La ‘Marchese de Piccolellis’ di Foggia è commissariata dal 2014 quando gli ispettori hanno riscontrato “gravi violazioni alle norme di legge”. Nel decreto dell'allora governatore Vendola si faceva cenno ad assunzioni a tempo indeterminato effettuate con chiamata diretta, in violazione della legge. Poi è emersa la distrazione fraudolenta di somme di denaro dai conti correnti
Utilizzavano fondi pubblici, destinati soprattutto ai bambini in condizioni particolari per acquistare pc e telefonini a scopo personale. Uno scandalo per la ‘Marchese de Piccolellis’ di Foggia, l’azienda di servizi alla persona di proprietà della Regione Puglia. I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Finanza di Foggia hanno sequestrato preventivamente conti correnti bancari, immobili e tre autovetture, per un valore di 350mila euro, riconducibili ai quattro indagati, tutti accusati di peculato per episodi che riguardato un arco di tempo che va dal 2008 al 2014. Tra i nomi nel registro del pubblico ministero quello di Antonio Tullino, ex presidente del cda dell’Asp fino al commissariamento avvenuto a novembre 2014. Sono indagati anche A.R.L., 52enne, dipendente e addetto all’amministrazione, il 48enne A.R., revisore dei conti e G.M.S., 59 anni, tesoriere e consulente della segreteria. Non è la prima volta che la Guardia di finanza rivolge le proprie attenzione all’Asp ‘de Piccolellis’ di Foggia, dove fu eseguito un blitz nel 2015, pochi mesi dopo il commissariamento.
LA MISSION TRADITA DELL’AZIENDA IN ROSSO – L’azienda pubblica di servizi alla persona ‘de Piccolellis’ nasce 90 anni fa “come Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza”, si legge sul sito, dove si specifica che la fondazione “è inserita a tutti gli effetti nel sistema locale integrato di interventi e servizi sociali”. E quindi concorre alla programmazione, all’attuazione e alla gestione dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari nel proprio ambito territoriale. Un’attività che si integra con gli interventi e le politiche della Regione Puglia e degli Enti locali. “L’Ente (ed è questa la mission secondo gli inquirenti tradita) non ha scopi di lucro e si propone esclusivamente il perseguimento di finalità tese alla cura, tutela e valorizzazione delle persone minorenni ed anziane, autosufficienti e non – è scritto ancora sul sito istituzionale – tramite interventi personalizzati, con adeguato livello assistenziale, nel pieno rispetto della dignità, dell’autonomia e della riservatezza personale”.
IL SACCHEGGIO – Ad un certo punto, però, secondo quanto emerso dall’indagine, le finalità sarebbero cambiate e sarebbe stato attuato un vero e proprio saccheggio costante delle casse dell’ente con la distrazione fraudolenta di somme di denaro dai conti correnti. Con prelievi in contanti, liquidazioni in proprio favore e pagamenti in negozi mediante Pos e carte di credito, ma anche l’emissione di assegni in proprio favore, per centinaia di migliaia di euro. Gli indagati, secondo quanto accertato dagli inquirenti, si sarebbero appropriati indebitamente di materiale informatico ed elettronico di proprietà dell’ente, per un valore di 116mila euro.
TRA OMBRE E DEBITI – Di fatto oggi la ‘Marchese de Piccolellis’ si trova in una situazione difficile, tra ombre nella gestione e debiti. L’ultimo bilancio si è chiuso con oltre 115mila euro di rosso. L’ente era stato commissariato a novembre 2014 con un decreto dell’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola in seguito a un sopralluogo degli Uffici regionali avvenuto il 14 aprile per la verifica dell’attività amministrativa e gestionale. In quell’occasione gli ispettori avevano riscontrato “gravi violazioni alle norme di legge”. Nel decreto di Vendola si faceva cenno ad assunzioni a tempo indeterminato effettuate con chiamata diretta. Quindi in totale violazione della legge, che impone l’evidenza pubblica per enti che, come la ‘de Piccolellis’, godono di finanziamenti pubblici e sono gestiti da amministratori nominati da enti pubblici. Fu evidenziata, a riguardo, anche la mancanza di comunicazioni alla Regione e, quindi, “scarsa chiarezza gestionale” da parte dell’ente. Morale: il cda fu sciolto e l’azienda pubblica affidata al commissario nominato dalla Regione, Stefano Catapano. Una gestione rinnovata a gennaio scorso.