Una madre che si sente “un verme” perché sa di essere parte di un “sistema” in cui i “meritevoli” devono lasciare spazio ai raccomandati. Dove la sua stessa figlia potrebbe essere vittima di chi come lei aggiusta i concorsi. È esemplare l’intercettazione che il gip di Matera Angela Rosa Nettis riporta quasi alla fine dell 425 pagine con cui ha firmato trenta misure cautelari tra cui i domiciliari per il governatore della Basilicata Marcello Pittella. È lui il deus ex machina, che “detta le sue regole partitocratiche, trasmette i suoi elenchi, le sue liste verdi, le sue direttive”. Cioè i nomi dei raccomandati che devono vincere i concorsi, che se “hanno fatto tutti schifo”, come registrano gli investigatori in un’intercettazione. Poco importa. A contare è la volontà di Pittella: “Sia fatta la sua volontà”, è il refrain di religiosa ispirazione con cui i sottoposti eseguono le indicazioni del presidente.
A parlare in una conversazione captata dagli investigatori delle fiamme gialle è Maria Benedetto, direttore amministrativo della Azienda sanitaria di Matera, finita in carcere come il commissario dell’Asm, Pietro Quinto (ex dg Asm) considerato dagli inquirenti “il collettore delle raccomandazioni che promanano” dal presidente Pittella. La donna, parlando con la sua segretaria, si lamenta del destino della sua brillante figlia, studentessa a Bologna, rispetto a quello del figlio di Quinto, neo laureato in giurisprudenza a Bari e già tirocinante in uno studio legale nel capoluogo pugliese grazie al padre: “Mia figlia senza voler essere…mia figlia…è dieci volte più brava e poi dico io i nostri figli, tu immagina quando aggiusto le cose nei concorsi e se capita a mia figlia? Che pur essendo più brava di…non può andare avanti … e allora mi sento un verme ... dico mi sa che faccio parte anche io di questo sistema! però veramente, se il figlio veramente … ma io provo ammirazione per le persone brave. Siccome lo so i mezzucci, mi … cioè una cosa alluci… cioè il mio cruccio… ma così, ma questo come farà… andrà sempre avanti così”.
Voti gonfiati anche per gli omonimi dei raccomandanti – Mezzucci, raccomandazioni, favori, logiche clientelari per cui i concorsi erano truccati, anche quelli per i disabili: i candidati a ricoprire anche posti da dirigenti – segnalati da Pittella – avevano in anticipo le tracce “con domande facili“, “generiche“, anzi a uno dei raccomandati sarebbe stato anche chiesto quale argomento avrebbe voluto affrontare nelle tracce. C’è stato anche il caso di un candidato, essendo omonimo dello sponsorizzato che si era ritirato, si è visto attribuire un voto altissimo. Chi partecipava ai concorsi poteva sapere anche già in anticipo le domande che sarebbero state fatte all’esame orale. Tra i capi di imputazione c’è anche la distruzione dei verbali di correzione con “le reali votazioni“. Sì perché i voti (che in alcuni casi erano espressi anche in giudizi e non in punteggi), stando alla procura di Matera, venivano anche gonfiati o attribuiti a “tavolino” dai commissari in favore dei candidati con uno sponsor. E che gli inquirenti hanno individuato nell’ex viceministro dell’Interno Filippo Bubbico (Leu), in don Angelo Gallitelli, segretario del vescovo di Matera Antonio Caiazzo, nel deputato nonché ex sottosegretario alla Salute Vito De Filippo (Pd), nell’ex parlamentare barese Gaetano Piepoli (Cd).
“La discepola della Campania” vicina a De Luca – Nelle carte si parla anche di Lucia Esposito, vincitrice di un concorso il 28 giugno del 2017, indicata nelle intercettazioni come “della Campania…la discepola“. Esposito infatti è vicina al governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Esponente del Pd è stata pure eletta al Senato, subentrando nel settembre del 2017 a Vincenzo Cuomo, eletto sindaco di Portici, per alcuni mesi titolare di un doppio incarico. Il gip annota anche il nome del questore di Matera, Paolo Sirna. Che avrebbero sollecitato Quinto a intercedere su altre vicende, come l’assunzione del figlio di Piepoli alla Fondazione Matera 2019 (mai avvenuta perché secondo il gip gli indagati erano stati informati dell’esistenza dell’inchiesta). Nessuno di loro risulta indagato. Anche perché come ricorda il giudice esiste una sentenza della Cassazione (la n° 32035 del 2014) che stabilisce che la mera “raccomandazione” o “segnalazione” non costituisce una forma di concorso morale nel reato di abuso d’ufficio in assenza di ulteriori comportamenti.
Pittella deus ex machina: “Sia fatta la sua volontà” “Uno squallido e disarmante spaccato i cui protagonisti con disinvolta facilità si muovono con un malinteso senso di impunità“, scrive il gip nell’ordinanza. Anche perché stando alle indagini delle Fiamme Gialle proprio Quinto avrebbe saputo di essere intercettato dal senatore Salvatore Margiotta, appena rieletto dal Pd. Ma non solo: “Alla luce di quanto su esposto può fondatamente formularsi a carico di tutti gli odierni indagati una prognosi di pericolosità in considerazione della straordinaria gravità dei fatti loro ascritti aventi a oggetto la mercificazione della funzione pubblica, la spartizione partitocratica degli incarichi dei posti messi a concorso nel settore attenzionato della sanità pubblica, che offre uno squallido e disarmante spaccato”. Questo perché i protagonisti di questa ennesima storia di malaffare “agiscono nella consapevolezza di uno scambio di reciproci favori dimenticando di essere investiti di una pubblica funzione, interessati unicamente alla realizzazione del proprio tornaconto ed ingerendo – prosegue il giudice – anche nei soggetti privati che a vario titolo vengono in rapporto con loro la convinzione che il potere pubblico implichi prevaricazione e abuso, privilegio guarentigie e sottrazione a ogni regola di correttezza”. E in questo quadro che il numero uno della Regione “detta le sue regole partitocratiche, trasmette i suoi elenchi, le sue liste verdi, le sue direttive”. Anche se “non si sente molto nelle intercettazioni perché è accorto, le sue direttive sono sempre mediate… Ma è il deus ex machina, nulla si muove senza il suo suggello”. Anche come lui stesso ammette lo scambio deve essere biunivoco: “Dobbiamo accontentare tutti“. Del resto parlando di “Marcello” o “lui”, “come si fa – sottolinea il gip – riferimento quando lo si chiama in causa in un accezione che lo vede sovraordinato e vigile determinatore delle sorti e delle carriere: accezioni che tutti comprendono e per le quali ossequiosamente tacciono in un ‘sia fatta la sua volontà‘: il Quinto ‘nulla fa’ se non con il ‘placet‘ del suo referente politico Pittella”.
Pittella voleva ricandidarsi, gip: “Continuerà a garanire favori”- E per farlo esiste, anzi esisteva un “collaudato sistema attraverso il quale vengono pilotati i concorsi pubblici per l’assunzione di personale, specie amministrativo, e ciò anche al fine di dare sfogo alle segnalazioni che promanano da esponenti politici e non solo. E – chiosa il gip – Quinto ne è il dominus”. Un sistema che andava infranto perché secondo il giudice “il pericolo di reiterazione è quantomai attuale e concreto, solo se si considera che Pittella negli ultimi giorni ha manifestato la volontà di ricandidarsi come governatore della Basilicata e ciò fa ritenere che continuerà a garantire i suoi favori e imporre i suoi placet ai suoi accoliti pur di consolidare il suo bacino clientelare, potendo contare su appoggi locali, in uno scambio di utilità vicendevoli”. Come quando Pinto otteneva dall’imprenditore Gaetano Appia, che aspirava a ottenere convenzioni, “lavori di imbiancatura e muratura di casa”. I domiciliari per il presidente sono stati decisi anche perché c’era ancora una “questione in sospeso” che Pitella avrebbe voluto portare a termine: “Che se non riuscirà a realizzare fino alla fine della presente consiliatura la nuova candidatura – ragiona il gip – gli consentirà di raccogliere consensi da parte di coloro che sono i collettori delle esigenze e delle aspirazioni” che provengono dalla futura unificazione dell’ospedale Madonna della Grazie di Matera e il quello di Policoro per creare l’ospedale regionale San Carlo “e creare un’azienda ospedaliera unica con sede nel capoluogo e Quinto aspirava al ruolo di dg della Ausl Basilicata“.
Documenti distrutti, il gip: “Mondo delinquenziale”- Pittella e tutti gli altri “hanno manifestato consapevolezza e adesione a tale metodo di accapparramento e violazione delle regole di legalità e trasparenza, ancorché emersi nel ruolo di concorrenti morali o istigatori o anche beneficiari. A leggere le risultanze investigative emerge uno sconfortante scenario la dove i meritevoli non protetti, considerati inutile zavorra, viene negata ogni speranza che le regole vengano rispettare”. Ma non solo. Tutto sarebbe potuto essere considerato regolare se gli investigatori non avessero colto gli illeciti nel momento stesso in cui avvenivano: “Le procedure di concorso sarebbero apparse connotate da legalità, come detto, se la falsificazione, l’occultamento, la distruzione dei documenti, non fosse stata dimostrata da immagini e discorsi, se l’illecito non fosse stato documentato in presa diretta dai sussurri, dai pizzini (quando ormai era noto che ci fosse un’inchiesta, ndr), da una gestualità che appartiene davvero a un mondo delinquenziale di elevata caratura”. Non ci sono solo i comportamenti di coloro hanno una funzione pubblica a essere stigmatizzati: “Anche i privati che si interfacciano con i principali protagonisti sanno di poter contare su questo uso distorto della funzione pubblica e con l’ausilio e la complicità degli stessi funzionari infedeli di realizzare i loro interessi (come gli imprenditori Gaetano Appio o i quattro Lascaro, ndr). Reiterata poi è l’attività duplice e a doppio binario condotta dal professore universitario Agostino Meale, documentata ed emersa dai molteplici elementi a suo carico”.
Il professore univeristario “corrotto” con le consulenze – L’ordinario dell’Università di Bari è infatti tra coloro per cui il giudice ha disposto i domiciliari con l’accusa di corruzione con Quinto, per aver ottenuto incarichi di consulenza e assistenza legale in cambio della disponibilità ad agevolare la carriera universitaria e professionale del figlio di Quinto, studente a Bari. Quel figlio di cui parlava Maria Benedetto. Il docente, stando all’accusa, avrebbe accettato di fare da relatore della tesi di laurea e lo avrebbe inserito per la pratica forense nello studio di un avvocato amico e, infine, avrebbe dato la sua disponibilità ad aiutarlo nel dottorato di ricerca presso la propria cattedra. Da Quinto avrebbe in cambio ottenuto, fra giugno 2017 e gennaio 2018, incarichi per 57mila euro circa in qualità di legale di volta in volta della Asm, della Asp e della Asl di Bari, in sette diversi procedimenti dinanzi ai Tribunali amministrativi di Matera, Potenza e Bari. C’è poi il pericolo di inquinamento probatorio “in considerazione della rete di conoscenza e di espansione del potere, a vario, titolo, esercitato dai soggetti indagati nell’odierno procedimento”. Nell’ordinanza si legge un episodio in particolare e si cita una intercettazione di una indagata: “O mi devo fare pure scannerizzare le carte, mi devo fare le fotocopie perché questi siccome sono delinquenti ancora quando io me ne sono andata, le fanno sparire, mica è la prima volta che hanno fatto queste cose capito?”.
Assunzioni e favori per alimentare “il consenso elettorale”- Questo perché “la politica” è “nella sua sempre più fraintesa accezione negativa e distorta, non più a servizio della realizzazione del bene collettivo ma a soddisfacimento dei propri bisogni di locupletazione e di sciacallaggio di potere e condizionamento sociale”. Le assunzioni e i favori sarebbero servite ad alimentare “il consenso elettorale” e come merce di scambio per “politici di pari schieramento che governano regioni limitrofe, come è il caso della Puglia e della Campania“. E proprio sul ruolo di Pitella il gip scrive anche che, relativamente a un concorso del 2015 “il cui esito ha vacillato fino alla fine“, tutto è stato poi “sopito con la mediazione del governatore Pittella, che avrebbe suggerito… di accontentare tutti”. Il paradosso è che l’inchiesta è iniziata un anno e mezzo fa dopo l’esposto di un ex dipendente della cooperativa “Croce verde Materana” che denunciava un tentativo di truffa proprio i danni della Asm, cuore di questo coacervo di illeciti, per le irregolarità contributive nell’ambito di un servizio di trasporto malati che sarebbe stato svolto da personale non assunto. Lì non c’era bisogno né di concorsi, né di sponsor, né di essere “nell’elenco del presidente”.