Licenziamento per gli assenteisti seriali e per i molestatori, ma anche per l’insufficiente rendimento o per chi di fronte ai furbetti del cartellino si volta dall’altra parte. Sono alcune delle misure contenute nel nuovo Codice disciplinare contenuto all’interno della bozza del contratto nazionale per i dirigenti di Stato. La proposta è stata messa a punto dall’Aran, l’Agenzia che rappresenta le pubbliche amministrazioni nella contrattazione collettiva nazionale di lavoro. “È stato un incontro preoccupante“, commenta la Funzione Pubblica Cgil al termine della trattativa. Secondo il sindacato, al di là di “un approfondimento quasi ossessivo” del codice disciplinare e delle sue sanzioni, manca nel resto della bozza di contratto una risposta “alle osservazioni che avevamo proposto il 24 maggio sul sistema di relazioni sindacali”.
Cosa c’è nella bozza del Codice disciplinare – E’ prevista la sanzione massima, il licenziamento, per chi colleziona “ingiustificate assenze collettive” in periodi in cui va garantita continuità di servizio o chi è recidivo di “comportamenti o molestie a carattere sessuale” o comunque di “particolare entità”. Punita anche la ripetuta “tolleranza di irregolarità in servizio” da parte del personale. E ancora, la sanzione corrisponde alla sospensione dal servizio fino a sei mesi, senza stipendio, “fino a due assenze ingiustificate dal servizio in continuità con le giornate festive e di riposo settimanale”. Ma se la condotta si ripete, sempre nell’arco del biennio, allora scatta il licenziamento. Lo stesso vale per i casi di “sottrazione di somme o beni di pertinenza dell’amministrazione”. Come per i non dirigenti è prevista l’espulsione per chi accetta o chiede, per sé o per altri, regali o altre utilità non di “modico” valore, al di sopra dei 150 euro, come contropartita per essersi adoperati, nell’ambito del proprio ufficio, a vantaggio diretto di chi fa il dono.
Non manca poi il richiamo alla norma, già legge, che sanziona con la punizione più alta l’insufficiente rendimento. E non è stato saltato il riferimento alla stretta sui furbetti del cartellino, per cui anche il dirigente che si volta dall’altra può essere messo fuori. Inoltre, i dirigenti di Stato che si macchiano di “alterchi negli ambienti di lavoro” o di “inosservanza degli obblighi previsti in materia di prevenzione degli infortuni o di sicurezza del lavoro, nonché del divieto di fumo” saranno sanzionati con una multa che va dai 200 ai 500 euro, che in caso di “recidiva nel biennio” si può trasformare in una sospensione dal servizio fino a sei mesi senza retribuzione.
Il commento del sindacato – “Questa mattina all’Aran nuovo incontro per il rinnovo del contratto 2016/2018. È stato preoccupante”, commenta la Funzione Pubblica Cgil, aggiungendo che “a cinque settimane dalla precedente bozza di testo, quella presentata oggi non dà risposte alle osservazioni che avevamo proposto il 24 maggio sul sistema di relazioni sindacali”. Il sindacato sottolinea la mancanza “dell’affermazione di un sistema di partecipazione simile a quello del Comparto con l’attivazione dell’Organismo paritetico per l’innovazione” e “del ripristino della contrattazione finalizzata a dare trasparenza alle procedure di conferimento e revoca degli incarichi“. Per non parlare, prosegue la categoria dei servizi pubblici della Cgil, “della necessità di una maggiore distinzione di ruoli tra responsabilità politica e responsabilità della Dirigenza, del tutto assente nei testi fin qui circolati. Ancora del tutto insufficiente il testo sulle sezioni specifiche per medici e professionisti”.
“Il solo capitolo presente nella nuova bozza con un approfondimento quasi ossessivo riguarda il codice disciplinare e le sue sanzioni, peraltro con elementi che fanno trasparire una non chiara peculiarità della figura dirigenziale e del suo rapporto di lavoro”, sostiene la Funzione Pubblica Cgil. “Non tranquillizza l’affermazione conclusiva dell’Aran secondo cui il tempo passato è stato necessario proprio per ottenere il nulla osta dal nuovo ministro a proseguire sulla base dell’atto di indirizzo emanato dal precedente governo. Siamo convinti della necessità di dare presto il nuovo contratto nazionale ai dirigenti pubblici, un contratto che risolva i problemi aperti e che negli anni hanno impedito a dirigenti e professionisti di vedersi riconosciuto il proprio ruolo necessario a rilanciare le amministrazioni pubbliche”, conclude la Fp Cgil.