Nelle polemiche contro la direttiva Ue sul copyright che sarà discussa a Bruxelles giovedì 5 luglio si schiera anche Wikipedia. La pagina in italiano della nota enciclopedia online è oscurata da questa mattina in segno di protesta: “Libertà di internet a rischio”, si legge nel messaggio pubblicato sul sito. Nel pomeriggio è arrivata la controreplica del Parlamento Ue, che ha specificato che le enciclopedie online sarebbero “automaticamente escluse”, anche con l’utilizzo di contenuti di parti terze come foto. Ma Wikimedia Italia ha replicato: “Wikipedia non si è mobilitata solo per salvare sé stessa, ma per difendere la rete libera. La comunità attiva vuole diffondere e difendere la conoscenza libera e preservare il web come spazio aperto anche per le realtà con meno visibilità. L’attuale testo della direttiva impedisce lo sviluppo di nuovi servizi digitali aggiungendo nuovi vincoli ed è dunque contro lo spirito del copyright che dovrebbe proteggere la creatività”. Il sostegno ai volontari dell’enciclopedia online è arrivato anche dal sottosegretario con delega all’editoria Vito Crimi, mentre già la scorsa settimana il vicepremier, Luigi Di Maio, aveva giudicato la riforma un “bavaglio alla rete”. Il presidente dell’associazione degli editori europei (Enpa), Carlo Perrone, ha parlato invece di una “inaccettabile campagna fuorviante condotta per influenzare gli europarlamentari”.

Wikipedia in mattinata segno di protesta ha sostituito tutte le fonti online italiane con un messaggio ai propri lettori dove si legge: “Anziché aggiornare le leggi sul diritto d’autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell’informazione, la direttiva minaccia la libertà online e crea ostacoli all’accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni. Se la proposta fosse approvata, potrebbe essere impossibile condividere un articolo di giornale sui social network o trovarlo su un motore di ricerca”. Nel documento pubblicato da Wikipedia si legge che ad oggi la proposta ha registrato anche il disaccordo di oltre 70 studiosi informatici, tra cui anche il creatore del web Tim Berners-Lee, 169 accademici, 145 organizzazioni operanti nei campi dei diritti umani, libertà di stampa, ricerca scientifica e industria informatica e di Wikimedia Foundation.

La direttiva sotto accusa – Come spiegato su ilfattoquotidiano.it dal docente e avvocato Guido Scorza, sono due le disposizioni contenute nella direttiva: “la prima stabilisce che la pubblicazione di un cosiddetto snippet – un link con una manciata di caratteri di anteprima – di un articolo di un giornale online rappresenta una forma di utilizzo dei diritti d’autore con la conseguenza che necessita di un’autorizzazione e del pagamento di un compenso all’editore”. Mentre la seconda: “Stabilisce che i cosiddetti intermediari della comunicazione ovvero i soggetti che consentono la pubblicazione online di contenuti prodotti dai propri utenti hanno bisogno di una licenza per svolgere tale attività e devono, comunque, dotarsi di specifici filtri automatici capaci di identificare e bloccare la pubblicazione di ogni contenuto coperto da diritto d’autore in mancanza di un’adeguata licenza”. Sempre secondo Scorza non si tratta semplicemente quindi di una “link tax (la definizione giornalistica utilizzata nel merito): “La proposta di direttiva prevede l’introduzione di una nuova forma di equo compenso per l’utilizzazione di un’opera protetta da diritto d’autore”. Anche per questo il timore è che, come evidenziato da Scorza “gli editori più piccoli perderebbero ogni chance di essere raggiungibili dal grande pubblico accanto ai contenuti degli editori più blasonati”.

La replica dell’Ue a Wikipedia – “Il testo della commissione” affari giuridici dell’Europarlamento, si legge nel comunicato stampa dell’istituzione Ue relativo al voto del 20 giugno, “specifica anche che caricare contenuti su enciclopedie online in modo non commerciale, come Wikipedia, o piattaforme di software in open source come GitHub, saranno automaticamente escluse dal requisito di rispettare le regole sul copyright” del controverso articolo 13 che riguarda un sistema di verifica ex ante dei materiali coperti da copyright e caricati sulle grandi piattaforme a scopo di lucro. Per quanto riguarda la posizione adottata dal Consiglio il 25 maggio, ritorna ugualmente l’esplicita esclusione dalle nuove norme sui diritti d’autore per le enciclopedie online, insieme a siti di compravendita online, servizi di cloud, musei, biblioteche, archivi, insegnamento e il data mining per la ricerca scientifica. L’articolo 13, spiega quindi la portavoce al mercato unico digitale della Commissione Ue, si rivolge a quei servizi che riguardano “grandi quantità di contenuti protetti da copyright che sono stati caricati da utenti che ne non possiedono i diritti”. Un caso diverso, quindi, quello per esempio di Youtube da quello di Wikipedia. “I contributori a Wikipedia sono in primo luogo tutti creatori che possiedono i diritti per i loro contributi che rendono disponibili sotto la licenza creative commons”, quindi, sottolinea la portavoce, “anche se qualche contenuto di parti terze può essere usato in questi contributi, per esempio foto, per illustrare un articolo, la quantità di questo contenuto appare essere limitata e quindi Wikipedia e le altre enciclopedie online non rientrerebbero nell’ambito della proposta della Commissione”. Questo in quanto “sarà considerato che non danno accesso a grandi quantità di contenuti protetti non autorizzati”. Di conseguenza Wikipedia non ha l’obbligo di ‘filtrare’ attivamente nessun contenuto che vi verrà caricato. Resta chiaro, però, che se una voce dell’enciclopedia online fosse interamente copiata o alimentata da materiale coperto da copyright di cui non si hanno i diritti questo dovrebbe essere rimosso.

M5s: “Presentata istanza di voto per riaprire dibattito”. E il democratico Viotti annuncia voto insieme ai grillini
Ad annunciare la contrarietà sul tema era stato il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio durante l’internet day: “Se le direttive dovessero rimanere tali, siamo disposti a non recepirle. Oggi Isabella Adinolfi, europarlamentare M5s, ha annunciato: “Il gruppo Efdd ha presentato istanza di voto in plenaria sulla direttiva copyright. Grazie a questa richiesta il Parlamento europeo giovedì 5 luglio dovrà decidere se riaprire il dibattito e concedere dunque la possibilità di presentare emendamenti come da noi auspicato. Il testo approvato dalla Commissione giuridica pone a serio rischio la libertà di espressione sulla rete. Internet deve essere il luogo libero e aperto, così come lo abbiamo conosciuto fino ad ora”. Quindi ha aggiunto: “Esprimiamo solidarietà a Wikipedia che per protesta contro la direttiva ha deciso di oscurare le proprie pagine. Mi auguro che nel corso di questo voto gli europarlamentari desistano dalla volontà di approvare un testo che presenta troppi aspetti problematici. Si tratta di un argomento troppo importante per non procedere ad un dibattito democratico in aula e avere la possibilità di presentare degli emendamenti. Mi batterò fino alla fine perché ciò accada, a cominciare dal voto di giovedì che è fondamentale”.

In linea con i 5 stelle anche l’europarlamentare Pd Daniele Viotti: “Sulla direttiva sul copyright voterò contro e chiederò il ritiro in commissione per ridiscutere l’intero provvedimento. In particolare l’articolo 13, se fosse approvato, chiederebbe a tutte le piattaforme, ma anche a tutti siti, compresi quelli più piccoli, di fare un controllo preventivo su tutti i contenuti. Fare un controllo preventivo significa avere degli algoritmi che soltanto le grandi multinazionali e le grandi piattaforme come Facebook, Google, Youtube possono permettersi, mentre quelle più piccole no. Avremmo quindi un internet più limitato, diverso da come lo conosciamo adesso. Non si tratta di non difendere il diritto d’autore, che va assolutamente tutelato, ma farlo con strumenti che siano nuovi e non limitativi della libertà di tutte e tutti noi su internet”.

Appello di 24 politici perché si fermi la direttiva – Un appello ai Parlamentari europei, perché nel corso della seduta plenaria, rovescino il voto del Comitato Affari Legali del Parlamento Europeo che il 20 giugno scorso ha approvato la proposta di direttiva sul copyright nel mercato unico digitale. È quello che hanno firmato 24 tra politici e rappresentanti della società civile in Italia, seguendo l’esempio delle centinaia di persone che, in tutta Europa, hanno inviato più di 200.000 messaggi di protesta. Tra i firmatari, quattro deputati tra cui il vice presidente M5s della Commissione attività produttive Luca Carabetta, innovatori e imprenditori come Massimo Banzi, inventore di Arduino, e poi Fabrizio Barca, diversi assessori che si occupano di partecipazione, innovazione e digitale nei comuni di Milano, Bologna e Lecce e alla regione Campania, gli esponenti di nuovi partiti politici come Italia in Comune, Diem25 e Volt, ed esperti ed accademici di fama nazionale ed europea. “Le conseguenze dell’applicazione di due articoli in particolare, l’11 e il 13 – sostiene il deputato di +Europa Alessandro Fusacchia, primo firmatario dell’appello e Segretario di Movimenta – rischiano seriamente di mettere a repentaglio un diritto fondamentale dei cittadini europei: la libertà di espressione in rete. Abbiamo messo insieme un pezzo della nuova classe politica ed imprenditoriale del Paese per dire che questo va evitato ad ogni costo”. In particolare, i rischi paventati dai 24 firmatari sono due: che la rete internet, in cui oggi gran parte dei contenuti sono generati e trasmessi da singoli individui e non da grandi organizzazioni, venga rimpiazzata da un’internet fatta dalle grandi imprese, uniche ad avere le risorse necessarie per adattarsi a queste nuove regole e che la rete si trasformi in un luogo popolato da algoritmi, che filtreranno ogni contenuto veicolato dagli utenti, con evidenti ricadute negative per libertà di espressione di ogni singolo individuo.

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