Officine Zero è un progetto di rigenerazione urbana diventato negli anni multifactory: laboratori artigiani, falegnamerie, studi di design, coworking, cinema all’aperto, spazio espositivo e di concerti. “La settimana scorsa è arrivata per noi l’ordinanza di sgombero. Ora più di 40 lavoratrici e lavoratori rischiano di rimanere senza lavoro”, spiegano.
L’area, 20mila metri quadrati di verde, capannoni e uffici a Casalbertone, quartiere popolare di Roma est, è privata: si tratta delle officine ex RSI, l’azienda che si occupava di manutenzione dei treni notte. “C’è stato un fallimento tra il 2008 e il 2011”, spiega a ilfattoquotidiano.it Alessandro, uno dei lavoratori della comunità. “C’è una curatela fallimentare, un tribunale, da cinque anni stanno provando a vendere senza successo”.
La prima occupazione dello spazio risale al 2012: vedeva protagonisti anche alcuni operai che avevano perso il lavoro con il fallimento dell’azienda. Peppe è uno di loro: faceva e fa l’arredatore e il tappezziere per i treni. Ora lo fa qui come autonomo. “Abbiamo provato a portare avanti la lotta, ma eravamo rimasti in pochi”, dice.
“I laboratori erano già presenti, proprio per le attività di manutenzione dei treni: noi abbiamo riattivato gli spazi”, spiega Manfredi. “Dove possibile abbiamo riutilizzato i macchinari, facendo manutenzione e rimettendoli in funzione, a disposizione di tutti i lavoratori”.
“Abbiamo chiesto al comune di dare la ‘pubblica utilità’ all’area, rafforzando il vincolo urbanistico – dice Alessandro -. Questa era una zona di lavoro prima, con la ‘pubblica utilità’ chiedevamo che restasse tale. Ma il comune ci ha detto di no, perché è privata e non vogliono complicazioni. Pensare che la ‘pubblica utilità’ è stata data da poco dal comune di Roma all’area dello Stadio della Roma”, chiosa.
Ad oggi, secondo i lavoratori di Officine Zero, il più probabile compratore è BNL/BNP Paribas. L’azienda, interpellata da ilfattoquotidiano.it, non conferma e non smentisce: “No comment”. “Siamo a uno stallo – continua Alessandro -. Bnl ha proposto di farci restare nell’area con una piccola rappresentanza e spostare altrove – non è chiaro dove – le attività lavorative. Dicono di voler fare un centro di formazione e sportivo, e di lasciare aree per il pubblico. Ma se gli enti pubblici non intervengono con dei vincoli, oggi il progetto di BNL potrebbe essere quello e domani diventare altro. In un’area che da 25 anni subisce già speculazione edilizia. L’anno scorso hanno inaugurato la nuova sede qui al Tiburtino “e stanno continuando ad acquistare. Temiamo un progetto di trasformazione urbana”, conclude Alessandro.