All'indomani della proroga al 15 settembre del subentro degli acquirenti i sindacati chiedono un incontro urgente. Secondo Il Sole 24Ore, se i soldi in cassa non dovessero bastare per 3 mesi i commissari stanno pensando di abbassare i livelli produttivi. Intanto ArcelorMittal "prende atto del posticipo" ma precisa che "è fondamentale che i progetti di carattere ambientale possano continuare"
Il giorno dopo lo slittamento al 15 settembre dell’ingresso di AmInvestco nella gestione dell’Ilva, gli operai di Taranto prendono posizione. E chiedono al ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, un incontro urgente per discutere della situazione dello stabilimento siderurgico e della trattativa sindacale. In caso contrario, annunciano la “autoconvocazione del consiglio di fabbrica presso il ministero per il prossimo 4 luglio”. Intanto ArcelorMittal, che guida la cordata a cui sarà ceduto il siderurgico, “prende atto del posticipo al 15 settembre 2018 per il completamento dell’acquisizione” ma precisa che “tra oggi e quella data è fondamentale che i progetti di carattere ambientale, che sono stati già iniziati da Ilva, possano continuare come pianificati. Questi ultimi includono la copertura dei parchi minerari, dei nastri trasportatori e il rifacimento delle cokerie”.
I rappresentanti di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Usb di Taranto, al termine del consiglio di fabbrica, che si è riunito per discutere della vertenza in atto e dell’ultima proroga richiesta dai commissari straordinari che ha fatto slittare dal 30 giugno al 15 settembre la fine del negoziato, chiedono di conoscere “la reale posizione del Governo sull’Ilva, senza fraintendimenti e con chiarezza anche rispetto alle ultime dichiarazioni del ministro”.
Inoltre, aggiungono, “ci preme conoscere con quali risorse si intende traguardare la proroga stabilita, come nelle parole dei commissari, come intendono ‘risparmiare’ e ‘fare ulteriori sacrifici’ avendo già oggi una situazione precaria in stabilimento a cui non saremo assolutamente disponibili”. Dall’annuncio dello slittamento dell’ingresso di AmInvestco, infatti, è emerso infatti che non ha impatto sulle casse pubbliche. Non ci sarà, insomma, bisogno di rifinanziare l’Ilva come invece era stato ventilato nelle scorse settimane, visto che il siderurgico brucia 30 milioni di euro al mese e ha a disposizione poca liquidità.
Una cifra che secondo i commissari – a quanto scrive Il Sole 24Ore – è risultata inferiore dopo nuove analisi. Se così non dovesse essere, è pronta l’opzione B: abbassare temporaneamente i livelli produttivi. Un rallentamento dell’impianto, insomma, aspettando che venga trovata una formula per chiedere maggiori garanzie ambientali ad AmInvestco e l’accordo tra i sindacati e gli acquirenti, che diverse fonti metalmeccaniche auspicano possa essere raggiunto “entro un mese”, cioè prima della pausa estiva dei lavori parlamentari. La stessa Arcelor del resto “riafferma il suo impegno a raggiungere un accordo soddisfacente con i sindacati per costruire soluzioni condivise e sostenibili per Ilva”. Per tutti questi aspetti, i sindacati chiedono una convocazione urgente al Mise. In caso contrario, il 4 luglio saranno sotto il ministero guidato da Di Maio per un consiglio di fabbrica.