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Il Terzo Segreto di Satira, Loizzi dopo il post sull’ex boss di Trani: “La foto con Salvini? Simbolo di un politico che tira fuori il peggio dell’Italia”

"Quello che mi ha insegnato mio padre è che bisogna sempre scegliere da che parte stare. Sempre. E Salvini – spiega telefonicamente l'attore dopo il suo commosso racconto autobiografico postato su Facebook – poteva forse non sapere, come tutti sanno, chi era quell'uomo?"

di Simone Bertozzi

Non bisogna permettergli che faccia più del male a nessuno. Mandiamolo a casa”. Il lungo post, pubblicato ieri sulla sua pagina Facebook, è firmato Massimiliano Loizzi e ha come bersaglio Matteo Salvini. Che l’attore pugliese, volto storico de Il Terzo Segreto di Satira, non avesse particolare simpatia per l’attuale Ministro degli Interni era cosa nota. E non solo buttando un occhio al suo ultimo monologo, Il matto3, dove partendo dal processo sul “Naufragio dei bambini” racconta, con il solito stile dissacrante, le storture della Terza Repubblica. Solo tre anni fa, per citarne una, prese a bersaglio una foto in cui il leader della Lega mostrava, a favor di telecamere, la sua ultima donazione di sangue. Una caricatura particolarmente riuscita, pubblicata sulla sua pagina Facebook, che in poche ore fece il giro del web e diventò virale.

Ieri Loizzi, sempre piuttosto attivo sui social, è tornato alla carica. A scatenarlo un’altra immagine piuttosto controversa, questa sì, quella pubblicata dal giornalista Paolo Berizzi nel suo ultimo libro (e pubblicata su Repubblica Bari il 3 luglio), Nazi Italia, che mostra Salvini in compagnia dell’ex boss di Trani (oggi collaboratore di giustizia) Salvatore Annacondia. “Il fondatore della Sacra Corona Unita che ha confessato di solo suo pugno 72 omicidi”, scrive Loizzi, che con il boss ha in comune le origini pugliesi. E il racconto autobiografico di Loizzi, ricamato con la solita penna d’autore, che come la mano di Mario Brega pò esse fero e pò esse piuma, parte proprio da lì. Porto di Trani, “una sera di tanti anni fa”. Racconta di quando, passeggiando tra le barche del porto canale assieme al padre Luciano, che di Annacondia era stato professore di italiano alle medie, si trovò a declinare un insistente invito a cena. “Erano anni in cui Trani era uno dei Comuni più criminosi di tutto il paese”, spiega.

“Mio padre gentile ma categorico, rifiuta”, ricorda Loizzi. “Ma lui insiste e alla terza volta più che un invito il suo sembra un ordine. Alchè mio padre si ferma, lo fissa e gli dice in italiano : ‘ou lo sai che io da te non voglio niente’. E ce ne andiamo. Mio papà mi prende in braccio e mentre cammina mi abbraccia fortissimo. A pensarci adesso credo proprio che avesse paura, ma in quel momento io ero nel posto più bello e sicuro del mondo“.

Fu proprio suo padre a spiegargli il perché di quel no così categorico. “Pesciolino mio, secondo me non esistono i buoni e i cattivi ma ci sono persone che fanno delle cose molto cattive e con queste persone si possono fare due cose: o si prova a farle tornare buone perché tutti hanno bisogno di una seconda possibilità oppure si cerca di non fargli fare più del male a nessuno. E’ giusto provare – conclude il padre – ma nel frattempo io a lui non chiederei neppure un bicchiere d’acqua nel deserto“.

Un racconto autobiografico, dai tratti quasi poetici che, manco a dirlo, stride col volto sorridente dell’attuale Ministro degli Interni, ritratto in foto proprio con il boss dalla mano mozza, contro cui – secondo Loizzi – anche il padre (scomparso qualche anno fa) urlerebbe oggi i peggiori improperi. “Quello che mi ha insegnato mio padre è che bisogna sempre scegliere da che parte stare. Sempre. Credo che in quel momento anche lui avesse paura, ed è normale, ma ebbe il coraggio di scegliere. E Salvini – ci spiega telefonicamente l’attore – poteva forse non sapere, come tutti sanno, chi era quell’uomo? Quella foto è il simbolo di un politico che oggi, con il suo linguaggio e i suoi toni, sta tirando fuori il peggio da questa Italia. Rischiando di farci rimpiangere perfino i democristiani”. Insomma Loizzi, che anche nei suoi spettacoli a teatro ci ha abituato a diverse citazioni autobiografiche per raccontare l’Italia di oggi, anche questa volta si è dimostrato ben poco diplomatico. “Salvini? Bisogna mandarlo a casa!“.

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