Giornata decisiva, quella di lunedì 2 luglio per le sorti dei lavoratori della società del gruppo Italiaonline sotto la minaccia di 400 licenziamenti. Se non si arriverà a un accordo sindacale nell’incontro, scatterà la procedura con l’invio delle lettere di messa in mobilità. Una situazione anomala visto che il gruppo non solo non è in crisi, ma ha appena staccato al socio una cedola milionaria
Giornata decisiva, quella di lunedì 2 luglio per le sorti dei lavoratori ex Seat Pagine Gialle del gruppo Italiaonline sotto la minaccia di 400 licenziamenti. Se non si arriverà a un accordo sindacale nell’incontro, scatterà la procedura con l’invio delle lettere di messa in mobilità. Nei giorni scorsi l’azienda di proprietà del magnate egiziano Naguib Sawiris pare aver ammorbidito i toni con una proposta di accordo che prevede di “ridurre il numero degli esuberi”, “richiedere l’intervento della cassa integrazione straordinaria“, mantenendo però la sede di Torino (che in un primo momento era stata sacrificata) con contestuale “dimezzamento dei trasferimenti ad Assago”. In più nella proposta che verrà portata al tavolo al ministero del Lavoro nell’incontro con i sindacati, sono previsti incentivi all’esodo per 300 unità che non si opporranno al licenziamento con indennità variabili da 24 mesi di retribuzione lorda a 10 mesi in base ai calendari di uscita.
Una proposta che trova freddi i sindacati che parlano di banale “contentino”. Una sorta di lusinga lanciata all’ultimo minuto utile per provare a far passare un accordo che di fatto non cambia la dura strategia aziendale. Che intende comunque liberarsi, dopo aver negli anni scorsi già sfruttato la Cigs per almeno la metà dei 1000 dipendenti, con le buone o con le cattive di 400 persone, di fatto oltre il 40% dell’organico del gruppo. La pervicacia con cui Italiaonline persegue il drastico ridimensionamento dei dipendenti non ha a che fare con nessuna crisi aziendale, come si sarebbe tentati a credere visto il muro ostinato dei vertici di Italiaonline nel non arretrare di un passo, ormai da due anni a questa parte. L’operazione dimagrimento è in realtà una scelta presa a tavolino quando le attività nel web del faraone egiziano si fusero con la ex Seat pagine gialle che usciva dal concordato preventivo. Sawiris puntò sul ricco bottino che stava dentro Seat.
Con l’operazione di fusione del 2015 si portò a casa gli oltre 100 milioni di risorse liquide della Seat, ma ereditò anche il vecchio piano di ristrutturazione che prevedeva la cassa integrazione. Cosa puntualmente utilizzata nella nuova creatura, la Italiaonline quotata. Con il via libera del ministero dello Sviluppo che non ha esitato a concedere gli ammortizzatori a una società in piena salute. Il paradosso dell’intera vicenda è proprio qui. Italiaonline non è mai stata in crisi, né all’atto della fusione con le attività delle vecchie pagine gialle né successivamente. La società all’epoca dell’accordo sulla cassa integrazione, sottoscritto al ministero dello Sviluppo economico, vantava una posizione finanziaria netta positiva per 111 milioni, nessun debito bancario e con cassa liquida per 120 milioni. Una salute di ferro a livello patrimoniale considerando che le attività generavano anche flussi di cassa abbondanti, ben 48 milioni di euro. C’era un problema di redditività allora? Anche qui non si capisce quanto quella cassa integrazione fosse necessaria. Su ricavi nei primi nove mesi del 2016 per 295 milioni, il margine operativo lordo era a quota 55 milioni, in crescita sostenuta sul 2015, e che valeva quasi il 19% del fatturato. Ovviamente Italiaonline faceva anche buoni utili. A settembre del 2016 i profitti netti erano di ben 35 milioni. Tagliare il costo del lavoro non appariva certo una priorità a superare una crisi che non c’era. Già il costo del lavoro? Pesava così tanto da inficiare la futura redditività dell’azienda del Faraone egiziano? Per niente dato che valeva il 26% del fatturato della società. E con la Cigs di fatto l’azienda ha avuto un regalo dallo Stato di oltre 20 milioni.
Da allora Sawiris ha avuto di che compiacersi. Gli ultimi dati di bilancio lo confermano. Il primo trimestre del 2018 si è chiuso con ricavi per 70 milioni e un margine operativo lordo che vale oltre il 18% dei ricavi. I flussi di cassa prodotti ammontano a 17 milioni. Ma è la liquidità che era già imponente alla fine del 2017 per 75 milioni, tre mesi dopo è salita a 92 milioni. Dati molto buoni in linea con il bilancio del 2017 che aveva sfoggiato redditività industriale al 20% dei ricavi e un utile netto di 26 milioni di euro. Difficoltà economiche-finanziarie per quella che gli uomini di Sawiris definiscono la prima internet company italiana proprio non se ne vedono. A tal punto che a maggio del 2017 il magnate egiziano ha pensato bene di staccarsi un maxi-dividendo da 80 milioni, drenando utili e riserve, di cui 48 milioni finiti nella sua holding lussemburghese la Libero Acquisitions sa. Se questa è crisi vien da dire, tanto da inseguire a tutti i costi ammortizzatori sociali a spese dello Stato. Un bell’esempio di capitalismo opportunistico e predatorio. Tanta ostinazione per strappare un regalo pubblico che consente di risparmiare 27 milioni di costi. Solo per produrre un po di profitti in più di quelli già copiosi che Italiaonline dimostra, anche senza tagli di personale, di saper macinare. Qualsiasi accordo passerà sarà comunque una sconfitta.