“Dall’11 giugno mio figlio dovrebbe essere a casa agli arresti domiciliari, ma si trova ancora in carcere perché mancano i braccialetti elettronici”. Luisella Piazza è la madre di Nicolò Mirandola, un giovane falegname arrestato per “concorso morale” per il corteo contro il comizio di Casapound del 22 febbraio a Torino. Ha iniziato oggi uno sciopero della fame di fronte al carcere delle Vallette dove suo figlio è detenuto dal 29 di marzo. Tre settimane fa il Gip Stefano Vitelli aveva concesso i domiciliari con il vincolo del braccialetto elettronico, ma come spiega il suo avvocato Roberto Lamacchia: “Ci è stato comunicato che gli apparecchi non erano disponibili”. Un caso sempre più comune nelle carceri italiane come denuncia la madre del giovane: “Con questo sciopero voglio portare alla luce un problema che è di tante persone, oggi può accadere a me, ma domani potrebbe accadere anche a qualcun altro”.