Niente alcoltest immediato per Fabio Feola, l’uomo che due notti fa sul lungotevere a Roma ha investito, uccidendoli, Alessandro Narducci, e la sua collaboratrice, Giulia Puleio. Lo rivela il Corriere della Sera, segnalando che la mancanza è stata dovuta all’urgenza del trasporto in ospedale di Feola in codice rosso e in condizioni che escludevano, pochi minuti dopo l’incidente, lo svolgimento immediato dell’esame tossicologico.
A disposizione delle indagini del pm Pietro Polidori, invece, ci sono i prelievi del sangue a cui Feola è stato comunque sottoposto durante il ricovero immediato all’ospedale Gemelli di Roma. Al momento il ragazzo responsabile della morte di Narducci è indagato per omicidio stradale semplice, ma se emergesse lo stato di ebbrezza in flagranza di reato per lui scatterebbe l’arresto obbligatorio. Anche se il ragazzo ha comunque prestato soccorso e ormai non si profilerebbe più la flagranza di reato.
Proprio ieri Feola si è presentato in Procura a Roma per un interrogatorio che è durato un’ora e che non ha comunque fatto chiarezza sulla dinamica dell’incidente. “Ho bevuto due bicchieri di vino a cena. Non so come sia capitato, ho visto un’ombra piombarmi addosso. Sto malissimo”, questo avrebbe raccontato ai magistrati, sostenendo di non aver mai occupato la corsia opposta al suo senso di marcia dove viaggiava lo scooter di Narducci assieme alla sua collaboratrice. Esiste però un testimone oculare dell’accaduto, un signore anziano che è stato ascoltato dalle forze dell’ordine nelle ore successive all’incidente. Secondo quanto riporta il Corriere, il testimone avrebbe raccontato che “la Mercedes guidata da Feola si sarebbe spostata all’improvviso sulla corsia opposta e la manovra ha causato lo scontro frontale”. L’impatto ha sbalzato lo chef e la Puleio ad oltre 20 metri di distanza dal punto del frontale. Narducci aveva 28 anni ed era già al top della cucina contemporanea lavorando dietro ai fornelli del ristorante Acquolina di Roma.