Il presidente Inps davanti al Parlamento per la Relazione annuale: "Presenza degli immigrati sovrastimata". Poi sulle pensioni: "Quota 100 costa fino a 20 miliardi. Superare del tutto la Fornero non è possibile". Ma anche: "Governi deludenti pensano agli anziani". Sul decreto dignità: "Bene il taglio delle proroghe dei contratti a tempo indeterminato". Poi critica il ritorno delle causali. All'attacco il ministro dell'Interno: "Fa politica". Tiepido Di Maio: "Resta in carica fino al 2019. Su vitalizi e pensioni d'oro andiamo d'accordo, su altro no"
“Senza nuovi ingressi il sistema pensionistico italiano non regge”. Tito Boeri insiste. Dopo gli scontri a distanza con Matteo Salvini sul tema immigrazione, dopo che il ministro dell’Interno solo 24 ore fa gli ha detto che “fa il fenomeno” e che nell’Inps “c’è molto da cambiare”, il presidente dell’Istituto di previdenza si è presentato alla Camera per la Relazione annuale al Parlamento e ha ribadito il concetto: la riduzione dei flussi dei migranti ha un impatto sui contributi versati allo Stato e quindi sulle pensioni. E se secondo la Lega, Salvini in primis, fa politica e si espone su temi che non spettano a chi ricopre quel ruolo, Boeri va avanti e ribadisce che il suo pensiero è ancorato ai dati e legittimo in quanto presidente dell’Inps. Tanto da aggiungere subito dopo: “Gli immigrati in Italia sono sovrastimati, la stretta aumenta i clandestini”. Per il ministro dell’Interno è un’altra provocazione: “Continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?“. Ma Boeri la replica se l’aspettava: “I dati sono la risposta migliore”, ha commentato, “e non c’è modo di intimidirli. La mia risposta è nei dati e i dati parlano. Oggi presentiamo quella che è la verità che bisogna dire in Italia”. Insomma nessuno arretra sul punto. Nel mezzo c’è ancora una volta Luigi Di Maio, che la relazione l’ha sentita esporre in diretta. Non è certo lui a voler chiedere la testa di Boeri, ma neppure può dirsi indifferente di fronte allo scontro con il collega vicepremier: “Resta in carica fino al 2019 e, per quanto mi riguarda, è il mio interlocutore per l’Inps”, ha detto salvo specificare che quelle di Boeri sono “opinioni personali”. “Sulla collaborazione istituzionale su vitalizi e pensioni d’oro stiamo andando bene, su altre cose non siamo d’accordo”. Ma l’imbarazzo rimane, soprattutto perché Boeri non sembra avere intenzione di restare nell’ombra. E così Di Maio ha provato la carta del rispetto dei ruoli: “Sono sicuro che finché il legislativo farà il legislativo, l’esecutivo l’esecutivo e l’Inps farà l’Inps andremo tutti d’accordo”. Una replica che non convince Boeri: “Nessuno lo mette in discussione. Ma nel momento in cui si parla di questioni di rilevanza per il nostro istituto e per i giovani chiaramente diciamo la nostra. Poi quando il governo e il Parlamento decidono noi ci mettiamo pancia a terra ad applicare le leggi”.
Ma a far discutere non è solo la questione immigrazione. Boeri nell’esporre la Relazione al Parlamento ha anche parlato di pensioni: ha detto che la proposta di rivedere la legge Fornero attraverso la quota 100 costerebbe fino a 20 miliardi. Un parere interpretato come negativo, anche se il presidente Inps ha detto che “possiamo permetterci una maggiore flessibilità”, accelerando il passaggio al “sistema contributivo”. Per Boeri rimane una delusione per i giovani “quella di ritrovarsi sempre, quale che sia l’esito del voto, con governi che pr opongono interventi a favore dei pensionati”. Un passaggio del suo discorso è stato dedicato poi al necessario taglio dei vitalizi e a quello dei privilegi delle pensioni dei sindacalisti che, ha ricordato, si può fare senza intervenire con una legge. Infine si è occupato del decreto Dignità: si è detto favorevole al taglio delle proroghe dei contratti a tempo determinato. Ma ha criticato il ritorno delle causali.
Immigrazione – “Il nostro sistema pensionistico”, ha esordito Boeri, “è in grado di reggere alla sfida della longevità, almeno sin quando si manterrà l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione. Ma non ha al suo interno meccanismi correttivi che gli permettano di compensare un calo delle coorti in ingresso nel mercato del lavoro”. Quindi il problema è la percezione del fenomeno: “Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14 anni. La deviazione fra percezione e realtà è molto più accentuata che altrove. Non sono solo pregiudizi. Si tratta di vera e propria disinformazione. Il nostro Paese ha bisogno di aumentare l’immigrazione regolare”. Questo perché, “sono tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere”. Ad esempio, ha spiegato, nel lavoro manuale non qualificato ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l’8% degli italiani. La storia “ci insegna che quando si pongono forti restrizioni all’immigrazione regolare, aumenta l’immigrazione clandestina e viceversa: in genere, a fronte di una riduzione del 10% dell’immigrazione regolare, quella illegale aumenta dal 3 al 5%. In presenza di decreti su flussi del tutto irrealistici”, la domanda di lavoro immigrato “si riversa sull’immigrazione irregolare“.
A Boeri ha replicato Di Maio quando è stato il suo turno: “C’è una differenza tra percezione e numeri ma è quella percezione che si è ignorata. Quando un fenomeno è percepito sopra i numeri è perché probabilmente è incontrollato, mal gestito. Occorre governare il fenomeno altrimenti si rischia di parlare una lingua ai cittadini non comprensibile”, visti anche “il fenomeno nelle periferie e i problemi di sicurezza, non sono solo connessi all’immigrazione”.
Decreto dignità – Boeri ha anche parlato del primo provvedimento del governo M5s-Lega, approvato nei giorni scorsi e che già sta scatenando numerose polemiche. Ha dato un giudizio positivo sul taglio delle proroghe da 5 a 4 per i contratti a termine, ma ha criticato la reintroduzione delle causali: “Comporta un forte appesantimento burocratico scoraggiando la creazione di lavoro soprattutto nelle pmi” con il rischio “di trovarsi con meno lavoro e della stessa qualità”. “Se infatti, come già sottolineato lo scorso anno, 5 proroghe dello stesso contratto sono troppe perché consentono un periodo di prova praticamente di 3 anni non si vede perché reintrodurre le causali “. La sua proposta è di “aumentare i contributi sociali su questi contratti ad ogni proroga. Nonostante ciò, “nel decreto dignità ci sono aspetti positivi. Avevo già sottolineato come il decreto Poletti fosse in contraddizione con il contratto a tutele crescenti. Quel contratto a tempo determinato era tale da scoraggiare le imprese ad assumere a tempo indeterminato”.
Pensioni – Tra i temi caldi per il governo che sono stati toccati da Boeri c’è sicuramente quello delle pensioni. Il presidente Inps ha evidenziato intanto i costi della quota 100 (proposta da Lega-M5s nel contratto), dicendo che possono arrivare fino a 20 miliardi. Ma il suo discorso è partito dalle condizioni dei giovani: “La storia recente dei giovani nel nostro Paese”, ha detto “è una storia di inesorabili revisioni al ribasso delle loro aspettative. Fra queste delusioni anche quella di ritrovarsi sempre, quale che sia l’esito del voto, con governi che propongono interventi a favore dei pensionati”. A questo proposito, la metà dei poveri in Italia ha meno di 34 anni e la loro probabilità di diventare poveri è “5 volte più alta di quella dei loro nonni“.
Per Boeri la quota 100 è una soluzione troppo costosa: “Ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 (o 41 anni di contributi) si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in più” con un costo, nella versione ‘pura’ “fino a 20 miliardi all’anno”. E si ridurrebbe anche l’occupazione: “Sappiamo che ogni abbassamento dell’età pensionabile comporta anche riduzione dell’occupazione perché il prelievo contributivo aumenta e il lavoro costa di più”. “Avremmo dunque non solo più pensionati, ma anche meno lavoratori, ciascuno dei quali con un fardello ben più pesante sulle proprie spalle”. Quindi secondo lui ripristinare le pensioni d’anzianità significherebbe “ridurre il reddito netto dei lavoratori”. “In un sistema pensionistico a ripartizione come il nostro, i contributi di chi lavora servono ogni anno a pagare le pensioni di chi si è ritirato dalla vita attiva. Oggi abbiamo circa 2 pensionati per ogni 3 lavoratori. Questo rapporto è destinato a salire nei prossimi anni”. E “il passaggio al sistema contributivo, con regole pensionistiche meno generose, serve proprio ad evitare che questo avvenga”. Il costo della proposta potrebbe pesare sulla stessa platea di quanti hanno sollecitato l’abrogazione della riforma Fornero. Ed è per coprire questo costo che, secondo Boeri, occorerrà “aumentare il prelievo fiscale su ogni lavoratore, innescando un circolo vizioso in cui più tasse riducono l’occupazione e dunque scaricano l’onere di finanziare le pensioni su di una platea sempre più piccola”. Senza contare la “reazione” delle imprese che “hanno bisogno di tempo per adattarsi a variazioni nell’età di pensionamento”.
Vitalizi e taglio pensioni dei sindacalisti – Boeri, che è stato anche tra i consulenti del presidente della Camera Roberto Fico per la scrittura della delibera per il taglio dei vitalizi, ha quindi espresso la necessità di rivedere il privilegio. “I titolari di cariche elettive vanno trattati come tutti gli altri lavoratori”, ha detto, “limando la componente di privilegio delle loro pensioni in modo coerente con quanto si intende fare per gli altri lavoratori e non punendoli per il solo fatto di aver servito il nostro Paese come parlamentari”. Boeri ha anche parlato delle “condizioni privilegiate” delle pensioni dei sindacalisti. “Per queste non serve una legge ma solo il nulla osta del ministero del lavoro alla nostra circolare di 1 anno fa”.