“È stato un vero incubo, ho temuto il peggio. Su di me c’era l’accusa pendente di propaganda terroristica. Pensavo che avrebbero potuto portarmi in carcere e punirmi in qualche modo”. Sono le parole dell’attivista milanese, Cristina Cattafesta, per 11 giorni bloccata a Gaziantep, in Turchia, in un centro di espulsione. La donna si era recata nel Kurdistan turco per seguire il corretto svolgimento delle elezioni presidenziali dello scorso 24 giugno. “Non potevo comunicare con nessuno e non avevo idea di quello che mi sarebbe accaduto” ha raccontato al Fatto.it appena atterrata in Italia dopo la liberazione, avvenuta il 6 luglio.