Stimatissimo signor ministro,

leggo che Lei si è espresso, come da contratto di governo, per una revisione integrale del progetto sulla linea Tav Torino-Lione. Questo, devo ammettere, anche in coerenza con la posizione da sempre assunta dal Suo partito, il M5S, che (unico nell’arco parlamentare) abbiamo visto sempre in prima fila nella contestazione dell’opera.

Dico “abbiamo visto” in quanto io risiedo in Val di Susa ed ho fatto parte del pool dei legali No Tav nel periodo caldo dell’occupazione dei terreni di Venaus (dove l’originario progetto vedeva passare il treno) e poi della Maddalena di Chiomonte. Io ero lì sia quando ci si riappropriò dei terreni di Venaus (dopo che gli inermi occupanti erano stati assaliti di notte e picchiati dalle forze dell’ordine) ed ero lì anche quando, sempre con la forza, i lacrimogeni, i manganelli, fu liberato il sito della Maddalena. Devo dire che dopo sono andato poche volte a manifestare alla Maddalena – dove nel frattempo era stato allestito il cantiere – perché sto fisicamente male quando vedo la natura scempiata. Mi scusi, non so che farci, è una debolezza che mi porto dietro fin da quando ero bimbo.

A mio modo di vedere e di sentire nessuna motivazione può giustificare lo scatenarsi di una guerra contro la natura, come accade con le cosiddette “grandi opere”. Ma meno che mai se non vi è alcuna giustificazione di cosiddetta “pubblica utilità” a sostenere la stessa. Nel caso di specie – e il Suo partito lo ha sempre sottolineato – le giustificazioni che sostenevano l’opera (fortemente voluta, glielo ricordo, solo dall’Italia e non già dalla Francia, men che meno dall’Europa) erano solo ed esclusivamente di carattere economico, ma di bassa lega, ossia far lavorare imprese guarda caso spesso amiche di formazioni politiche di vario orientamento. Il re è sempre stato nudo nel caso della Tav (è usuale parlarne al femminile), tanto era evidente questa realtà. Lo era a tal punto che lo stesso Osservatorio a febbraio ha ammesso a malincuore che i numeri relativi al flusso di traffico potenziale della nuova linea erano errati.

Apro una parentesi. Adesso arriva l’estate, signor ministro. Certo avrà voglia di letture amene nei pochi giorni di ferie che si potrà prendere. Ma fra una lettura amena e l’altra, mi permetto di consigliarLe se già non li ha letti, due illuminanti ed agevoli saggi. Uno è “Il libro nero dell’alta velocità” di Ivan Cicconi, che racconta con bella prosa e densità di fatti ed argomentazioni come la politica al governo abbia sempre voluto l’opera indipendentemente dalla sua effettiva utilità. L’altro è “Binario morto” di Luca Rastello ed Andrea De Benedetti, che bene spiega l’invenzione del Corridoio 5 in cui la linea avrebbe dovuto inserirsi. Chiusa parentesi.

Leggo che Lei ha affermato riguardo a quest’opera e non solo: “I miei uffici sono già al lavoro sui singoli dossier per un’attenta analisi dei costi-benefici e per la valutazione della sostenibilità effettiva dal punto di vista economico, ambientale e sociale”. Mi permetta, molto modestamente, di suggerirLe di cambiare l’ordine delle priorità: prima viene l’ambiente, poi viene l’impatto sulle persone che abitano dove una grande opera verrebbe realizzata, solo in ultimo viene l’economia. In fondo, un’opera anche se insostenibile ambientalmente e territorialmente, può essere comunque drogata da finanziamenti di vario tipo, nel caso anche di provenienza europea.

Ma voglio rimanere nel campo economico per ricordarLe, nel caso di specie, che i soldi destinati a quest’opera palesemente inutile (l’esperto di Trasporti Marco Ponti ipotizzava nel lontano 2007 già 17 miliardi di euro, ma Lei sa bene come in Italia per magia i costi delle opere pubbliche lievitino sensibilmente negli anni anche in assenza di inflazione) potevano essere destinati da uno Stato che abbia davvero a cuore la pubblica utilità, in opere essenziali come il risanamento del territorio (la Tav contribuisce sensibilmente al disastro idrogeologico nazionale), la lotta all’abusivismo edilizio, il rifacimento delle reti fognarie, per restare al campo ambientale e territoriale. Ovvero a scuola, ricerca e sanità allargando l’orizzonte.

Concludo con quella che sicuramente Lei leggerà come una provocazione e che in fondo è lo scopo di questa mia. La Tav è un’opera stupida, perché è stupido anche realizzare un’opera inutile e dannosa solo per distribuire lavoro o per far lavorare imprese amiche. Così come è stupido criminalizzare un movimento, tra l’altro tutt’altro che affetto da sindrome di Nimby.  Quando i lavori saranno bloccati, il tunnel di base non verrà terminato (perché è questo che si deve fare), davanti all’entrata dello stesso – tramite una gara d’appalto internazionale, anche perché la stupidità non è solo propria della nostra nazione – faccia erigere un monumento realizzato con lo smarino prodotto dalla talpa nella galleria. Il tema che Le suggerisco è “Monumento alla stupidità umana”.

Grazie per l’attenzione e buon lavoro.

La lettera oggetto del presente post è stata inviata in contemporanea al Ministro Toninelli

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