“Sulla mia pagina Facebook ho pubblicato nomi e cognomi di chi mi aveva insultato e minacciato. E io li ho chiamati per telefono, invitandoli alla Camera per discutere con me. Le reazioni sono state molto strane: c’è chi si è disperato, c’è chi ha fatto rispondere alla moglie e alla madre per chiedere scusa”. Lo rivela l’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, nel corso della trasmissione In Onda (La7). E puntualizza: “C’è un confine netto e chiaro tra la libertà di espressione e l’insulto. La prima è sacrosanta e guai a chi la tocca. Altra cosa è usare turpiloquio, ricorrere agli insulti, augurare stupri. Credo che per arginare questa deriva ci sia bisogno di molta educazione: educazione in generale ed educazione civica digitale”. La deputata di Liberi e Uguali espone tutti i passi della sua battaglia contro il cyberbullismo: “Ho istituito anche una commissione sui fenomeni di odio, perché è evidente che l’odio si sta infiltrando nella nostra vita, rendendola decisamente peggiore. A un certo punto, ho deciso di denunciare tutti quelli che mi insultavano e mi minacciavano di morte. Le mie denunce” – continua – “sono state tantissime. E l’ho fatto in nome e per conto di tante persone che mi hanno detto di vivere la mia stessa condizione, ma di non avere né la voglia, né la forza, né la disponibilità economica per farlo. Quindi, è stata una sorta di class action. E coi soldi che rientreranno da queste denunce contro i miei haters farò progetti di educazione civica digitale. Le vittime di bullismo e di cyberbullismo devono sapere che esiste la legge nello Stato di diritto. Il diritto di dire la propria idea deve finire là dove inizia il diritto dell’altro di non essere offeso”. La parlamentare poi imputa al M5s e alla Lega l’origine dell’odio internettiano nei suoi confronti, citando un vecchio post di Beppe Grillo e la trovata della bambola gonfiabile di Matteo Salvini. E osserva: “Questa è la politica dell’odio. Se i capi fanno così, cosa ci aspettiamo dai loro follower e militanti?”
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