Ciriaco De Mita non ricorda. È “profondamente reticente”, scrivono i pm di Avellino. Non riconosce la propria voce in un’intercettazione che gli fanno ascoltare. Smentisce di essersi interessato per un sodale politico, l’ex presidente di Aias Avellino onlus Gerardo Bilotta, ma non ha memoria del nome della persona per la quale chiese al giudice Mario Pagano (leggi l’articolo)– poi arrestato per corruzione su un giro di sentenze – “una cortesia semplice” (al telefono però lo disse e fu trascritto dalla polizia come Gerardo Bigotta). De Mita però ammette di aver incontrato il consigliere per la sanità di Vincenzo De Luca, Enrico Coscioni, per sollecitare l’accreditamento della Regione Campania in favore di Aias, il centro di riabilitazione che secondo la Procura di Avellino ha prodotto fatture di comodo per ricavare provviste grazie alle quali Bilotta ha costruito una villa e la signora De Mita, Annamaria Scarinzi, ha ricavato qualche consulenza di poche migliaia di euro per se e le figlie attraverso l’altra onlus per disabili ‘Noi con loro’. Le due associazioni “sono una cosa sola, un unico centro di interessi” intorno alla signora De Mita, affermano il procuratore aggiunto Vincenzo D’Onofrio e il procuratore capo Rosario Cantelmo negli atti trasmessi al gip Paolo Cassano.
Bilotta è ai domiciliari, Lady De Mita è costretta all’obbligo di firma e l’inchiesta che sta sviscerando le contabilità e le trame delle due onlus intorno alle quali ha ruotato il sistema di potere demitiano è approdata allo step del Riesame, in seguito ai ricorsi delle difese ai sequestri di alcune somme degli indagati. Al Riesame è stato depositato, ed è conoscibile alle parti, il verbale di due pagine di De Mita. Ascoltato il 7 marzo come testimone e con la facoltà di stare in silenzio perché marito di una indagata, l’ex presidente del consiglio ha preferito rispondere. Non ha convinto gli inquirenti, che lo hanno definito “profondamente reticente” in un passaggio del decreto di sequestro notificato a fine maggio alla moglie e alle due figlie Simona e Floriana, anch’esse indagate.
De Mita dice di essersi interessato di Aias nel 2017. “Mi sono limitato a sollecitare l’incaricato alla Sanità della Regione Campania, Coscioni, ad emettere il provvedimento di accreditamento. Ciò feci perché Gerardo Bilotta (ex assessore avellinese demitiano, ndr), di cui sono amico di vecchia data, mi aveva rappresentato che, come ogni anno, la Regione ritardava nell’emissione di quel provvedimento. Questa è stata l’unica volta in cui mi sono interessato di quella pratica”. Perché è intervenuto? “L’ho valutata come una ordinaria sollecitazione di una pratica legittima rispetto alla quale non ho trovato nulla di anomalo nel parlarne con Coscioni”. I pm gli leggono il testo dell’intercettazione di una sua telefonata con Bilotta. De Mita dice di non identificarsi in quel dialogo. Gli fanno sentire l’audio. “Anche dopo averla ascoltata, ribadisco di non riconoscermi nell’interlocutore del Bilotta”. Eppure uno dei due telefoni è il suo, lo appurano all’istante con una chiamata dal fisso dell’ufficio del procuratore capo. Primo mistero.
De Mita invece non smentisce la telefonata con il giudice Pagano. È finita agli atti di un’altra inchiesta della Procura di Napoli – pm Ida Frongillo e Celeste Carrano, procuratore aggiunto Alfonso D’Avino – su un giro di sentenze tributarie e civili aggiustate e altri favori, per il quale il magistrato salernitano è finito agli arresti ed è stato sospeso dal Csm. Gli inquirenti avellinesi l’hanno appresa dai giornali e se la sono fatta inviare. Per chiederne spiegazioni. “ Conosco il giudice Pagano da molti anni – dice l’ex premier – già conoscevo suo padre. Chiamai il giudice Pagano, per chiedergli se potesse ricevere a casa sua una persona di Salerno, di cui non ricordo il nome, che era venuta da me a sollecitare un incontro con il magistrato, senza spiegarmi le ragioni, limitandosi a dire che si trattava di una piccola cortesia. Escludo che la persona di cui parlo nella conversazione sia Gerardo Bilotta”. E allora chi era l’uomo il cui fu trascritto come ‘Bigotta’? Secondo mistero. De Mita è “profondamente reticente”, secondo i pm, e i due misteri al momento restano tali.
Giustizia & Impunità
Inchiesta Aias, il verbale di De Mita: “Incontrai l’uomo di De Luca per sollecitare l’accreditamento in Regione”
Ascoltato il 7 marzo come testimone e con la facoltà di stare in silenzio perché marito di una indagata, l’ex presidente del consiglio ha preferito rispondere. Ma per i pm l'ex premier è "profondamente reticente": non riconosce la sua voce e non ricorda
Ciriaco De Mita non ricorda. È “profondamente reticente”, scrivono i pm di Avellino. Non riconosce la propria voce in un’intercettazione che gli fanno ascoltare. Smentisce di essersi interessato per un sodale politico, l’ex presidente di Aias Avellino onlus Gerardo Bilotta, ma non ha memoria del nome della persona per la quale chiese al giudice Mario Pagano (leggi l’articolo)– poi arrestato per corruzione su un giro di sentenze – “una cortesia semplice” (al telefono però lo disse e fu trascritto dalla polizia come Gerardo Bigotta). De Mita però ammette di aver incontrato il consigliere per la sanità di Vincenzo De Luca, Enrico Coscioni, per sollecitare l’accreditamento della Regione Campania in favore di Aias, il centro di riabilitazione che secondo la Procura di Avellino ha prodotto fatture di comodo per ricavare provviste grazie alle quali Bilotta ha costruito una villa e la signora De Mita, Annamaria Scarinzi, ha ricavato qualche consulenza di poche migliaia di euro per se e le figlie attraverso l’altra onlus per disabili ‘Noi con loro’. Le due associazioni “sono una cosa sola, un unico centro di interessi” intorno alla signora De Mita, affermano il procuratore aggiunto Vincenzo D’Onofrio e il procuratore capo Rosario Cantelmo negli atti trasmessi al gip Paolo Cassano.
Bilotta è ai domiciliari, Lady De Mita è costretta all’obbligo di firma e l’inchiesta che sta sviscerando le contabilità e le trame delle due onlus intorno alle quali ha ruotato il sistema di potere demitiano è approdata allo step del Riesame, in seguito ai ricorsi delle difese ai sequestri di alcune somme degli indagati. Al Riesame è stato depositato, ed è conoscibile alle parti, il verbale di due pagine di De Mita. Ascoltato il 7 marzo come testimone e con la facoltà di stare in silenzio perché marito di una indagata, l’ex presidente del consiglio ha preferito rispondere. Non ha convinto gli inquirenti, che lo hanno definito “profondamente reticente” in un passaggio del decreto di sequestro notificato a fine maggio alla moglie e alle due figlie Simona e Floriana, anch’esse indagate.
De Mita dice di essersi interessato di Aias nel 2017. “Mi sono limitato a sollecitare l’incaricato alla Sanità della Regione Campania, Coscioni, ad emettere il provvedimento di accreditamento. Ciò feci perché Gerardo Bilotta (ex assessore avellinese demitiano, ndr), di cui sono amico di vecchia data, mi aveva rappresentato che, come ogni anno, la Regione ritardava nell’emissione di quel provvedimento. Questa è stata l’unica volta in cui mi sono interessato di quella pratica”. Perché è intervenuto? “L’ho valutata come una ordinaria sollecitazione di una pratica legittima rispetto alla quale non ho trovato nulla di anomalo nel parlarne con Coscioni”. I pm gli leggono il testo dell’intercettazione di una sua telefonata con Bilotta. De Mita dice di non identificarsi in quel dialogo. Gli fanno sentire l’audio. “Anche dopo averla ascoltata, ribadisco di non riconoscermi nell’interlocutore del Bilotta”. Eppure uno dei due telefoni è il suo, lo appurano all’istante con una chiamata dal fisso dell’ufficio del procuratore capo. Primo mistero.
De Mita invece non smentisce la telefonata con il giudice Pagano. È finita agli atti di un’altra inchiesta della Procura di Napoli – pm Ida Frongillo e Celeste Carrano, procuratore aggiunto Alfonso D’Avino – su un giro di sentenze tributarie e civili aggiustate e altri favori, per il quale il magistrato salernitano è finito agli arresti ed è stato sospeso dal Csm. Gli inquirenti avellinesi l’hanno appresa dai giornali e se la sono fatta inviare. Per chiederne spiegazioni. “ Conosco il giudice Pagano da molti anni – dice l’ex premier – già conoscevo suo padre. Chiamai il giudice Pagano, per chiedergli se potesse ricevere a casa sua una persona di Salerno, di cui non ricordo il nome, che era venuta da me a sollecitare un incontro con il magistrato, senza spiegarmi le ragioni, limitandosi a dire che si trattava di una piccola cortesia. Escludo che la persona di cui parlo nella conversazione sia Gerardo Bilotta”. E allora chi era l’uomo il cui fu trascritto come ‘Bigotta’? Secondo mistero. De Mita è “profondamente reticente”, secondo i pm, e i due misteri al momento restano tali.
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‘In Ucraina è guerra per procura’: a dirlo è il segretario di Stato Usa Marco Rubio. E il Cremlino plaude
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Il vergognoso oltraggio del Museo della Shoah di Roma è l'ennesimo episodio di un sentimento antisemita che purtroppo sta riaffiorando. È gravissima l'offesa alla comunità ebraica ed è gravissima l'offesa alla centralità della persona umana e all'amicizia tra i popoli. Compito di ognuno deve essere quello di prendere decisamente le distanze da questi vergognosi atti, purtroppo sempre più frequenti in ambienti della sinistra radicale infiltrata da estremisti islamici , che offendono la memoria storica e le vittime della Shoah. Esprimo la mia più sentita solidarietà all'intera Comunità ebraica con l'auspicio che tali autentici delinquenti razzisti antisemiti siano immediatamente assicurati alla giustizia ". Lo ha dichiarato Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Meloni ha perso un'occasione rispetto a due mesi fa quando si diceva che sarà il ponte tra l'America di Trump e l'Europa e invece Trump parla con Macron, con Starmer e lo farà con Merz. Meloni è rimasta un po' spiazzata. Le consiglio di non essere timida in Europa perchè se pensa di sistemare i dazi un tete a tete con Trump, quello la disintegra. Meloni deve stare con l'Europa e Schlein quando le dice di non stare nel mezzo tra America e Europa è perchè nel mezzo c'è l'Oceano e si affoga". Lo dice Matteo Renzi a Diritto e Rovescio su Rete4.