Il titolare dell'Interno di Berlino parla da Vienna, dove ha incontrato e tranquillizzato il cancelliera austriaco Sebastian Kurz, confermando qual è l'obiettivo dell'accordo raggiunto tra lui e Angela Merkel sui movimenti secondari: i respingimenti al confine austro-tedesco. La replica di Salvini: "Prima di riprenderci un solo richiedente asilo in Italia, aspettiamo che gli altri paesi rispettino i ricollocamenti"
“Il governo tedesco negozierà con Grecia e Italia: i migranti registrati nei due Paesi, ma che si presentano alla frontiera di Austria e Germania, saranno inviati a centri di transito e poi saranno rinviati a Roma o Atene”. Il ministro dell’Interno di Berlino Horst Seehofer parla da Vienna, dove ha incontrato e tranquillizzato il cancelliera austriaco Sebastian Kurz, confermando qual è l’obiettivo dell’accordo raggiunto tra lui e Angela Merkel sui movimenti secondari: i respingimenti al confine austro-tedesco. Con la specifica, utile appunto a sedare le riserve dell’amico Kurz, che i migranti non verrebbero rimandati in Austria, ma direttamente nei Paesi di primo approdo. Resta da capire però tramite quale intesa, visto che l’Italia, dal termine del Consiglio Ue, non ha mostrato la volontà di scendere a patti con Berlino e veder tornare indietro i richiedenti asilo. “Prima di riprenderci un solo richiedente asilo in Italia – ha infatti replicato il ministro dell’Interno Matteo Salvini – aspettiamo che gli altri paesi si riprendano le decine di migliaia che avrebbero dovuto aver già preso con i ricollocamenti. Siamo in credito di 32mila persone, 10mila solo dalla Francia“.
In serata lo stesso Salvini ha annunciato che “a Innsbruck la sera di mercoledì vedrò il collega tedesco Seehofer e, prima del summit, ci sarà un incontro a tre Italia, Germania e Austria: stiamo lavorando ai contenuti”. Confermando anche quanto annunciato da Kurz e Seehofer.
Il cancelliere austriaco subito dopo aver letto dell’accordo salva-governo tra Merkel e il suo ministro bavarese ha infatti subito annunciato la possibilità di “misure per proteggere i nostri confini meridionali”. Lo spauracchio della chiusura del Brennero, dove tra maggio e giugno ci sono stati solo due ingressi irregolari, è stato agitato nonostante lo stesso ministro dei Trasporti di Vienna abbia ammesso che sarebbe soprattutto “un disastro economico“. E Kurz davanti a Seehofer ha ribadito a chi gli ha chiesto se stia valutando davvero l’ipotesi della chiusura: “E’ la Germania che sta prendendo delle decisioni. Sono decisioni che potrebbero richiedere una nostra risposta“. L’Austria vuole “una soluzione europea”, cioè frontiere esterne più forti a salvaguardia di Schengen, ha aggiunto il cancelliere.
“Il governo tedesco negozierà con Grecia e Italia cosa possono fare” per i movimenti secondari. “Questi negoziati fanno parte dell’accordo di coalizione. I profughi che sono stati registrati in Italia e Grecia, ma che si presentano alla frontiera di Austria e Germania, saranno inviati nei centri di transito e poi saranno rinviati a Roma o Atene, e questo sarà un contributo essenziale di Italia e Grecia per fermare la migrazione illegale”, ha illustrato il ministro tedesco Seehofer. I movimenti secondari dei migranti da un Paese di primo ingresso verso gli altri “devono essere fermati“. “Se i negoziati con Italia e Grecia dovessero fallire, i tre Paesi dovranno pensare a nuove misure per fermare la migrazione illegale”, ha specificato infine Seehofer.
Quindi non ci saranno misure nei confronti di Vienna, ma “la settimana prossima ci sarà una riunione tra i ministri dell’Interno di Germania, Austria e Italia per decidere misure per chiudere la rotta dei migranti nel Mediterraneo. Questo è nell’interesse dell’Italia, ma anche di Germania e Austria”, hanno annunciato Kurz e Seehofer. “Come presidenza del Consiglio dell’Ue continueremo a lavorare sulla riforma di Dublino, anche se sarà un lavoro difficile, visto che negli ultimi anni non è stato possibile trovare un accordo. Non c’è ragione che ci lasci pensare che un accordo sarà trovato nei prossimi mesi”. Così ha concluso il cancelliere austriaco, ribadendo il suo personale “scetticismo” sul meccanismo dei ricollocamenti.