Alla fine il Fronte Repubblicano si farà. O meglio ne annuncia il manifesto Carlo Calenda. “Bisognerà cambiare classe dirigente e progetti. Questa è la ragione per la quale domani farò uscire un Manifesto politico di questo Fronte. Quello che bisogna fare è una grande lista civica nazionale – diciamo così per semplicità – che possa mobilitare il Paese nel profondo, cosa che il Pd non riesce più a fare perché impegnato in una diatriba interna che non interessa a nessuno”, ha detto l’ex ministro del governo di Matteo Renzi al Tg1.
L’annuncio di Calenda arriva nella stessa giornata in cui il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha convocato l’Assemblea nazionale: si terrà il 7 luglio ed è chiamata a decidere quando e come tenere il congresso. Una mossa con la quale Orfini si smarca da Renzi che avrebbe preferito far slittare l’Assise a dopo le europee del maggio 2019. Dopo le polemiche di lunedì, conseguenti alla sconfitta ai ballottaggi nelle Regioni Rosse, in giornata ha ripreso quota l’idea che l’Assemblea elegga segretario Maurizio Martina con il mandato di aprire una fase programmatica in autunno e celebrare congresso e primarie entro marzo 2019.
Proprio questo percorso è stato prospettato dai segretari regionali che hanno incontrato il reggente Martina e il presidente Orfini. Il congresso con le primarie, è stato il ragionamento fatto all’unanimità, implica subito uno scontro sui nomi, mentre la base ci chiede un periodo di discussione e di coinvolgimento dei circoli. Quindi, sì al congresso per dare un segnale che si va oltre l’immobilismo che domina dal 4 marzo, ma preceduto da una fase programmatica, di ridefinizione di un Manifesto comune, che aggiorni quello di Veltroni del 2008. Anche Andrea Orlando, Cesare Damiano e Dario Franceschini e Nicola Zignaretti hanno prospettato un percorso simile, con le primarie da svolgere entro la primavera 2019, mentre a settembre-ottobre ci potrebbe essere un’Assemblea programmatica o comunque una fase di confronto sui contenuti.