In Italia 427mila minori, in soli cinque anni, hanno vissuto la violenza tra le mura domestiche nei confronti delle loro mamme, nella quasi totalità dei casi compiute per mano di un uomo. Bambini e bambine che assistono direttamente ai maltrattamenti o ne prendono coscienza notando i lividi, le ferite o i cambiamenti di umore nelle loro mamme. Oppure osservando porte, sedie o tavoli rotti in casa. Questi bambini, a volte, sono vittime a loro volta di violenza fisica. Sono più di 1,4 milioni le mamme vittime di violenza domestica e, accanto a loro, ci sono i figli. È una piaga, quella della ‘violenza assistita’ per lo più sommersa: un po’ perché gli adulti non hanno consapevolezza della sua gravità, un po’ per lo scarso sostegno che viene garantito alle mamme, le quali in molti casi subiscono in silenzio, senza denunciare. Per accendere i riflettori sul fenomeno Save the Children lancia oggi l’iniziativa di sensibilizzazione ‘Abbattiamo il muro del silenzio’, pubblicando un dossier che contiene inedite elaborazioni realizzate dall’Istat per l’organizzazione con un’ampia analisi qualitativa, oltre che quantitativa, del fenomeno e delle esperienze di violenza subìte dalle donne.
PROVARE QUELLO CHE PROVANO I BAMBINI – E da oggi, 5 luglio al 7 luglio, a Palazzo Merulana a Roma, è possibile visitare una installazione immersiva per provare in prima persona il dramma che tanti bambini vivono quotidianamente. Il visitatore potrà entrare in quella che apparentemente è la normale cameretta di un bambino di 7 anni, dove sono tuttavia presenti diversi particolari che possono rivelare il clima di paura che prova un bambino che assiste in casa alla violenza nei confronti della propria mamma: un rifugio sotto il letto, un nascondiglio nell’armadio, giocattoli rotti, o libri di scuola rovinati. Grazie alla tecnologia bone conductor (conduzione ossea), le persone vivranno quindi le stesse sensazioni, lo stesso clima di angoscia e di paura che prova nella realtà un minore quando la propria mamma subisce i maltrattamenti. Per partecipare è necessario prenotarsi utilizzando il link ma, “data la sensibilità dei contenuti – avverte Save the Children – la visita dell’installazione è sconsigliata ai minori di 18 anni”.
BAMBINI IN PERICOLO – Dal nuovo dossier di Save the Children emerge che tra le donne (non solo madri) che in Italia hanno subito violenza nella loro vita – oltre 6,7 milioni secondo l’Istat – più di una su dieci ha avuto paura che la propria vita o quella dei propri figli fosse in pericolo. In quasi la metà dei casi di violenza domestica (48,5%), inoltre, i figli hanno assistito direttamente ai maltrattamenti, una percentuale che supera la soglia del 50% al nord-ovest, al nord-est e al sud. In più di un caso su dieci (12,7%) le donne dichiarano che i propri bambini sono stati a loro volta vittime dirette dei soprusi per mano dei loro padri. I dati sulle condanne con sentenza irrevocabile per maltrattamento in famiglia – più che raddoppiate negli ultimi 15 anni, passando dalle 1.320 nel 2000 alle 2.923 nel 2016 – evidenziano che nella quasi totalità dei casi (94%) i condannati sono uomini e che la fascia di età maggiormente interessata è quella tra i 25 e i 54 anni, l’arco temporale nel quale solitamente si diventa padri o lo si è già.
I DATI SULLA VIOLENZA DOMESTICA – Oggi, nel nostro Paese, sono oltre 1,4 milioni le madri che nel corso della loro vita hanno subìto maltrattamenti in casa da parte dei loro mariti o compagni. Tra queste, più di 446mila vittime vivono ancora con il partner violento e spesso non vedono possibili vie di uscita dalla relazione, spesso anche perché non indipendenti dal punto di vista economico. Sono 174mila le mamme vittime di violenza da parte del loro attuale compagno che dichiarano che i figli hanno visto o subito direttamente i maltrattamenti. Si tratta, in particolare, di donne che nel 97% dei casi sono sposate, nel 71% sono italiane, nel 41% hanno tra i 30 e i 49 anni, nel 40% dei casi sono casalinghe e in quasi 4 casi su 10 (34%) hanno il diploma superiore. Prendendo invece in considerazione le oltre 455mila madri che non vivono più con l’ex partner violento e che hanno dichiarato che i propri bambini hanno visto o subito la violenza, 7 su 10 sono separate o divorziate, 8 su 10 sono italiane, nel 42% dei casi hanno 30-49 anni di età, mentre più di 1 su 3 (34%) è dirigente, imprenditrice, libera professionista, quadro o impiegata, e quasi la metà (46%) ha conseguito il diploma superiore.
LA CONSAPEVOLEZZA DELLE CONSEGUENZE SUI MINORI – Del totale di donne (non solo madri) che in Italia hanno ripetutamente subìto forme di violenza domestica per mano di partner o ex partner – più di 1,6 milioni di donne secondo i dati elaborati dall’Istat per Save the Children – solo il 7% (pari a 118.330 vittime) si è mostrata molto consapevole del reato subito e ha attivato dei percorsi di uscita dalla violenza. Si tratta, in particolare, di donne che in ben il 75% dei casi sono anche madri e che sono state vittime di violenze fisiche molto evidenti. Su queste donne, molto gravi sono state poi le conseguenze stesse dei maltrattamenti: 1 su 4 ha fatto ricorso ai medicinali, 2 su 5 sono andate in terapia psicologica o psichiatrica, il 22% ha pensato al suicidio e a forme di autolesionismo o non è riuscita a portare avanti le normali attività quotidiane o andare al lavoro per un certo periodo. Presentano, inoltre, difficoltà nella gestione dei propri figli (35%), hanno sviluppato forme d’ansia (70%) e disturbi del sonno e dell’alimentazione (65%). Di queste donne, quasi 9 su 10 considerano la violenza subìta un reato e nella quasi totalità dei casi (99%) hanno denunciato la violenza subita, ricevendo conseguentemente il supporto necessario per attivare percorsi di uscita dalla violenza che in oltre il 58% dei casi le hanno portate a lasciare il partner violento.
Accanto a queste donne fortemente consapevoli delle violenze subite, tuttavia, ce ne sono moltissime – più di 548mila, il 33% del totale di coloro che hanno subito ripetutamente la violenza domestica – che faticano a dichiarare che i propri figli hanno assistito alle violenze, preferiscono chiudersi nel silenzio e non denunciare quanto subito. Di queste, più della metà (56%) ha figli o convive ancora con il marito o il partner violento, quasi 6 su 10 (57%) considerano la violenza subìta solo come qualcosa di sbagliato, ma non un reato, e solo nel 4% delle situazioni hanno sporto denuncia e nel 2% si sono rivolte a un medico o a un consultorio. “Moltissimi bambini e adolescenti sono vittime di questa violenza silenziosa, che non lascia su di loro segni fisici evidenti, ma che ha conseguenze devastanti” – ha dichiarato Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Dai ritardi nello sviluppo fisico e cognitivo alla perdita di autostima, da ansia, sensi di colpa e depressione all’incapacità di socializzare con i propri coetanei.