“Un attacco alla democrazia senza precedenti”. E per questo motivo serve un incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La Lega Nord passa al contrattacco a 24 ore dal deposito delle motivazioni della Cassazione, che il 12 aprile scorso ha chiesto il sequestro delle somme future che entrano nelle casse del Carroccio, fino al raggiungimento dei 49 milioni che secondo i magistrati l’ex partito di Bossi deve restituire allo Stato. A parlare all’agenzia Ansa sono imprecisate fonti interne, ma il messaggio è chiarissimo e fa il paio con le dichiarazioni di ieri del segretario federale Matteo Salvini. La Lega – viene spiegato – intende chiedere un incontro al Capo dello Stato appena ritornerà dalla Lituania. Perché quello della Cassazione è “un gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano. Un’azione – è l’accusa – che non ha precedenti in Italia e in Europa“. Si tratta – è il ragionamento delle stesse fonti interne – di un attacco alla Costituzione perché “si nega il diritto a milioni di italiani di essere rappresentati. È una sentenza politica senza senso giuridico”. Secondo il pensiero del Carroccio, “la Lega non ha paura, c’è clima di grande tranquillità e serenità anche se c’è la consapevolezza” che “ci vogliono impedire di lavorare ed esistere”. Da via Bellerio si arriva ai paragoni estremi:  “Solo in Turchia, nei tempi moderni, un partito democratico e votato da milioni di persone è stato messo fuorilegge attraverso la magistratura”.

Csm: “Toni non accettabili”. Nessun commento dal Quirinale – Esternazioni che non raccolgono repliche ufficiali dal Csm. Ma a Palazzo dei Marescialli si è tenuto un confronto al termine del plenum, durante il quale è stata espressa “seria preoccupazione” per parole e toni che vengono ritenuti “non accettabili“. Dal Quirinale non trapela nessun tipo di commento circa la richiesta di un incontro. In ambienti parlamentari però, si osserva che mai in passato i presidenti della Repubblica abbiano interferito con decisioni della magistratura. A parlare, invece, è Alcide Maritati, segretario nazionale dell’Anm: “Evidentemente le sentenze vanno rispettate in qualunque Paese democratico del mondo. Si possono criticare le sentenze ma non attaccare i giudici, perché questo è contrario al principio di separazione dei poteri. Non accettiamo critiche che vadano al di là del legittimo esercizio del diritto di critica“. Per il segretario dell’Associazione nazionale magistrati “mettere in discussione la terzietà del potere giurisdizionale è inaccettabile, perché altera i principi dello Stato democratico. Salvo il legittimo diritto a criticare sentenze che, come in questo caso, riguardano un partito politico, sentenze che riguardano condotte giudicate illegittime, non possiamo accettare attacchi all’ordine giurisdizionale”. Parla anche il capo della Procura di Genova, Francesco Cozzi, limitandosi però a ricordare un “dato tecnico” è cioè che il sequestro dei beni diventa eseguibile “a condizione che la sentenza del Riesame segua il principio affermato dalla Cassazione”. Dal punto strettamente giudiziario la vicenda potrebbe andare avanti a lungo, ma la polemica politica invece infuria furibonda.

Di Maio: “Sentenza riguarda la Lega di Bossi ma va rispettata” – In giornata si erano susseguite le varie prese di posizione sulla vicenda. E mentre l’opposizione è passata all’attacco, il M5s ha parlato solo in serata con il capo politico Luigi Di Maio: “É una sentenza che non mi crea nessun imbarazzo, non riguarda la Lega di Salvini ma quella di Bossi e del suo cerchio magico. Ma è una sentenza e va rispettata. Ricordo che con la Lega abbiamo stipulato un contratto di governo che prevede di fare insieme delle norme anticorruzione”.

Centemero: “In cassa ci sono solo 300mila euro” – Gli esponenti leghisti hanno continuato a fare quadrato intorno al partito. “Sul conto della Lega 300mila euro, non di più” assicura il tesoriere Giulio Centemero nel tentativo di placare il polverone.  Impresa non facile, però. Le motivazioni della Cassazione attualizzano la complessa vicenda dei fondi verdi iniziata nel 2012 con la denuncia di investimenti e diamanti in Tanzania di Belsito, fino alla scoperta della famosa cartellina “family” con le spese della famiglia Bossi che porterà alla sue dimissioni. Storia che non è passata, perché le risorse “distratte” dal partito – recita la sentenza della Cassazione – sono da recuperare “ovunque ci siano soldi della Lega”. Solo che nel frattempo (quasi) tutto è cambiato, sicuramente il quadro politico: la Lega, al governo con M5S, si difende minacciando querele ed evocando il “processo politico”.

La Lega fa quadrato: “Soldi spesi onestamente” – Salvini in persona giura che quei soldi non ci sono, che sono stati spesi per legittime attività del partito “l’unico che si vuol mettere fuori legge per sentenza”, contrattacca. Aleggia la tesi del complotto: “Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così”, ha detto Centemero. A Repubblica poi dichiara che i magistrati a caccia di risorse fresche non andrebbero lontano, perché in cassa non c’è molto. “Non i 41mila euro del saldo di bilancio 2017. Siamo su cifre poco più consistenti”. Quanto? “Circa trecentomila euro”. E provoca i magistrati: ” Visti i sequestri già effettuati, sarà nostra premura portare in monetine da 10 centesimi al tribunale di Genova tutto quello che abbiamo raccolto come offerte da pensionati, studenti e operai durante il raduno di Pontida“.

Gli attacchi dell’opposizione – La sentenza regala un inatteso assist ai dem, che si lanciano contro la Lega e tentano l’affondo dell’alleanza gialloverde, chiamando in causa i Cinque Stelle. Oggi interviene sulla vicenda l’ex premier ed ex segretario Matteo Renzi: “La Lega Nord deve 48 milioni di euro ai cittadini italiani. Lo dice una sentenza, lo dicono i giudici non lo dice un senatore del partito democratico”. Così il senatore fiorentino in una diretta Facebook. “Questo grande richiamo all’onestà – incalza – sembra venire meno. Avevano promesso che sarebbero venuti in parlamento a riferire. Stiamo aspettando che il ministro Salvini venga a raccontare che fine hanno fatto i soldi della Lega. Nel frattempo che è impegnato a chiudere i porti bisognerebbe che aprisse il portafoglio perché quei soldi non sono della Lega sono dei cittadini”. Ma è solo l’ultimo degli attacchi. “Caro Luigi Di Maio – twitta il presidente del Pd Matteo Orfini – è un problema per il M5s o non fa niente? Una volta urlavi onestà, ora sei alleato con chi ha truffato gli italiani”. “Secondo l’Espresso, da dicembre 2013, quando Salvini prende il posto di Maroni, al maggio 2014 – scrive su Fb il dem Michele Anzaldi – il patrimonio della Lega crolla da 14,2 milioni a 6,6 milioni: come sono stati usati questi milioni? Perché Salvini non si è costituito parte civile a Genova?”.

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