A Trezzo sull’Adda, al confine tra Milano e Bergamo, una cittadina ha fatto affiggere dei manifesti funebri dedicati ai cento migranti annegati qualche giorno fa al largo delle coste libiche, compresi tanti bambini. E sarebbe stato rispettato l’iter burocratico del caso, incluso il pagamento delle relative imposte comunali. Eppure sono scomparsi: ignoti li hanno strappati nella notte di sabato 30 giugno. Il contenuto del necrologio era questo: “Cento migranti morti nel Mediterraneo. Un pensiero per tutte le donne, gli uomini e i bambini senza nome uccisi dalla nostra indifferenza“. E c’è chi punta il dito contro il sindaco leghista Danilo Villa che pure smentisce di aver chiesto la rimozione dei manifesti.
Non la pensa così Giorgio Colombo, attivista locale di Rifondazione comunista che ha mosso l’accusa poi rilanciata dal segretario nazionale Maurizio Acerbo. “Un atto vigliacco, irresponsabile e di cui vergognarsi. Quei manifesti volevano essere un semplice pensiero umano… – attacca Colombo -. Il comando della polizia urbana di Trezzo mi ha confermato che non potevano essere strappati perché la procedura si è svolta a norma di legge, era assolutamente legale. Ringrazio tutti i cittadini che hanno espresso la loro solidarietà”. “I compagni di Trezzo hanno intenzione di riaffiggerli in queste ore – dice Acerbo a ilfattoquotidiano.it -. C’è da riflettere sul fatto che un primo cittadino si irriti per un atto di mera umanità”. Su Facebook un militante aggiunge: “Bisognerebbe metterli in tutte le città. Far sapere a tutti la verità”.
Ma è stato davvero il primo cittadino di Trezzo a disporne la rimozione oppure hanno agito dei vandali, nella notte tra sabato e domenica? “Non è vero nulla. Ho solo chiesto alla nostra polizia locale di verificare se fosse corretto l’uso dello spazio utilizzato dagli annunci mortuari per scopi diversi da quello per cui sono sempre stati adoperati, e cioè fornire informazioni sul decesso e sulla cerimonia funebre con un breve saluto da parte di parenti e amici – spiega il sindaco a ilfattoquotidiano.it -. Solitamente le regole per redigerli richiedono attenzione e capacità di selezionare le parole, senza scrivere troppo. I testi brevi vanno usati per dare l’annuncio della scomparsa o per partecipare al dolore dei familiari e quindi non occorre aggiungere altre parole, a meno che non servano come riconoscimento della persona o della volontà dei parenti”. E veniamo alla querelle sui manifesti sui migranti morti tolti: “In questo caso, sui necrologi affissi in città, sui quali non ho dato alcuna disposizione di rimozione, mi pareva fossero assimilabili a una campagna di propaganda politica contro l’azione di contrasto alla tratta degli esseri umani messa in campo dal ministro Salvini e dal governo in carica. E la conferma viene da questa denuncia di Rifondazione: ci sono altri modi per manifestare il proprio pensiero, come i volantini”. Ricapitolando: i manifesti funebri della discordia sono stati strappati dagli appositi spazi comunali, non sono più affissi, e secondo il sindaco (che garantisce di non essere il responsabile della loro eliminazione) non erano annunci mortuari e nemmeno una campagna di solidarietà e sensibilizzazione, ma pura propaganda politica.
Non è la prima volta che l’amministrazione Villa fa parlare di sé. Due anni fa, per esempio, il sindaco decise che per accedere nel parco cittadino, l’unica area verde, occorresse la tessera sanitaria. Fu montata una colonnina con conta-ingressi collegata alla rete della polizia locale. L’obiettivo? “Tenere lontani gli extracomunitari”, affermò Carlo Sironi, leader della lista di opposizione Tutti per Trezzo. Negli anni precedenti aveva invece fatto smantellare pezzi nobili dell’arredo urbano. Il motivo? “È ricettacolo di microcriminalità”, affermò la giunta del Carroccio.