Il marito di Grazia Biondi è stato condannato a 10 mesi. Il pm aveva chiesto tre anni. Come si legge nelle 11 pagine di motivazioni della sentenza del Tribunale di Salerno, la riduzione della pena è dovuta tra le altre cose anche "al tenore di vita alto" garantito dall'uomo alla consorte
Maltratti tua moglie? La picchi? Le metti le mani al collo, la insulti chiamandola “puttana” più volte, la minacci di morte, la costringi ad andare a lavorare con la varicella, provi a cacciarla di casa e alla fine della relazione non le passi nemmeno un soldo? Niente paura: se sei ricco e durante il matrimonio l’hai portata spesso in vacanza o in crociera, e tra un cazzotto e uno strangolamento le hai assicurato un tenore di vita alto, allora otterrai una forte riduzione della pena. Perché in quel caso “la condizione di afflizione” della donna “è meno drammatica”. È il passaggio chiave delle 11 pagine di motivazioni di una sentenza del Tribunale di Salerno che pare fissare una differenza tra le violenze tra benestanti e le violenze tra le coppie povere.
È la conclusione di un processo a carico dell’ex marito di una signora di Baronissi (Salerno), Grazia Biondi, vittima – secondo quanto emerso dalle denunce e dal dibattimento – di circa 9 anni di vessazioni. Iniziate nel 2002 e finite nel 2011, quando la signora Biondi trovò finalmente la forza di non rimettere l’ultima querela, dopo aver ritirato quelle precedenti per timore di conseguenze di fronte alle controquerele pretestuose dell’ex marito.
Il pm aveva chiesto 3 anni di condanna per l’imputato. Il tribunale lo ha riconosciuto colpevole dei comportamenti raccontati in premessa. Ma gli ha inflitto solo 10 mesi di condanna e la sospensione della pena, ed a pagina 10 delle motivazioni spiega le ragioni per le quali l’uomo merita lo sconto: “È incensurato, le condotte appaiono causate anche da una forte incompatibilità caratteriale con la parte offesa che ha finito per scatenare l’indole violenta comunque latente nell’imputato, e il tenore di vita che i testi della difesa hanno delineato (viaggi, crociere e vacanze), le continue riconciliazioni tra i due (di cui ha dato atto anche la signora Biondi) hanno tuttavia reso la condizione di afflizione della parte offesa meno drammatica”. Questa sentenza arriva al termine di un processo lento e tortuoso, con diversi cambi del giudice. Denuncia del 2011, rinvio a giudizio del 2013, processo che è iniziato solo dopo due anni di rinvii, quasi tre anni di dibattimento. L’Italia non è un paese semplice per le vittime di reati familiari.
Le motivazioni del giudice, rivelate in anteprima da Clemy De Maio sul quotidiano ‘La Città di Salerno’, sono diventate un caso politico. Un esponente salernitano di Forza Italia, Gaetano Amatruda, ha sollecitato l’intervento del Csm, ricordando il patteggiamento a soli 18 mesi di condanna, sempre a Salerno, per l’uomo che sfigurò con l’acido il volto della ex moglie Filomena Lamberti. “Un mascalzone che poche settimane fa ha dichiarato senza vergogna davanti alle telecamere delle Iene che lo avrebbe rifatto. Anche per sentenze come queste tante donne non denunciano, temo – conclude Amatruda – una vocazione maschilista della magistratura”.