Nella città in provincia di Pistoia, Oreste Giurlani è stato rieletto primo cittadino con il 60% dei voti. Nel giugno del 2017 era finito ai domiciliari con l'accusa di aver sottratto mezzo milione di euro di fondi pubblici per scopi personali. Adesso il gup di Firenze dovrà decidere se mandarlo a processo o archivare la sua posizione. E nella prima ipotesi il comune potrebbe costituirsi parte civile (come annunciato nelle ultime settimane) contro il suo stesso sindaco
Una richiesta di rinvio a giudizio per peculato e traffico di influenze e il peso di un possibile processo che rischia di condizionare tutta l’azione amministrativa. Ma nonostante questo Oreste Giurlani, per circa un trentennio colonna portante del sistema rosso in Toscana e tra i fondatori del Pd, domenica è stato rieletto civica sindaco di Pescia, piccola cittadina di 20mila abitanti in provincia di Pistoia. È stato riconfermato con il 60% dei consensi nonostante la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto nel giugno 2017. Giurlani, infatti, era stato arrestato su mandato della procura di Firenze con l’accusa di aver sottratto mezzo milione di euro di fondi pubblici per scopi personali. Tornato in libertà dai domiciliari aveva ripreso a fare il sindaco di strada incontrando i pesciatini e aprendo una pagina facebook in cui ogni giorno faceva il punto della situazione sui problemi della città. Nel frattempo il comune di Pescia era stato commissariato e nel marzo scorso quattromila cittadini hanno firmato un appello chiedendo a Giurlani di ricandidarsi alle amministrative di giugno con una lista civica. E così è stato: l’ex sindaco al primo turno ha sbaragliato la concorrenza: ha battuto sia il suo ex partito, il Pd – che nel frattempo lo aveva scaricato – sia il Movimento 5 Stelle. Al ballottaggio di domenica scorsa, quindi, Giurlani ha avuto la meglio sul candidato del centrodestra Francesco Conforti, medico molto conosciuto in città che si è fermato al 39% dei voti.
Adesso il primo vero atto da sindaco rieletto sarà quello di assistere all’udienza preliminare fissata per mercoledì, quando il gup di Firenze dovrà decidere se mandare a processo Giurlani o archiviare la sua posizione. “Sarò rinviato a giudizio” profetizza il neo primo cittadino al fattoquotidiano.it. Le indagini erano partite un anno e mezzo fa dopo un esposto alla Corte dei Conti presentato dal consigliere regionale e oggi deputato di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Nel documento erano state segnalate presunte irregolarità sulla gestione finanziaria di Uncem Toscana, l’Unione delle Comunità Montane di cui Giurlani è stato Presidente fino al 2016. Così il 2 giugno di un anno fa, i finanzieri erano entrati in comune e avevano arrestato il primo cittadino con l’accusa di aver trasferito 570mila euro dal conto di Uncem al suo personale creando “ad arte giustificazioni fittizie contabili – scriveva la Guardia di Finanza – ideologicamente false e soprattutto non pertinenti alla funzione pubblica svolta” come l’acquisto di cellulari e i-Pad o di carburante. Il sostituto procuratore di Firenze, Tommaso Coletta, contestava a Giurlani il reato di peculato mentre quello di corruzione è stato in seguito derubricato in “traffico di influenze illecite” con l’avviso di chiusura delle indagini arrivato nel dicembre scorso. Secondogli inquirenti, infatti, Giurlani avrebbe sfruttato le sue relazioni con i sindaci dei comuni di Uncem per farsi dare altri 40.000 euro da uno sviluppatore informatico come prezzo della sua “mediazione” per “accreditare” un software presso gli stessi enti pubblici.
Il neo sindaco, assolto a gennaio in un’inchiesta parallela sui contributi Inps ai dipendenti di Uncem, comunque è pronto ad affrontare un processo. “Durante l’ultimo anno – dice – ho raccolto tutto il materiale per ricostruire la vicenda e in quel luogo dimostrerò che sono innocente”. In caso di rinvio a giudizio, però, si potrebbe creare una situazione paradossale: il comune di Pescia potrebbe costituirsi parte civile (come annunciato nelle ultime settimane) nel processo che vede imputato il proprio sindaco. Se costituirsi o meno ovviamente lo deciderà la nuova giunta comunale. Tecnicamente, quindi, Giurlani potrebbe decidere, in palese conflitto d’interessi, di non farlo. “Se si arriverà ad una votazione in giunta, io mi asterrò”, assicura il primo cittadino. In più se il neo sindaco venisse condannato in primo grado, Pescia vivrebbe ancora una volta un periodo di paralisi istituzionale: secondo la legge Severino, infatti, un amministratore locale che incorre in una condanna anche non definitiva viene automaticamente sospeso, come già successo negli anni passati al sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e a quello di Salerno, Vincenzo De Luca. In ogni caso i pesciatini conoscevano benissimo la questione dell’inchiesta Giurlani-Uncem: nonostante tuttolo hanno rieletto a furor di popolo.
La vittoria di Giurlani al ballottaggio, tra l’altro, ha costituito un’anomalia in Toscana dove il centrodestra ha vinto praticamente ovunque: a Pescia, però, non è riuscito a sfondare. “Loro hanno fatto una campagna elettorale contro di me – continua il primo cittadino – io invece sono andato per un anno tra la gente che poi mi ha votato”. La rielezione di Giurlani rappresenta è frutto anche della disfatta del Pd provinciale, i cui vertici si sono dimessi dopo le disastrose politiche del 4 marzo scorso. La candidata dem Elisa Romoli si è fermata al 12% al primo turno, uno dei risultati più bassi nella storia del partito a Pescia. “Ad oggi io sono ancora nel Pd anche se sospeso – spiega Giurlani – sono stato tra i fondatori del partito ma mi hanno abbandonato dopo l’arresto di un anno fa, mi hanno trattato come un assassino o un terrorista. Il problema è che con la gestione Renzi questo partito è stato definitivamente distrutto”.