria preoccupazione non solo per la composizione del governo che tardava a venire. Oggi, finalmente arrivata, facciamo i migliori auguri di buon lavoro al nuovo governo al servizio del bene comune del Paese”. Ma l’arcivescovo di Perugia aveva anche aggiunto che “non possiamo dimenticare che c’è stato un clima di tensione e attimi di conflittualità che sono emersi dalle viscere profonde del Paese”. Ora è evidente, da parte della Cei, la volontà di porre definitivamente fine a questo clima di conflittualità anche tra la Chiesa e la classe politica. L’uscita di scena di Galantino è un tassello importante in questa direzione.
Twitter: @FrancescoGrana
Cronaca
Papa Francesco promuove Galantino: sarà presidente dell’Apsa. Altro passo nella pacificazione tra Cei e politica
La nomina del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana a capo della Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha una doppia lettura: da una parte è un attestato di stima nel confronti del presule, che va a cimentarsi con responsabilità operative enormi; dall'altra è un segnale della volontà da parte della Chiesa di porre fine alla conflittualità con la classe politica, con cui spesso Galantino ha litigato
Monsignor Nunzio Galantino non è più segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana. Papa Francesco lo ha nominato presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, il dicastero che si occupa soprattutto della gestione degli immobili e che agisce come banca centrale del Vaticano. Una nomina di primissimo piano visto che il 70enne vescovo pugliese lascia la Cei per diventare capo dicastero della Curia romana subentrando al cardinale Domenico Calcagno la cui gestione non è stata lodata, per usare un eufemismo, da Bergoglio nella recente intervista che ha rilasciato alla Reuters.
Proprio parlando dell’Apsa, infatti, il Papa ha sottolineato che “un problema che mi preoccupa tanto è che non c’è chiarezza negli immobili. Ci sono tanti immobili pervenuti per donazione o acquisto. Si deve andare avanti con chiarezza. Questo dipende dall’Apsa”. Bergoglio aveva anche annunciato la nomina dei nuovi vertici dell’organismo “alla fine del mese” aggiungendo: “Sto studiando i candidati con un atteggiamento più rinnovato, serve una persona nuova dopo tanti anni. Calcagno conosce bene il funzionamento, ma forse la mentalità deve essere rinnovata”.
Il presidente della Cei, Gualtiero Bassetti, ha commentato la nomina di Galantino evidenziando che “è un grande atto di stima e di fiducia da parte del Santo Padre. Al nostro segretario generale Papa Francesco affida una responsabilità enorme, in un settore estremamente delicato qual è la gestione del patrimonio economico della Sede Apostolica”. Per il porporato “l’annunzio è motivo per esprimere da subito apprezzamento per quanto nella sua veste di segretario generale ha fatto a servizio della nostra Conferenza Episcopale. Il cammino condiviso mi ha fatto toccare con mano l’intelligenza e lo zelo con cui ha portato avanti iniziative e attività, spendendosi in modo convinto in particolare per mettere a fuoco alcuni criteri essenziali di rigore nell’elargizione di contributi con fondi provenienti dall’8 per mille. In tal modo, abbiamo reso ancora più rigorose le procedure di tale erogazione, secondo la linea auspicata da tutti i vescovi per un’amministrazione dei beni della Chiesa secondo chiarezza e trasparenza”.
Sembrano lontani i tempi in cui, pochi mesi dopo l’elezione al pontificato, Francesco scriveva ai fedeli della diocesi di Cassano allo Jonio, all’epoca guidata da Galantino, per chiedere loro il “permesso” per poter nominare il presule al vertice della segreteria generale della Cei allora presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco. Una nomina che era arrivata dopo l’improvvisa e ingiustificata defenestrazione di monsignor Mariano Crociata, spedito da Bergoglio alla guida della diocesi di Latina. In cinque anni tante cose sono cambiate non solo all’interno della Conferenza Episcopale Italiana, da un anno guidata da Bassetti, ma anche nella vita politica del Paese.
Al di là dell’incompatibilità non solo caratteriale tra Bassetti e Galantino, quest’ultimo ha sempre incarnato una Cei fortemente interventista schiaffeggiando spesso la classe politica da lui paragonata a “un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e furbi”. Toni sempre più aggressivi, soprattutto durante le conferenze stampa conclusive dei numerosi Consigli permanenti della Cei che spesso hanno suscitato irritazione, seppure quasi sempre espressa dietro le quinte, dei vescovi italiani. Galantino è sempre andato avanti sereno e forte della fiducia che Francesco non gli ha mai fatto mancare nonostante le critiche, sempre più dure, espresse da diversi cardinali e presuli vicini a Bergoglio.
Indimenticabili i suoi attacchi sulle politiche migratorie e i suoi scontri frontali con l’attuale ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Sull’immigrazione sentiamo affermazioni insulse di piazzisti da quattro soldi che parlano pur di prendere voti”, replicò l’allora numero 2 della Cei alle parole del leader leghista che aveva attaccato il Papa per aver definito “un atto di guerra respingere gli immigrati” e aveva accusato la Chiesa di “guadagnarci con i migranti”. Anche in quel caso Salvini non le mandò a dire: “Il signor Galantino, portavoce dei vescovi, pensa che gli italiani debbano accogliere tutti gli immigrati sempre e comunque e i leghisti che non la pensano come lui sono ‘fanfaroni da osteria’. Ma l’Italia è ancora una Repubblica o dipende dal Vaticano? Chiedo a voi amici cattolici, ma questo Galantino ha rotto le scatole?”.
È inevitabile quindi che l’allontanamento di Galantino dalla Cei renderà non poco felice Salvini ora che è al vertice del Viminale e sta attuando la sua dura politica migratoria da sempre contestata apertamente dal presule pugliese. In attesa che il Papa nomini il nuovo segretario della Conferenza Episcopale Italiana, che sarà sicuramente un vescovo molto vicino al cardinale Bassetti, è lecito domandarsi come cambierà ora il rapporto della Cei con il governo Conte. A dir la verità in questo ultimo anno in cui l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve ha preso le redini della Chiesa italiana, lo storico interventismo in politica dei cardinali Camillo Ruini e Angelo Bagnasco è stato rapidamente archiviato. Nella prima assemblea generale della Cei targata Bassetti, nella settimana cruciale per la formazione del governo Conte, il cardinale si è fatto notare per una prolusione abbastanza positiva verso l’esecutivo Lega-5 Stelle che si stava formando: “I vecchi partiti si sono sgretolati. È giunto il momento di cogliere la sfida del nuovo che avanza”.
Parole che sono sembrate un vero e proprio attestato di credibilità per il nuovo governo con toni molto pacati e a dir poco inediti per la Cei. Così come abbastanza soft, qualche settimana dopo la formazione dell’esecutivo guidato da Conte, sono risuonate le affermazione di Bassetti alla Veglia di preghiera per l’Italia promossa dalla Comunità di Sant’Egidio: “In questi mesi, dopo le elezioni politiche, abbiamo vissuto momenti di seria preoccupazione non solo per la composizione del governo che tardava a venire. Oggi, finalmente arrivata, facciamo i migliori auguri di buon lavoro al nuovo governo al servizio del bene comune del Paese”. Ma l’arcivescovo di Perugia aveva anche aggiunto che “non possiamo dimenticare che c’è stato un clima di tensione e attimi di conflittualità che sono emersi dalle viscere profonde del Paese”. Ora è evidente, da parte della Cei, la volontà di porre definitivamente fine a questo clima di conflittualità anche tra la Chiesa e la classe politica. L’uscita di scena di Galantino è un tassello importante in questa direzione.
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Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Negli ultimi anni, gli stabilimenti cinematografici di Cinecittà sono stati al centro dell’attenzione per il numero e la qualità delle produzioni nazionali e internazionali che vi hanno lavorato. Si è parlato di un profondo rilancio industriale, grazie a una gestione virtuosa e all’efficace attuazione del Pnrr, che porterà a un sostanziale raddoppio della capacità produttiva. Oggi, però, Cinecittà torna a far parlare di sé in un contesto ben diverso: è diventata il simbolo della crisi in cui il governo ha gettato l’industria cinematografica e audiovisiva italiana. La situazione è estremamente grave, i teatri sono sostanzialmente vuoti e non ci sono produzioni, ed è ulteriormente compromessa da scelte discutibili, che hanno tutto il sapore di uno spoil system scandaloso, colpendo l’intera dirigenza di Cinecittà". Così il deputato democratico e componente della Commissione Cultura della Camera, Matteo Orfini, commenta la notizia dei nuovi licenziamenti tra i dirigenti di Cinecittà da parte della nuova governance guidata da Manuela Cacciamani e Chiara Sbarigia.
"Il ministro Giuli è totalmente assente di fronte a questa situazione, mentre la gestione – ormai politicizzata – di Cinecittà sembra essere nelle mani della sottosegretaria Borgonzoni, il cui interventismo su decisioni che non le competono sta suscitando forti polemiche".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Deve essere chiaro che l’architettura ideologica su cui si sono costruite le istituzioni multilaterali, a partire dal sistema Onu, è sotto attacco. Anche il nostro governo, del resto, sta delegittimando e mettendo in discussione da tempo gli organismi internazionali, in linea con la dottrina Trump, ormai leader globale della nuova internazionale nera sovranista. La mancata firma dell’Italia dell'appello di 79 paesi dell’Onu a favore della Cpi contro l’ordine esecutivo firmato da Trump ne è la dimostrazione plastica ed è un fatto che ci preoccupa enormemente. Meloni pensa davvero che non abbia più senso la Corte penale internazionale, il cui statuto è stato sottoscritto, peraltro, a Roma?". Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia intervenendo al convegno 'La Corte Penale Internazionale: funzioni e prospettive', organizzato dal gruppo delle Autonomie in corso di svolgimento nella Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca del Senato, in piazza della Minerva a Roma.
“L'Italia, come ha fatto Ursula Von Der Leyen per l'Ue, dovrebbe difendere con forza, non indebolire, questo presidio di legalità internazionale. Segnalo, peraltro, che rispetto alla Cpi e alla vicenda Almasri il governo si è posto anche in contrasto con norme, princìpi e decisioni europee. Ma ripeto c’è un tema più generale di attacco sistematico al multilateralismo”.
“Le parole più importanti sul tema del multilateralismo - ha insistito Boccia - le ha pronunciate il Presidente Mattarella a Marsiglia ricordando come misure autoritarie, protezionismo, attacchi al sistema multilaterale abbiano condotto al dramma della seconda guerra mondiale. Un richiamo forte alla tradizione multilaterale e pro-europea dell’Italia che andrebbe ascoltato dal nostro governo Purtroppo accade l’esatto contrario: mi riferisco, per esempio, alle recenti dichiarazioni del Ministro Foti che ha addirittura definito un ‘orrore’ l’operato della Cpi".
“Gli Usa di Trump -prosegue Boccia- stanno provando a scardinare l’ordine mondiale fondato sul multilateralismo ed è chiaro che Meloni commette un errore strategico ma anche storico se pensa di inseguire in modo subalterno il trumpismo, a discapito del rafforzamento dell’Europa oltre che delle istituzioni multilaterali. La scelta di fondo decisiva per il nostro futuro è tra un’Europa asservita o autonoma e protagonista nella scena globale. Meloni e i sovranisti hanno scelto la prima strada”.
“Temo che lo scontro acceso con la corte penale per il nostro rifiuto di arrestare e trasferire Almasri - ha concluso il capogruppo dem - sia elemento chiarificatore della volontà del governo di agire non in un quadro condiviso di regole ma nel rapporto ‘one to one’ con Trump. L’unità di vedute con gli USA sta conducendo del resto anche a denunciare l’attività dell’Oms in linea con i sentimenti no vax della destra e poi a dichiarare che ove fosse necessario non si eseguirà il mandato di arresto della Cpi contro Netanyahu, come dichiarato dal Ministro degli Esteri”.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "Finalmente, dopo mesi di inspiegabili e indifendibili contrapposizioni, i giudici della Consulta sono stati nominati. Sono tutti nomi di alto livello e a ciascuno di loro vanno le nostre congratulazioni. È un bene che alla fine maggioranza e opposizione abbiano trovato un accordo ragionevole per evitare la paralisi di un'istituzione fondamentale, ma ora è tempo di mettersi rapidamente al lavoro perchè vanno affrontati e sciolti nodi importanti che riguardano non soltanto il funzionamento dello Stato ma soprattutto la vita di milioni di italiani". Lo dice Carlo Calenda sul voto dei giudici della Consulta.
Milano, 13 feb. (Adnkronos) - "Oggi è una giornata importantissima per noi perché riusciamo a portare in Italia un treno che è al top della tecnologia. Il treno già di suo è un mezzo green. In questo caso riusciamo a sostituire i treni diesel con i treni ad idrogeno e che quindi non hanno emissioni di Co2". Queste le parole di Marco Biffoni, responsabile commerciale e business development di Alstom Italia, l’azienda che ha realizzato il treno a idrogeno arrivato lo scorso 23 gennaio nel nuovo impianto di manutenzione e di rifornimento di idrogeno di Rovato.
Il convoglio, che fa parte dei 14 acquistati da Fnm nel progetto H2iseO grazie ai finanziamenti di Regione Lombardia, anche tramite risorse Pnrr, è giunto nel bresciano dal circuito di prova di Salzgitter (Germania) del costruttore Alstom. Biffoni poi spiega: "E' un treno che garantisce una capacità di trasporto importante in termini di passeggeri. E' estremamente innovativo perché è il primo treno in Italia che utilizza la tecnologia dell'idrogeno per produrre energia elettrica e quindi può sostituire quelli che sono i treni diesel. E' un gioiello di tecnologia e ha un'accoglienza per i passeggeri assolutamente importante".
Il treno a idrogeno è ora atteso da altre importanti tappe: "Ha già fatto una serie di test -conclude Biffoni- che gli hanno consentito tutta quella che è la messa a punto di un treno nuovo in termini di tecnologia. Ora sta facendo test di refueling dell'idrogeno dopodiché inizierà i test sul territorio sulla tratta Brescia-Iseo-Edolo per finire la messa a punto e poi procedere verso quella che sarà l'entrata del servizio commerciale".
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - "La notizia dei licenziamenti di massa operati dalla cooperativa incaricata della gestione dei centri di Shengjin e Gjader conferma la debolezza e l'inadeguatezza di un progetto che fin dall'inizio ha mostrato evidenti criticità". Così la capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Affari Costituzionali della Camera, Simona Bonafè, commenta la decisione della cooperativa Medihospes di interrompere i contratti della maggior parte dei dipendenti assunti per la gestione delle strutture in Albania.
"Il cosiddetto 'Progetto Albania', voluto dalla premier Giorgia Meloni per la gestione dei migranti, si sta rivelando un'iniziativa fallimentare e dannosa per le casse dello Stato. Si tratta di uno spreco di denaro pubblico che supera il miliardo di euro, risorse che potevano essere investite in servizi essenziali per i cittadini italiani, come sanità, istruzione e welfare".
“Il governo prenda atto del fallimento del progetto e non insista con ulteriori strappi istituzionali e interventi legislativi che rappresenterebbero solo un accanimento nel tentativo di mantenere in vita un'iniziativa ormai compromessa”.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - “Il rispetto della Costituzione da sempre ha guidato e guida i nostro comportamenti parlamentari. E anche oggi il rispetto della Carta ci ha guidato nel voto dei quattro giudici della Corte. A loro vada il nostro augurio di buon lavoro: si tratta di alti profili che siamo certi avranno la Carta come stella polare del loro agire". Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.
"Come Pd avevamo sempre auspicato il rispetto del compromesso costituzionale previsto dalla Carta che chiede espressamente un confronto tra maggioranza e opposizione e il rispetto reciproco. E’ positivo che in questo senso abbiano lavorato Elly Schlein e Giorgia Meloni. Su queste basi hanno sempre lavorato il Pd e i suoi gruppi parlamentari. Siamo riusciti a tenere unite le opposizioni e insieme abbiamo costruito un dialogo positivo con la maggioranza. Ora la Corte torna nella pienezza della sua composizione e dovrà affrontare delicati dossier che riguardano complesse vicende sociali e istituzionali. Oggi, nonostante il confronto politico verta su questioni che riguardano temi molto delicati, dalla separazione dei poteri ai rapporti tra apparati dello Stato, siamo riusciti tutti a rispettare il dettato costituzionale".
"Resta un rammarico: ci saremmo augurati che anche sulle grandi questioni che hanno caratterizzato questa metà legislatura la destra avesse utilizzato questo rispetto per la Costituzione: avremmo evitato scontri duri come quelli in corso su premierato, autonomia e giustizia. Per quello che ci riguarda, nel Paese e in Parlamento, noi continueremo a farlo”.
Roma, 13 feb. (Adnkronos) - Accompagnare le imprese nel percorso verso la sostenibilità aziendale articolata nelle tre dimensioni Esg, ambientale, sociale e di governance, per aumentare la competitività, mettendo al centro il capitale umano. Questo l’obiettivo del progetto di Federimprese Europa, in partnership con Confederazione Nazionale Esercenti (Cne), che insieme hanno creato un dipartimento ad hoc, un registro/albo per ‘Sustainability Manager’ (Smc) e un Comitato Tecnico Scientifico che valuti l'impatto di ogni idea-progetto.
Compito del Sustainability Manager l’elaborazione di un assessment dell’impresa che fotografi lo stato attuale dell’azienda rispetto all’obiettivo di sostenibilità con un’analisi approfondita dell’impatto ambientale di ogni singola attività aziendale e di tutte le attrezzature e le risorse presenti all’interno dell’organizzazione.
Una volta raccolti tutti i dati, l’Smc sottopone il report al Comitato Tecnico che lo analizza, stabilisce la distanza da percorrere e tutti i passi necessari al raggiungimento del traguardo della sostenibilità in impresa con un progetto di durata triennale che prevede tutti gli interventi che l’azienda eseguirà in ambito Esg sostenuti da una pianificazione personalizzata di accesso alle più importanti risorse di finanza agevolata. Inoltre, verrà svolto un percorso di monitoraggio durante tutta la fase di attuazione del progetto di sostenibilità aziendale verificandone gli sviluppi.