Il leghista ideologo di flat tax e pace fiscale sostiene che gli "investitori stranieri", che detengono 780 miliardi di debito pubblico italiano su circa 2.300, fanno "girare la giostra dello spread". Di qui la proposta di far tornare quei titoli nelle mani delle famiglie offrendo tassi maggiori. In quel caso però il differenziale rispetto ai Bund tedeschi tenderebbe a salire
Emettere titoli di Stato “riservati a famiglie italiane” offrendo loro rendimenti più alti. Cosa che di per sé comporta evidentemente un aumento dei tassi di interesse medi pagati sul debito pubblico italiano e, di conseguenza, un allargamento del differenziale rispetto ai tassi dei Bund tedeschi (lo spread). Ma è proprio questo il piano delineato in un’intervista al Corriere della Sera dal sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri per evitare di far “girare la giostra dello spread”. Il leghista ritenuto l’ideologo della flat tax (poi diventata dual) nonché della “pace fiscale” – ma che non ha ottenuto poltrone nei ministeri economici – sostiene che già nella manovra per il 2019 vanno inserite appunto flat tax ma anche riforma della Fornero e reddito di cittadinanza. Ma dove trovare le coperture? E non si rischia un attacco speculativo contro i titoli italiani?
“Diciamo che bisogna far in modo che, per quanto riguarda il debito pubblico, le famiglie italiane, che hanno 5mila miliardi di liquidità, tornino a riprendersi quella parte di debito, pari a 780 miliardi” – il 32% circa dei 2.300 miliardi di debito – “collocata presso investitori stranieri, che sono quelli che fanno girare la giostra dello spread”. Come si fa, è la domanda dell’intervistatore? Offrendo rendimenti maggiori? “Sì, ed emettendo titoli riservati a famiglie italiane”, è la risposta del neo senatore e sottosegretario Siri. Attualmente famiglie e imprese italiane, stando ai dati Bankitalia, ne detengono meno di 120 miliardi contro i circa 150 di tre anni fa.
In più il sottosegretario, a poche dall’allarme di Carlo Cottarelli proprio sul rischio di un’impennata dello spread in caso di varo di misure espansive senza coperture, sostiene che il deficit “deve poter crescere di quello che serve per fare la flat tax, che non può essere fatta a pezzettini. La dobbiamo fare tutta e subito affinché abbia effetto. Bruxelles deve consentirci di utilizzare le entrate straordinarie, come quelle che verranno dalla pace fiscale, sapendo che dal terzo anno la flat tax si finanzia da sola”. Considerando però chi ci sono anche 12,5 miliardi di aumenti iva da sterilizzare, la manovra 2019 sale ad almeno 70 miliardi. “Si tratta di quasi 4 punti di Pil. Li copriamo”, secondo Siri, “per circa un punto e mezzo con la pace fiscale e col taglio degli sprechi della spesa. Il resto in deficit. L’importante è che l’Europa ci autorizzi ad arrivare anche al 2,6-2,7% di deficit, tanto poi ne facciamo meno, man mano che arriveranno i risultati della flat tax”.
Il sottosegretario nella stessa intervista definisce anche “curioso” il fatto che “cambiato il governo, improvvisamente le stime sul pil scendano”. Poi ribadisce che la rottamazione di cartelle e liti col fisco “non è un condono“, “stiamo parlando non di evasori ma di gente che ha dichiarato ma poi non ha pagato”, contribuenti che “non potevano pagare”. Al rilievo che “c’è anche chi ci marcia” risponde che “non possiamo presupporre sempre la malafede. Che ci sia qualcuno che ci marcia non significa che la debbano pagare i tanti che sono disperati“.