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Decreto dignità, Di Maio: ‘Colpo mortale a Jobs act. Critiche? Da chi massacrò diritti’. Conte: ‘Non siamo contro le imprese’

Conte e il ministro del Lavoro presentano il decreto approvato dal cdm. "Adotteremo misure per favorire la crescita, vogliamo una sana alleanza con mondo del lavoro e imprenditori". Il vicepremier risponde alle critiche del Pd: "Ieri eravamo di destra, ora di sinistra. E' che finalmente un governo comincia a difendere le fasce più deboli"

Recuperare la dignità dei lavoratori perché quella del precariato “non può essere l’unica misura dei rapporti di lavoro” dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ma senza essere “in contrasto col mondo imprenditoriale“. Piuttosto “vogliamo una sana alleanza col mondo del lavoro e imprenditoriale ma vogliamo contrastare le iniziative ingiustificate” ribadisce Conte. Anzi, come dice il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, “si tutelano i lavoratori onesti, senza danneggiare le imprese oneste: chi non abusa, non ha nulla da temere“. La presentazione del decreto dignità è il primo atto del governo sui temi sociali e del lavoro e diventa però una dimostrazione dell’unità del governo M5s-Lega: “Ieri eravamo un governo di destra, ora di sinistra – dice Di Maio – E’ che finalmente siamo un Paese orgoglioso di essere l’Italia, con un governo che comincia a difendere le fasce più deboli della popolazione”. Un dato politico che il vicepresidente del Consiglio rilancia sottolineando che si tratta di un “governo coerente, ovvero un governo politico. Sarà stato anche un governo inaspettato, ma è un governo votato: con la Lega stiamo facendo un buon lavoro di sinergia, di squadra, grazie a un grande capitano che è il premier Conte e tutti noi che stiamo dando il massimo”.

D’altra parte, continua, i “4 temi” principali del decreto sono quelli su cui “quando abbiamo fatto il contratto di governo, ci siamo ritrovati subito” con la Lega. Da lontano arrivano le critiche di Confindustria e di molte altre associazioni di categoria (a partire dai commercianti), ma anche del Partito Democratico (dall’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni al segretario reggente ed ex ministro Maurizio Martina) ed è proprio ai predecessori al governo che si riferisce il vicepresidente del Consiglio: un decreto come questo serve, dice, “perché per noi le persone tornano a essere persone, non più numeri, indici, bancomat. Devono avere diritto alla dignità, alla vita”. E i giovani che si ritrovano in questa situazione di precarità “non si possono ignorare come hanno fatto quelli di prima. Oggi le critiche vengono da chi ha massacrato questi diritti sociali, invece di difenderli”.

 Video di Manolo Lanaro

Per il Pd, in particolare, il Jobs Act non è neppure scalfito (e per la verità è la contestazione anche della sinistra, da Liberi e Uguali ai sindacati), invece per Di Maio è “un colpo mortale al precariato” perché viene “licenziato il Jobs Act“. Il lavoro precario, sottolinea il ministro del Lavoro, “è una piaga che sta danneggiando la nascita di nuove famiglie, combattere il precariato con queste misure permette la crescita demografica, perché con meno precariato e più serenità i giovani e meno giovani potranno farsi una famiglia, significa meno stress e meno depressione e più serenità e serenità della vita”. Dall’altra parte per quanto riguarda i finanziamenti pubblici alle imprese, invece, per il ministro del Lavoro e dello Sviluppo “se prendi soldi” e riduci l’occupazione questi benefici andranno restituiti “proporzionalmente a quanti hai licenziato, in una soglia tra il 10 per cento e il 50 per cento, oltre il 50 richiediamo indietro tutti i contributi” e questo “consentirà di finanziare le altre imprese oneste che vogliono lavorare con lo Stato”.

Secondo quanto dice il ministro del Lavoro Luigi Di Maio il decreto si basa su “tre concetti: diamo un colpo mortale al precariato, licenziando il Jobs Act; diamo un colpo mortale alla parte più insidiosa della burocrazia, per cui ci diranno che vogliamo favorire gli evasori quando vogliamo favorire i cittadini onesti (si riferisce al cosiddetto split payment, ndr); siamo il primo Paese in Ue che dice stop al gioco d’azzardo e diciamo no alle multinazionali che vengono qui, prendono soldi e delocalizzano”. Quest’ultimo punto è la battaglia a quella che il presidente del Consiglio Conte definisce “azzardopatia”: “Noi non vogliamo forme di dipendenza che non sono meno perniciose dell’abuso di alcol e sostanze stupefacenti. Queste derive patologiche non sono da aiutare con iniziative pubblicitarie” aggiunge il capo del governo. Di Maio insiste: “Migliaia di famiglie sono finite sul lastrico – rilancia Di Maio – Per fermare l’azzardopatia smettiamola con i messaggi subliminali, con la pubblicità, con i testimonial famosi che sponsorizzano questi brand”.

Video di Manolo Lanaro