A evidenziarlo è un rapporto di Greenpeace, in cui viene analizzata la situazione specifica relativa alla sola plastica da imballaggi (e non a tutta quella immessa sul mercato) e all’efficacia del sistema di riciclo nel nostro Paese per contrastarne l’inquinamento
Riciclare la plastica non basta per contrastare l’inquinamento, né salverà i mari del Pianeta. Colpa di una produzione in vertiginosa crescita su scala globale, che raddoppierà i volumi attuali entro il 2025. Di contro, solo il 9% di tutta la plastica prodotta globalmente viene correttamente riciclata. L’Italia è al secondo posto in Europa, dietro la Germania, per plastica prodotta con un immesso al consumo stimato in tra i 6-7 milioni di tonnellate all’anno, il 40 per cento delle quali viene impiegato per produrre imballaggi. E, invece, l’unica possibilità per intervenire in modo risolutivo è proprio quella di ridurre, drasticamente e con urgenza, l’immissione sul mercato di imballaggi in plastica usa e getta. È quanto emerge dai dati illustrati nel rapporto Plastica: il riciclo non basta. Produzione, immissione al consumo e riciclo della plastica in Italia redatto dalla Scuola Agraria del Parco di Monza per conto di Greenpeace in cui viene analizzata la situazione specifica relativa alla sola plastica da imballaggi (e non a tutta quella immessa sul mercato) e all’efficacia del sistema di riciclo nel nostro Paese per contrastarne l’inquinamento.
“Riciclare è un gesto importante ma che da solo non basterà a salvare i mari del Pianeta dalla plastica”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. Che sottolinea: “Le grandi aziende che continuano a fare profitti con la plastica usa e getta sanno benissimo che è impossibile riciclarla tutta, ma continuano a produrne sempre di più”.
Una montagna di imballaggi non riciclati – Nonostante in Italia il tasso di riciclo degli imballaggi sia cresciuto negli ultimi anni, passando dal 38 per cento del 2014 al 43 per cento del 2017, non è riuscito a bilanciare l’aumento del consumo di plastica monouso. Le tonnellate di imballaggi non riciclati, infatti, sono rimaste sostanzialmente invariate dal 2014 (1,292 milioni di tonnellate) al 2017 (1,284 milioni di tonnellate) vanificando, di fatto, gli sforzi e gli investimenti per migliorare e rendere più efficiente il sistema del riciclo. Oggi in Italia, secondo i dati Corepla del 2017, di tutti gli imballaggi in plastica immessi al consumo, solo poco più di 4 su 10 vengono effettivamente riciclati, 4 invece vengono bruciati negli inceneritori e i restanti immessi in discarica o dispersi nell’ambiente. E questi sono solo gli indicatori relativi alle plastiche da imballaggio, per le quali il recupero è sostenuto dal meccanismo della Responsabilità estesa dal produttore. È invece verosimile che nel settore delle plastiche non da imballaggio i tassi di riciclo siano marcatamente inferiori, come pare indicare anche un recente rapporto Ocse.
Quale futuro – Anche il recente bando cinese per l’importazione di rifiuti in plastica potrebbe incidere negativamente sul tasso di riciclo degli imballaggi nel nostro Paese, nonostante i volumi di plastica che l’Italia ha esportato in Cina nel corso del 2017 (pari a poco più di 40mila tonnellate) siano di gran lunga inferiori a quelli di altre nazioni (ad esempio Stati Uniti, Giappone e Germania). È possibile immaginare un ulteriore incremento del tasso di riciclo degli imballaggi in plastica nel nostro Paese nei prossimi decenni a causa del consolidamento di meccanismi come la Responsabilità estesa del produttore (EPR), i crescenti impegni volontari da parte delle aziende ad introdurre contenuti minimi di plastica riciclata negli imballaggi e la possibile introduzione di sistemi di deposito su cauzione (DRS, Deposit Refund System) peraltro già adottati in altre nazioni europee, come Norvegia e Danimarca. “Tali interventi – spiega, però, Greenpeace – risulteranno comunque inefficaci se le enormi differenze tra i quantitativi di imballaggi immessi al consumo e quelli effettivamente riciclati non verranno colmate con interventi drastici e risolutivi che agiscano alla radice del problema”.
I dati illustrati nel report evidenziano che l’unica possibilità per intervenire in modo risolutivo è ridurre la plastica monouso, riprogettando gli imballaggi nella direzione della durevolezza e del riutilizzo prima ancora della riciclabilità. “Le grandi aziende – conclude il rapporto – sanno benissimo che gran parte degli imballaggi che immettono sul mercato non vengono effettivamente riciclati e devono smetterla di inondarci con enormi quantità di plastica monouso. Per tanti prodotti infatti, ancora oggi, non abbiamo la possibilità di scegliere imballaggi alternativi”.