Facebook ha organizzato il primo Auto summit: un evento dedicato a illustrare il nuovo percorso di acquisto di un’auto. Presenti in sala ci sono influencer, blogger e (pochi) giornalisti specializzati del settore. La prima a prendere la parola è Thomais Zaremba, Head of Global strategy for auto. Già mi sorprendo a rendermi conto che Mark Zuckerberg ha un settore della sua azienda interamente dedicato alle auto, ma questo è niente. Thomais è una donna che parla a braccio e ci illustra alcuni trend effettivamente interessanti che possono essere riassunti così: “It’s not about moving merchandise, it’s about moving people”. Questo spiega i circa 2,5 miliardi di persone che pubblicano stories su Instagram.

Collegato a questo concetto è il fatto che la possibilità di personalizzare qualunque cosa è ormai quasi tutto. Più del 75% degli americani sono disposti a pagare di più un brand, proprio per la personalizzazione che può garantire. Ecco che, collegato a questo, c’è il fatto che l’80% di quello che guardiamo su Netflix deriva dai consigli che noi riceviamo proprio dalla tv on demand, che osserva i nostri comportamenti, li studia e ci dà indicazioni mirate. Scopro quindi che l’algoritmo di Netflix si aggiorna ogni 7 secondi! Gli esempi che porta Thomais sono tantissimi ma adesso smetto di divagare e vi racconto cos’è emerso.

Com’è cambiato il percorso di acquisto di un’auto: dal concessionario ai social
Proprio come sono cambiate le nostre abitudini in fatto televisivo, anche il percorso che seguiamo per acquistare un’auto si è profondamente modificato. In occasione di questo primo Auto summit, Facebook ha presentato uno studio condotto insieme a Gfk su mille persone in Italia che hanno espresso l’intenzione di acquistare un’auto nei prossimi sei mesi o che hanno acquistato un’auto negli ultimi 12 mesi. Per il 97% dei consumatori automotive, il percorso d’acquisto inizia online, dura circa 26 settimane e si sviluppa in cinque fasi distinte, interessando sia strumenti online che offline.

Un percorso in cinque fasi
Prima di tutto vengono individuati i requisiti dell’auto e c’è la ricerca prima della visita al concessionario. Queste due fasi durano circa 14 settimane e sono principalmente vissute online: le persone si rivolgono ricerche su desktop per il 68% dei casi e principalmente per informarsi sulle funzionalità e gli optional dell’auto. Il 42% usa il mobile per la parte più inspirational e visuale. C’è quindi la terza fase che è la visita al concessionario, poi la ricerca dopo la visita e, finalmente, l’acquisto. Normalmente si parte avendo in mente quattro brand ma poi ci si concentra solo su tre quando si va nei concessionari, dopo aver cercato consiglio in amici e parenti. Ecco che quindi i principali mezzi utilizzati per cercare consigli sono Facebook per il 35% e Whatsapp per il 38%, con differenze minime in base all’età. Quindi i fattori che portano all’acquisto di un determinato modello sono: il brand e gli optional, i consigli di parenti e amici raggiunti dai social, un viaggio multiscreen tra desktop, per le caratteristiche tecniche e mobile, alla ricerca di un’ispirazione.

Quali conseguenze per brand, concessionari e per chi si occupa dell’informazione legata al mondo dell’auto?
Beh per i brand significa che non possono non essere presenti su tutti i social, specialmente se tengono conto di un altro dato fondamentale emerso dalla ricerca di Facebook: il 47% dei consumatori è interessato a ricevere informazioni da parte del produttore mentre si trova nella fase di ricerca ma anche successivamente alla visita al concessionario. Il consumatore cerca ispirazione attraverso video e fotografie ma anche informazioni, attraverso recensioni, illustrazioni delle specifiche dell’auto e rendering, oltre che naturalmente contatti dei concessionari per test drive e preventivi di acquisto. Per i concessionari significa praticamente la stessa cosa: non possono ignorare questa nuova tendenza e devono essere presenti sui social con policy assolutamente adeguate.

E per noi che facciamo informazione sull’auto? Beh idem come sopra. Ormai la carta stampata sta perdendo sempre più il suo vecchio ruolo ed è necessario essere presenti sui social ma in modo positivo, serio e costruttivo. Thomais spiegava che l’esigenza di creare e appartenere a una community è un bisogno che risale all’uomo primitivo. Le stories di Instagram creano ricordi in una community, che a loro volta creano quella fiducia che è il motore di tutto. Ecco quindi che, in questa nuova era, quello che dobbiamo fare noi che scriviamo di macchine è proprio questo: instaurare una relazione basata sulla fiducia. E’ una sfida ma anche una grande opportunità e, noi di Donne in Auto, raccogliamo il guanto!

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