Nove anni fa il disastro con 32 vittime. In 1° grado condannati manager Fs. Ma resterà solo un reato. Il ministro della Giustizia nella città toscana chiede di scusa a nome dello Stato: “Inaccettabile in uno stato di diritto. Mai più ingiustizie di questo tipo. Lavoriamo per la certezza della pena".
Chiede scusa una, due, tre volte. Lo aveva già fatto da deputato, ora Alfonso Bonafede lo dice da ministro della Giustizia. E per altre volte “mai più”: “Ho il dovere morale di dire mai più. Voglio dirvi mai più perchè non devono esserci tragedie di fronte alle quali lo Stato non accerta la verità“. Bonafede è a Viareggio che per il nono anno ricorda il disastro ferroviario che nel 2009 ha causato 32 morti. Il processo però è arrivato solo al primo grado, al termine del quale sono stati condannati anche diversi dirigenti ed ex dirigenti delle aziende legate a Ferrovie dello Stato. Ma già in appello, a novembre, molti reati decadranno: tra questi, per esempio, l’incendio. Resterà solo l’omicidio colposo plurimo, chissà per quanto. La causa: la prescrizione. “Inaccettabile in uno stato di diritto”, dice Bonafede, che ha sottolineato come i magistrati della Procura e del tribunale di Lucca abbiano corso “contro il tempo per dare una risposta nel più breve tempo possibile”. Ma quindi è proprio da qui che il ministro della Giustizia Bonafede rilancia uno dei punti del programma, la riforma della prescrizione. Nel contratto di governo, dice, “è prevista” e, anzi, “è una priorità per questo governo”. Di più: “Vorrei tanto che quando ci sarà la riforma non portasse il nome di chi l’ha scritta, ma fosse la ‘Viareggio’ o ‘Viareggio bis’, perchè vorrei chi la pronuncerà in un’aula di tribunale si ricordasse non di chi l’ha scritta ma chi è morto e di chi ha sofferto prima che quella legge esistesse”. E questo perchè, ha aggiunto, “in Italia mai più dovranno esistere ingiustizie di questo tipo”.
La prescrizione, ha sottolineato, un tempo questa era considerata “una questione che riguardava i politici e la politica“, perchè “la giustizia era considerata proprietà della politica“. E invece “la giustizia appartiene ai cittadini non alla politica o ai politici”. Non esiste, sottolinea il ministro, uno Stato di diritto che si presenta un giorno davanti al padre di un ragazzo morto e gli dice è scaduto il termine, adesso si va a casa. Ma la verità è scaduto il termine. Non è accettabile. Oggi da ministro della Giustizia, oltre a ripetermi chiedendo scusa” ha aggiunto ricordando che tre anni fa a Viareggio aveva già chiesto scusa a nome dello Stato.
Il ministro spiega che “stiamo lavorando giorno e notte perchè ci sia la certezza della pena, così come la rieducazione di chi viene condannato: sono principi inderogabili perchè tutti devono sapere in Italia che chi sbaglia paga”. Bonafede, che di professione è avvocato, ricorda che “qualcuno dice che i processi devono avere una durata ragionevole e io dico è vero. Ma la responsabilità di far durare i processi un tempo ragionevole non deve pesare sui familiari delle vittime, deve pesare sulle spalle dello Stato che deve investire risorse”, ha aggiunto il ministro spiegando che, proprio per questo, “si parla anche delle risorse che devono essere investite perchè il processo abbia una durata ragionevole, nell’interesse di tutti”. A chi parla di giustizialismo, di vendetta Bonafede ribadisce che per lui “non c’è niente di tutto questo: da ministro della giustizia. Non mi interessa il giustizialismo mi interessa la giustizia e ho il dovere come ministro della giustizia che nelle aule italiane venga data una risposta di giustizia”.
Il percorso di riforma vede già attiva anche la presidente della commissione Giustizia della Camera, Giulia Sarti (M5s): “Siamo già al lavoro – dice – per evitare che simili situazioni possano ripetersi in futuro, e per dare forma alla nostra proposta sarà necessario investire sulla giustizia. I magistrati lavorano nei loro uffici, si battono nelle aule dei tribunali e lottano ogni giorno anche contro il tempo. E’ arrivato il momento di dotare il sistema di risorse che siano realmente adeguate. Una riforma, in questo ambito, è indispensabile per tutelare imputati, persone offese, parti civili e per questo sarà realizzata nell’interesse dello Stato”.