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Exeed: l’eSport italiano in prima classe

In poco tempo gli Exeed si sono conquistati un posto nell’esport italiano e internazionale. Maicol “Nurarhion” Massarenti ci svela alcuni dei segreti del loro successo.

Nel 2017 la nuova realtà dei Prophecy si affacciava sulla scena esport italiana, facendosi largo a spallate nei principali titoli competitivi. Oggi non esistono più, evolutisi negli Exeed, organizzazione italiana fiondatasi nella scena esport internazionale a testa bassa ma con le idee chiare fin dal primo momento, come spiega il General Manager Maicol “Nurarhion” Massarenti: “Il nostro obiettivo è sempre stato limpido: valorizzare i giocatori italiani prendendo i migliori talenti per trasformarli in professionisti del settore.”

E i risultati al momento sembrano confermare le loro buone intenzioni con il giocatore Marco “Turna” Castiglioni qualificato per i Summer Playoff dei mondiali di Hearthstone a Los Angeles e il giovane Riccardo “Reynor” Romiti primo italiano che disputerà la più importante competizione di Starcraft II in Corea del Sud, patria dello strategico targato Blizzard. “Siamo pienamente soddisfatti delle nostre scelte”, continua Massarenti. “Il nostro segreto è seguire i campionati, i potenziali giocatori, studiare come interagiscono con il pubblico e con gli avversari. Quando individuiamo i soggetti migliori li contattiamo e proponiamo loro di perfezionare la loro visione di gioco indirizzandoli verso la carriera professionistica con tutto il supporto logistico e di staff che possiamo e sappiamo offrire.”


Il giovane Riccardo “Reynor” Romiti di Starcraft II.

Gli Exeed hanno basato la loro fortuna iniziale sui titoli uno contro uno come Starcraft II, Hearthstone e Tekken, secondo Massarenti “titoli più semplici da gestire sul lato dei giocatori.” Una scelta che oggi si aggiorna con le due recenti novità presentate da Exeed. La prima è l’apertura della sezione di Vainglory, la cui particolarità è di essere un titolo mobile. L’esport per smartphone è un settore che cresce sempre più e che si affaccia a centinaia di milioni di potenziali utenti. “Il nostro è un investimento che si basa sui numeri: un PC non lo hanno tutti, uno smartphone sì. Inoltre è un genere, il MOBA, già presente e che conosciamo bene. Sarà una sfida interessante, anche perché parteciperemo subito alla VPL, la Vainglory Pro League dove troveremo i nostri amici italiani dei QLASH.”

Il secondo investimento è invece su Fortnite, titolo Battle Royale che sta spopolando soprattutto nelle dirette streaming con centinaia di migliaia di spettatori. Anche in questo caso l’acquisizione di un team italiano, i G1, rappresenta un investimento per il futuro, visto il montepremi da 100 milioni di dollari annunciato da Epic Games. Nell’attesa è ugualmente utile per espandere il proprio brand.

Talenti italiani su scala internazionale è la parola d’ordine negli Exeed. Ma dal punto di vista di un manager qual è lo stato di salute della scena esport italiana?
“Il problema principale è la scarsa consapevolezza di cosa sia realmente una realtà esport. Un aspetto spesso sottovalutato è che un’organizzazione di sport elettronici va intesa a tutti gli effetti come un’azienda che opera investimenti e prende rischi secondo la più classica della gestione aziendale. Altri poi pensano solo al proprio orticello senza capire che nell’epoca attuale l’unica scelta è la condivisione di idee e know-how. Per fortuna negli ultimi due anni in Italia si è iniziato a seminare bene: ma solo tra qualche tempo potremo raccoglierne i frutti.”