Il gruppo di giovani calciatori non sa nuotare, e le squadre di soccorso vogliono che l’acqua nella grotta scenda il più possibile prima di dare il via alle operazioni di recupero
Non smettono un attimo di pensare i soccorritori su come tirare fuori al più presto possibile e nel modo più sicuro i 12 ragazzini e il loro allenatore dalla grotta Tham Luang, in Thailandia, in cui sono stati trovati vivi. Oltre a estrarre acqua dalla grotta con numerose pompe, i soccorritori stanno anche cercando di deviare i corsi d’acqua che entrano nella cavità naturale da vari punti, non tutti ancora scoperti. I militari thailandesi e i ranger forestali hanno deviato da ieri sera due torrenti e ne stanno cercando altri da deviare. Impedire per intero l’afflusso dell’acqua nella grotta sarà impossibile, data la porosità della roccia, ma la speranza è che tali deviazioni consentano una maggiore elasticità alle operazioni di soccorso anche nel caso dovesse ricominciare a piovere, come è previsto nel fine settimana.
I 12 ragazzi intrappolati da undici giorni nella grotta stanno facendo pratica sott’acqua con le maschere, in vista di un ritorno in superficie che richiederà estesi periodi di immersione, e per il quale non c’è ancora una tempistica stimata. Il gruppo di giovani calciatori non sa nuotare, e le squadre di soccorso vogliono che l’acqua nella grotta scenda il più possibile prima di dare il via alle operazioni di recupero. Il tentativo di riportare in superficie tutti non avverrà oggi perché il livello dell’acqua non è sceso abbastanza per provare una traversata che richiede estesi periodi di immersione. Le operazioni di preparazione continuano però 24 ore su 24, nella speranza che il recupero diventi possibile nei prossimi giorni. Intanto, non hanno ancora avuto successo i tentativi di far comunicare i ragazzi con i loro genitori via telefono perché il telefono militare che doveva essere utilizzato è stato messo fuori uso dall’acqua durante il trasporto. Un nuovo tentativo di stabilire un collegamento telefonico è tuttora in corso, ed è considerato una priorità per fornire sostegno psicologico ai giovani calciatori.
Un video diffuso dai Navy Seals thailandesi mostra i prigionieri della grotta mentre si presentano uno a uno alla telecamera per ringraziare i loro soccorritori. I giovani calciatori – tutti tra gli 11 e i 16 anni – appaiono smunti nei lineamenti ma sono capaci di scherzare con i sub della Marina che dal ritrovamento di lunedì sera passano il tempo con loro sulla sponda fangosa dove per nove giorni avevano trovato riparo dalle inondazioni che hanno sommerso larghi tratti della grotta. Ieri le autorità thailandesi avevano posto l’enfasi sul bisogno di riportare i ragazzi al cento per cento delle loro forze prima di iniziare le operazioni per farli uscire. Tuttavia, le forti piogge previste nei prossimi giorni potrebbero costringere i soccorritori ad anticipare i tempi. I ragazzi sono indeboliti ma sani, e ritrovarli dopo nove giorni è stata un’impresa che ha lasciato la Thailandia – e non solo – felicemente incredula. Il gruppo è ora assistito da sette persone, tra cui un medico e un infermiere della Marina. Gli è stato dato cibo iperproteico e bevande ricostituenti, e pian piano tutti stanno riguadagnando le forze e sciogliendo i muscoli prima atrofizzati dall’immobilità. Ma prima di spostarli da quel minuscolo lembo di terra non allagato oltre 800 metri sottoterra, dove sono stati trovati da due speleologi britannici in avanscoperta, bisogna essere sicuri che siano in forze.