Dopo l'appello in un'intervista al Fatto della figlia del magistrato assassinato, Palazzo dei Marescialli spiega che "il comitato di presidenza dispose l’apertura di una pratica, già lo scorso 28 settembre, trasmettendo alla I commissione, la nota della dottoressa Fiammetta Borsellino e la richiesta del Comitato al Presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta di invio della sentenza Borsellino quater (all’epoca non ancora depositata)"
Dopo l’appello di Fiammetta Borsellino, il Consiglio superiore della magistratura “si occuperà della vicenda” legata alla strage di via d’Amelio “alla luce del deposito della sentenza”. A comunicarlo è una nota di Palazzo dei Marescialli, in cui si specifica che il caso sarà discusso dal comitato di presidenza. Il Csm spiega anche che “il comitato di presidenza dispose l’apertura di una pratica, già lo scorso 28 settembre, trasmettendo alla I commissione, la nota della dottoressa Fiammetta Borsellino e la richiesta del Comitato al Presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta di invio della sentenza Borsellino quater (all’epoca non ancora depositata)”.
Il deposito è arrivato sabato scorso. Più di 1.800 pagine in cui i giudici della corte d’assise di Caltanissetta definisco l’inchiesta sull’omicidio di Paolo Borsellino come “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”. Il presidente Antonio Balsamo e il coestensore Janos Barlotti insistono in particolare su tre punti sui quali “è lecito interrogarsi”: la copertura delle “fonti occulte’’ delle notizie trasmesse a Scarantino sulla dinamica del furto e del caricamento della 126 (totalmente estraneo alla strage, Scarantino rivelò agli inquirenti “un insieme di circostanze del tutto corrispondenti al vero”, dalla rottura del bloccasterzo per rubare la 126 alle targhe false applicate nella carrozzeria di Orofino. Chi gliele trasmise?), la sparizione dell’agenda rossa e “l’eventuale finalità di occultamento della responsabilità di altri soggetti per la strage, nel quadro di una convergenza di interessi tra Cosa Nostra e altri centri di potere che percepivano come un pericolo l’opera del magistrato’’.
Su queste parole lavorerà adesso Palazzo dei Marescialli. A sollecitare l’intervento dell’organo di autogoverno della magistratura è stata la figlia del magistrato assassinato in un’intervista al Fatto Quotidiano. “Ho cercato al telefono il presidente Mattarella per rivolgergli un appello in qualità di presidente del Consiglio superiore della Magistratura. Non sono riuscita a trovarlo ma spero di potergli parlare e gli farò un appello perché intervenga sul Csm. Alla luce della pubblicazione delle motivazioni della sentenza, gli chiederò che sia fatta luce sulle responsabilità dei magistrati nelle indagini e nei processi sulla morte di mio padre. A noi e alla mia famiglia il Consiglio ha sempre risposto picche”, sono le parole di Fiammetta, che insieme ai fratelli Lucia e Manfredi già nel settembre scorso aveva scritto a Palazzo dei Marescialli. E il Csm aveva aperto una pratica in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza con cui il 20 aprile del 2017 erano stati condannti all’ergastolo per strage Salvino Madonia e Vittorio Tutino e a 10 anni percalunnia i falsi collaboratori di giustizia Francesco Andriotta e Calogero Pulci.