Dopo litigi, pianti, strappi, ricuciture e l’incursione del leader M5s, Luigi Di Maio, Torino manderà domani al Coni il pre-dossier in vista dell’eventuale candidatura della città a ospitare i Giochi olimpici invernali del 2026. Tra una settimana il consiglio generale deciderà quale località italiana sarà proposta al Comitato olimpico internazionale. La sindaca Chiara Appendino ha illustrato al consiglio comunale una parte dei contenuti del documento, realizzato dall’architetto Alberto Sasso e modificato dai consiglieri M5s nel corso di lunghe discussioni della scorsa settimana durante le quali la prima cittadina sarebbe arrivata a minacciare le dimissioni. “Domani verrà inviato il dossier di candidatura al Coni e successivamente verrà comunicata alla città l’eventuale volontà di procedere col dossier di candidatura più completo”, ha spiegato Appendino, sottolineando alcuni punti di forza come la doppia “legacy” (eredità). “Non dobbiamo ritenere che tutto ciò che è stato fatto per il 2006 è tutto giusto – ha continuato -: c’è stata un’eredità positiva e una negativa. Abbiamo delle infrastrutture già pronte e sappiamo già cosa non ha funzionato e ci permetterà di costruire un modello alternativo”. L’eredità del 2006 permetterà di costruire molto meno e spendere meno: “Non prevediamo di costruire nulla ex novo”. Si punta sulla rigenerazione urbana, come la realizzazione del villaggio olimpico nell’ex stabilimento della ThyssenKrupp. La logica della sostenibilità promossa dai consiglieri M5s ha portato all’eliminazione dal dossier delle gare di sci di fondo al Parco del Valentino, in centro città lungo il Po, per evitare gli innevamenti urbani.
La sindaca ha ottenuto l’appoggio di alcune forze della minoranza, come quella del capogruppo della Lega Fabrizio Ricca (“Avrà tutto il nostro supporto per queste Olimpiadi, che mi auguro si svolgano solo a Torino”, ha dichiarato) e anche quello più critico del Pd e dei Moderati: “Sono convinto che la scelta per le Olimpiadi invernali del 2026 cadrà su Torino perché conta anche l’esperienza del 2006”, ha detto il segretario cittadino dei dem Mimmo Carretta. Le critiche più forti sono giunte da alcuni consiglieri M5s contrari alla candidatura sin dalla prima ora. “Tutta questa avventura è imbarazzante per come è stata gestita, per l’affidamento diretto del dossier (ad Alberto Sasso da parte dell’Unione dei comuni montani, ndr) o l’invio al Coni nonostante il nostro lavoro – ha detto Maura Paoli -. La mia speranza è che i nostri paletti inducano Coni e Cio a non sceglierci”. “Proporre Olimpiadi diverse e low cost è un obiettivo meritevole, ma al momento non è possibile – ha affermato Marina Pollicino -. Il mio giudizio sul pre-dossier rimane quindi fortemente negativo”. Non appoggia la candidatura olimpica Daniela Albano che denuncia: “La candidatura olimpica è stata portata avanti dalla sindaca in solitaria, senza alcun confronto con il gruppo”. Più morbido, invece, Damiano Carretto: vorrebbe che venisse riconosciuto il “disastro” del 2006 e che passasse la “sbornia olimpica”, ma ritiene il pre-dossier “pieno di buone idee” e dotato di una visione “non fallimentare”.
“Abbiamo pensato che la crisi fosse rientrata, invece oggi in aula abbiamo sentito parlare di ‘opzione zero’ e abbiamo udito una parte di maggioranza auspicare che le Olimpiadi non si tengano a Torino”, ha sottolineato il dem Enzo Lavolta. Con l’invio del dossier al Coni domani comincia il confronto tra il capoluogo piemontese, Milano (sostenuta sia da Pd, sia dalla Lega), Cortina e il complesso delle Dolomiti (Lega), che rappresenta l’unica opzione veramente “alpina”. Quest’ultima candidata punta a un’Olimpiade poco costosa con strutture temporanee a basso impatto ambientale: oltre il 70 per cento degli impianti è già esistente, il resto necessita di essere ammodernato, o costruito secondo criteri di sostenibilità e futuro riutilizzo. Nel dossier di Milano, invece, figurerebbe la possibilità di utilizzare degli impianti di bob a Sankt Moritz.
Video di Simone Bauducco
Testo di Andrea Giambartolomei