“Calenda vuole sciogliere il Pd e costruire un nuovo movimento? Questa ipotesi, in verità, è stata già tentata. Si chiamava Scelta Civica e non ha funzionato”. Così a Omnibus (La7) Andrea Orlando, esponente della minoranza Pd, commenta la proposta politica di Carlo Calenda. E spiega: “Francamente per me quella non è una strada con la quale si può recuperare un rapporto coi settori popolari della società, che rappresentano l’elettorato più tradizionale del centrosinistra. In realtà, dobbiamo percorrere due fasi, perché non ce la caveremo certamente in una settimana. Nella fase uno, dobbiamo abbandonare chiacchiere, formule, recriminazioni su colpe varie e dire ai nostri elettori: ‘Se vi siete sentiti soli, è colpa nostra. E vi chiediamo scusa‘. Questo deve essere il punto di partenza. Qualunque forma di arroganza e di spocchia” – continua – “come il fatto di aver la ricetta tre ore dopo la sconfitta del Pd ai ballottaggi, è da mettere al bando. Nella fase due, dobbiamo considerare il catalogo dei bisogni, cioè delle parole che sono completamente uscite dal nostro vocabolario: salario, casa, pensioni“. E puntualizza: “La questione migranti non va affrontata come sta facendo la destra, accettando l’idea che siano un problema. Però dobbiamo anche evitare una certa astrattezza con cui abbiamo affrontato questa discussione: chi abita a Roma al quartiere Parioli o a Milano in via Montenapoleone il problema dell’integrazione non lo vive, perché non vede i migranti. Non conosce il problema, se non guardando la televisione. In una realtà in cui c’è una forte immigrazione un uomo di 70-80 anni avverte, invece, una percezione di insicurezza non perché i migranti gli vanno a rubare in casa, ma perché quell’uomo non riconosce più il contesto. E se lo lasci da solo, la predica non basta più”. L’ex ministro della Giustizia auspica un congresso del Pd il più presto possibile: “La fase costituente deve cominciare adesso. Zingaretti candidato segretario Pd? Sì, ma voglio anche capire la sua piattaforma, perché ci deve essere una rottura e una svolta, altrimenti continueremo a rimanere in questo limbo. Un limbo nel quale si può dire quello che è stato detto ieri, e cioè che Renzi non c’è più. Ma intanto il capogruppo Pd alla Camera è renziano, il capogruppo Pd al Senato è renziano e in tv vanno prevalentemente persone che vengono da quell’esperienza politica”
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