Il Gp d’Austria ha evidenziato in modo chiaro i limiti e le potenzialità di motore e gestione gomme di ogni squadra. Un tracciato vecchio stile che forse ha messo a nudo pregi e difetti.
Partendo dalla Red Bull, che si aggiudica questa gara con Verstappen, le due vetture del team di Milton Keynes hanno dato vita ad una gara a doppia faccia. Ricciardo in sofferenza con le gomme (poi fermatosi per una noia tecnica) e Verstappen invece a suo agio che addirittura “spinge” fino a dieci giri della fine senza mai soffrire in modo evidente di fenomeni di blistering. Merito suo sicuramente e grazie, evidentemente, ad una sua eccellente sensibilità di guida. Merito però anche della RB14 che in gara si trasforma in una vettura equilibratissima.
Se in qualifica la Red Bull paga però dazio, non disponendo di tutti i cv che il suo motorista potrebbe darle con gli ultimi aggiornamenti, dopo aver annunciato il passaggio alla Honda nel 2019. Il motorista francese, infatti, potrebbe nasconderle qualcosa che, come logico, rischierebbe di finire “riversato al motorista nipponico. In gara invece, dove il motore può contare meno, ma telaio e aerodinamica fanno il resto, le Red Bull, su una pista di trazione pura, hanno potuto dire la loro.
Le Ferrari invece, sono state strabilianti sotto il profilo della gestione gomme e non hanno mai sofferto il surriscaldamento e i possibili fenomeni di blistering. Merito, anche qui, della sensibilità dei suoi piloti ma anche di un telaio, quello della SF71-H, che ancora una volta, dimostra di essere estremamente gentile con le gomme. Certo con il doppio Ko delle Mercedes dovevano e potevano vincere, e ancora una volta al tedesco una disattenzione (quella in qualifica) gli è costata cara.
Disastro Mercedes, è il caso di dire. Le perfomance ci sono, sia in qualifica che in gara, le “frecce d’argento” a tratti sembravano imprendibili. L’aggiornamento al motore ha dato i frutti sperati, anche gli interventi alle pance con l’aggiunta dei profili dal punto di vista aerodinamico hanno funzionato. Forse non è bastato ancora a risolvere i problemi di affidabilità e raffreddamento l’ampliamento delle bocche d’ingresso radiatori apportato in Austria. La gestione delle gomme è stata poi drammatica, una vera piaga in casa Mercedes e forse il motivo è da ricercare nel suo assetto piatto, cosiddetto a basso angolo di rake. La rigidezza delle sospensioni posteriori della vettura di Hamilton si è riflessa sul consumo esagerato delle gomme posteriori. Forse sarà il caso di rivedere in futuro questa filosofia e non lamentarsi con il costruttore di pneumatici che ovviamente fornisci mescole uguali per tutti ma che vano in crisi in modo evidente solo sulle Mercedes.