Dalle indagini condotte dai carabinieri della Squadra Omicidi emerge che la morte dell'uomo, avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 novembre 2017 a Milano, sarebbe da imputare "all'azione combinata dell’inalazione dei fumi dell’acido e del confinamento all’interno del bidone"
Sono emersi nuovi dettagli sulla morte di Andrea La Rosa, l’ex calciatore trentacinquenne per cui sono accusati di omicidio Raffaele Rullo e la madre Antonietta Biancaniello. Dalle indagini condotte dai carabinieri della Squadra Omicidi emerge che la morte dell’uomo, avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 novembre 2017 a Milano, sarebbe da imputare “all’azione combinata dell’inalazione dei fumi dell’acido e del confinamento all’interno del bidone”, il corpo della vittima era stato messo nel bidone mentre era ancora in vita per scioglierlo. A spingere i due presunti assassini verso questa scelta era un debito che avevano nei confronti di La Rosa che ammontava ad una somma di oltre 30mila euro.
Dalla perizia sul corpo è dunque emerso che l’ex calciatore del Brugherio non è morto per le ferite inferte nella cantina in via Cogne dove ha incontrato madre e figlio come si credeva in un primo momento, bensì soffocato dai fumi dell’acido. Le indagini hanno dimostrato, allo stato, che La Rosa è stato portato in via Cogne dallo stesso Rullo con la scusa di presentargli sua madre, i due indagati hanno così avuto la possibilità di somministrare alla vittima due narcotizzanti che l’hanno completamente stordito, il suo corpo è stato poi trascinato nelle cantine ed infilato in un bidone: poi sarebbero stati utilizzati sei flaconi di acido per distruggerlo.
Cade dunque l’ipotesi della morte per sgozzamento ipotizzata inizialmente dagli investigatori, la ferita al collo ritrovata sul corpo di La Rosa potrebbe essere stata inferta in un secondo momento quando l’uomo era ormai privo di sensi. Il bidone con il corpo è stato poi trovato dai carabinieri un mese dopo la sua scomparsa nell’auto della Biancaniello, che dopo averlo tenuto nell’autorimessa di un conoscente (anche lui indagato per favoreggiamento per aver omesso di riferire informazioni su Rullo) lo stava trasportando nel box del figlio per distruggerlo. Stando all’indagine il delitto era premeditato: Russo aveva acquistato i flaconi di acido ed il bidone in due diverse fasi precedenti, il 2 novembre si era invece procurato le due sostanze narcotizzanti da somministrare alla vittima.