Corsia preferenziale per i reati commessi con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso. Pool di magistrati ad hoc, che tratteranno i fascicoli in questione come prioritari ed eviteranno “di richiedere l’archiviazione per particolare tenuità del fatto“, potranno “promuovere l’azione penale” e “svolgeranno personalmente le funzioni di pm in dibattimento“. Nel pieno del dibattito politico nazionale sulla questione migranti, il procuratore capo di Torino Armando Spataro ha presentato le linee guida e un nuovo modus operandi per rispondere all’incremento dei crimini d’odio registrati negli ultimi tempi nel capoluogo piemontese. “Reati motivati da ragioni di discriminazione e di odio-etnico-religioso” li ha chiamati Spataro. Che nei primi paragrafi del documento ha declinato la categoria in “aggressioni, minacce, ingiurie, affisioni di ‘volgari e intollerabili manifesti’”, come quello di Forza Nuova nel Comune di Giaveno la scorsa settimana, ma anche “scritte dello stesso contenuto vergate su immobili pubblici”. Per la procura è una “circostanza anomala visto che il contesto territoriale in questione è storicamente caratterizzato da elevata attenzione e sensibilità delle istituzioni e dei cittadini rispetto ai diritti fondamentali delle persone”.
Per questa ragione i magistrati del “gruppo specializzato 9”, che si occupa di “terrorismo ed eversione dell’ordine democratico”, ma anche dei reati commessi nel corso di manifestazioni pubbliche, “tratteranno come prioritari tutti i procedimenti” su reati con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale e religioso “con conseguente rapidità nella effettuazione di tutte le indagini necessarie alla individuazione dei responsabili”. Insomma, nessun fascicolo con denunce di minacce o aggressioni razziste, per fare un esempio, potrà essere accantonato come se fosse impossibile arrivare a una soluzione. Inoltre i procuratori, “salvo i casi da loro ritenuti meritevoli di evidente positiva valutazione – si legge ancora nel documento – tendenzialmente eviteranno di richiedere l’archiviazione per particolare tenuità del fatto”, anche se la pena prevista fosse sotto i cinque anni. Alle forze di polizia si raccomanda poi di fornire agli stranieri che denunciano reati contro di loro il modulo, stampato nelle lingue più diffuse, con le informazioni sui diritti, l’assistenza e la protezione delle vittime di reati.
Non solo. All’aspetto repressivo la procura vuole anche affiancare la tutela dei diritti dei migranti e per farlo a chiesto ai suoi magistrati di formulare in tempi rapidi i pareri (favorevoli o sfavorevoli) sui ricorsi contro i dinieghi della protezione internazionale ai richiedenti asilo: “Ai fini della formulazione del parere dovuto, esamineranno tutte le ragioni addotte dai ricorrenti sui motivi che li hanno spinti a lasciare i loro Paesi d’origine”. Come ha spiegato Michela Tamagnone, presidente della IX sezione civile che si occupa dei ricorsi contro i dinieghi dell’asilo, queste cause “non sono seriali, perché ogni persona ha la sua storia. Bisogna valutare la sua storia personale, il suo paese e la sua zona di provenienza per accertare se sussistano o meno i presupposti per la protezione internazionale”. In questo modo viene accolto quasi il 25 per cento dei ricorsi di chi vede la sua richiesta respinta dalla commissione territoriale.
Ha condiviso lo spirito della circolare anche il procuratore generale del Piemonte e della Valle d’Aosta Francesco Saluzzo, che per prevenire le critiche ha ricordato un aspetto: “La Procura di Torino ha dimostrato nel corso di anni di essere all’avanguardia nella lotta alla criminalità straniera” e che “non si può pensare che ci sia una sottovalutazione dell’importanza delle attività illegali degli stranieri”. Anzi, “il cittadino straniero ha egualmente il diritto di essere tutelato – ha continuato Saluzzo -: se viene commesso un reato nei confronti di uno straniero non si può né banalizzare, né dire che se l’è cercata”. Secondo il procuratore vicario Paolo Borgna, esperto in tema di migrazioni e sicurezza urbana, “certi cattivi umori da cui nascono certi comportamenti di odio razziale nascono da disagi che vengono esasperati – ha aggiunto – I disagi reali che certi strati della popolazione vivono in certi quartieri vanno letti e vanno capiti, ma non vanno cavalcati e aizzati”. Il procuratore Spataro ha infine sottolineato come certi diritti e certe procedure, cioè la valutazione delle richieste di asilo, siano imposte dalle norme internazionali: “C’è il principio secondo il quale è vietato respingere il rifugiato nelle aree in cui la sua vita sia minacciata – ha concluso -. Non esiste il respingimento in mare e la non possibilità di vagliare la sua condizione”. Per questo, ha detto con una frecciata, “se arriva un barcone ai Murazzi, nessuno può impedire alle persone di scendere”.