Cinque mamme hanno denunciato ai carabinieri le presunte violenze nei confronti dei loro figli da parte di 4 suore di un asilo della zona. Racconti identici, che gli investigatori hanno riscontrato anche grazie alle videocamere. Una scuola degli orrori, nella quale le "condotte vessatorie" erano "frequenti, variegate e reiterate" tanto da determinare in diversi bambini, tutti tra i 3 e i 5 anni, "deviazioni comportamentali significative"
C’erano i lividi, le ciocche di capelli che cadevano, i rossori sulle orecchie, le botte in testa. E diversi comportamenti strani, che prima i bambini non avevano mai manifestato. Alcuni, terrorizzati, non giocavano più a rincorrersi con i fratellini, altri non volevano più mangiare alcuni cibi, nonostante fossero i loro preferiti. La cotoletta, per esempio. Perché, lo ha raccontato una mamma ai carabinieri, la figlia le aveva detto che “le faceva perdere troppo tempo e se non mangiava in fretta la suora l’avrebbe messa in castigo lasciandola nella stanza al buio“.
In cinque si sono presentate nella caserma di San Marcellino, in provincia di Caserta, per denunciare le presunte violenze nei confronti dei loro figli da parte di alcune suore di un asilo paritario della zona. Racconti identici, che gli investigatori hanno riscontrato anche grazie alle videocamere piazzate nella struttura tra il 5 aprile e il 30 maggio. Una scuola degli orrori, nella quale le “condotte vessatorie” – scrive il gip del Tribunale di Napoli Nord, Valentina Giovanniello, che ha disposto la sospensione dall’insegnamento di quattro sorelle per un anno rigettando i domiciliari chiesti dalla procura – erano “frequenti, variegate e reiterate” tanto da determinare in diversi bambini, tutti tra i 3 e i 5 anni, “deviazioni comportamentali significative”.
Anche perché le suore – due filippine, una indonesiana e la madre superiora italiana – agivano spesso per “futili motivi”, come la lentezza del mangiare, e avevano instaurato un “generale clima di vessazione e violenza fisica e psicologica”, si legge nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare. Sono almeno una decina gli episodi “inequivocabili” di “sculacciate, pizzicotti, spintoni, sistematicamente utilizzati – scrive il gip – per riportare l’ordine o anche solo semplicemente farsi ubbidire”.
Lo scorso 18 maggio, ad esempio, le telecamere riprendono una delle suore mentre “sculaccia” un bambino, “lo spinge afferrandolo per il braccio” nella stanza accanto a quella nella quale si pranza e, dopo averlo lasciato lì per alcuni minuti, lo riporta a tavola cercando “di farlo sedere a tavola, sebbene (…) opponga strenua resistenza” e ad un certo punto “getti a terra l’occorrente per mangiare”. Subito, scrive il giudice per le indagini preliminari, la suora “gli dà un leggero colpo sul sedere, desistendo momentaneamente dal farlo sedere al banco”. Poco dopo, mentre gli altri bimbi mangiano, “lo stesso bambino (…) fa cadere il suo piatto con all’interno il pasto”, la suora “gli dà un colpo sul sedere e poi raccoglie il cibo da terra e lo rimette nel piatto” e poco dopo lo “costringe a mangiare il pasto caduto a terra poco prima (…) nonostante il bambino faccia resistenza, imboccandolo”.
Nei mesi scorsi i genitori dei piccoli si sono confrontati, hanno avvisato la madre superiora, che ha sempre minimizzato dicendo che i bimbi erano caduti mentre giocavano o si erano fatti male litigando tra loro e invitandoli comunque a non credere ai piccoli, che “dicono solo bugie”. Alla superiora, che non ha partecipato ai maltrattamenti ma non li ha neanche impediti pur avendone l’autorità, è contestato anche un episodio di intralcio alla giustizia, per aver detto alla madre di un alunno che le aveva segnalato le violenze e lasciato intendere che avrebbe denunciato, di non muoversi in cambio di una somma di denaro. “Stai zitta, non parlare. È una vergogna anche per te. Io ti do i soldi basta che non dici niente e poi ti assicuro che non succederà più“, avrebbe detto la suora. Ma la madre del minore, sdegnata, ha tolto subito la bimba dalla scuola, anche perché “al solo pensiero di dover tornare a scuola” la figlia “non si vuole neanche vestire”.
Si tratta dello stesso genitore che per prima si era presentata in caserma dando il là ai riscontri. Ad allarmarla era stato un “vistoso livido al volto”, oltre ad aver notato che “la treccia dei capelli che aveva la bambina non era quella fatte da lei e, sciogliendole i capelli, nel pettinarla – ha raccontato lo scorso 16 marzo ai carabinieri – molti capelli risultati tirati e cadevano”. E sua figlia le aveva detto subito che non c’entravano nulla gli altri bambini, ma era stata la suora a tirarla “a forza nel bagno” e “mentre le tirava i capelli si era fatta la pipì addosso e aveva vomitato”. Parte così l’indagine che arriverà a svelare “scene di violenza gratuita e di sproporzionato atteggiamento provocatorio, tale da ingenerare un generalizzato clima di sopraffazione” nei confronti dei piccoli.