La Procura aveva dato parere favorevole alla concessione dei domiciliari. La decisione del gip sarebbe legata al fatto che per Parnasi non sono mutate le esigenze cautelari rispetto all’ordinanza di custodia cautelare del 13 giugno scorso
Resta in carcere Luca Parnasi, il costruttore arrestato nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Il gip Maria Paola Tomaselli ha respinto l’istanza di scarcerazione avanzata dai difensori dopo l’interrogatorio, durato circa 11 ore, durante il quale l’imprenditore avrebbe fatto ammissioni sulle dazioni di danaro ai partiti. La Procura aveva dato parere favorevole alla concessione dei domiciliari. La decisione del gip sarebbe legata al fatto che per Parnasi non sono mutate le esigenze cautelari rispetto all’ordinanza di custodia cautelare del 13 giugno scorso. In sostanza nel corso dell’interrogatorio il costruttore non avrebbe fornito elementi sufficienti a modificare la misura della detenzione in carcere. Parnasi è detenuto a Rebibbia.
Una chanche di uscire dal caracere per il costruttore romano potrebbe arrivare dalla Cassazione dove è stata fissata per il prossimo 11 luglio la discussione del ricorso presentato dai legali per chiedere proprio l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare del 13 giugno scorso, Per la difesa di Parnasi, sostenuta dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, ci sarebbero carenze nelle motivazioni sulle esigenze cautelari. Secondo l’accusa per arrivare all’approvazione del progetto dello stadio, Parnasi si sarebbe servito tra gli altri dell’avvocato, ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione, che per la giunta Raggi seguiva la trattativa sulla modifica del piano e che in cambio dell’aiuto fornito avrebbe ricevuto incarichi e consulenze del valore di 100mila euro. Lanzalone davanti al gip durante l’interrogatorio di garanzia ha negato tutto. In carcere, oltre a Parnasi sono finiti cinque suoi stretti collaboratori, uno dei quali, Luca Caporilli, è passato ai domiciliari. Tra i 16 indagati figurano anche il capogruppo M5S in Campidoglio Paolo Ferrara, autosospesosi dal Movimento a seguito dell’inchiesta, e l’ex assessore e oggi consigliere comunale di Forza Italia, Davide Bordoni.
Intanto entro domani arriverà la decisione del tribunale del Riesame che si è riservato in merito alla richiesta di revoca o attenuazione delle misure cautelari presentata ieri dai legali dei due politici arrestati per corruzione nell’ambito dell’inchiesta: il consigliere regionale del Pd Miche Civita (sottoposto a obbligo di firma) e l’ex vicepresidente del consiglio regionale Adriano Palozzi, di Forza Italia. Sui due politici Parnasi ha reso più di una dichiarazione. “Palozzi mi chiedeva sempre soldi, a Civita ho fatto un favore mettendomi nei suoi panni come padre ma non gli ho mai dato soldi” ha detto ai pm il costruttore. Per quanto riguarda Civita, il costruttore ha ricordato di conoscerlo da “circa 20 anni, ha sempre fatto gli interessi dell’amministrazione. La conferenza di servizi era già stata chiusa e già c’erano state le elezioni quando con estremo imbarazzo mi ha chiesto di trovare un lavoro per suo figlio”.