Giovedì l’incontro al ministero del Lavoro si è chiuso con un nuovo nulla di fatto. La ex Seat Pagine Gialle vuole ancora tagliare 300 posti, contro i 400 iniziali. I sindacati: "I bilanci dimostrano che fa utili importanti. Chiediamo che la politica intervenga impedendo che si proceda a licenziamenti coatti in aziende in ottima salute che peraltro erogano cospicui dividendi"
I lavoratori della sede di Torino di Italiaonline sono in sciopero e sabato faranno un presidio davanti alla Prefettura e cercheranno di incontrare il vicepremier Luigi Di Maio “ovunque si trovi”. La decisione è arrivata durante un’assemblea presso la sede della Cgil, dopo che giovedì l’incontro al ministero del Lavoro si è chiuso con un nuovo nulla di fatto. L’azienda (ex Seat Pagine Gialle, fusa da due anni nella Italiaonline del magnate egiziano Naguib Sawiris) vuole infatti ancora tagliare 300 posti, contro i 400 iniziali. ‘”Andremo avanti con la lotta con più forza che mai. Bloccheremo la città”, annunciano i lavoratori, che si riuniranno davanti alla sede di corso Mortara e attraverseranno in corteo la città. Anche domenica saranno in presidio in centro e partiranno con i pullman per Roma alle 23 dalla sede di Torino di Italiaonline.
Le segreterie nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil avevano anticipato che “una qualsiasi trattativa può proseguire solo a fronte del ritiro dei licenziamenti coatti e il blocco dei trasferimenti previsti. Italiaonline è infatti un’azienda che fa utili importanti come dimostrano i bilanci aziendali. Chiediamo che la politica intervenga impedendo che si proceda a licenziamenti coatti in aziende in ottima salute che peraltro erogano cospicui dividendi agli azionisti”.
Ora i lavoratori intendono consegnare al ministro Di Maio una lettera in cui gli ricordano che il 3 luglio potrebbero ricevere la lettera di licenziamento. “Siamo alla fine di questa paradossale vicenda – scrivono rivolgendosi al ministro – l’ultimo incontro si terrà al Ministero del Lavoro lunedì 2 luglio. Le chiediamo di essere presente e di dare gamba alla buona politica scongiurando questo finale dissennato“.