Politica

Fratelli d’Italia perde pezzi: l’esodo degli eletti da Roma e Milano tra tentazione Lega e polemiche con i vertici

I primi a lasciare sono stati l’ex consigliere regionale, Fabrizio Santori, e uno dei fondatori di FdI, Federico Iadiciccio. A loro si stanno unendo in queste ore vari esponenti del partito a livello locale. L'esponente storico della destra milanese Jonghi Lavarini: "Invito i vertici del partito a non commettere l’errore di derubricare il caso a semplice rivolta dei delusi"

“Se sei nomade devi nomadare”. “Dopodiché, quando hai finito di nomadare, transumi e vai”, diceva Giorgia Meloni qualche settimana fa puntualizzando la sua posizione sui Rom. Ma, ironia della sorte, il contrappasso della transumanza ha finito per abbattersi su Fratelli d’Italia. L’emorragia, non solo nei sondaggi, parte dalla Capitale. Dove due pezzi da novanta del partito romano, l’ex consigliere regionale, Fabrizio Santori, e uno dei fondatori di FdI, Federico Iadiciccio, hanno già sbattuto la porta suonando il liberi tutti. Seguiti da un plotone di ammutinati che, per ora, si è accomodato nei gruppi misti delle rispettive assemblee di elezione. In attesa di traslocare, molto probabilmente, nella Lega. Per ora, hanno fatto i bagagli due consiglieri comunali, Francesco Figliomeni e Maurizio Politi. E dieci consiglieri circoscrizionali: dal V Municipio (Emiliano Corsi e Giusy Guadagno) all’XI (Daniele Catalano); dal XII (Giovanni Picone, Marco Giudici e Francesca Grosseto) al II (Giuseppe Scicchitano e Sandra Bertucci); dal VII (Flavia Cerquoni) al XIV (Fulvio Accorinti).

DA ROMA A MILANO – E non finisce qui. Perché se a Roma Fratelli d’Italia piange, di certo a Milano non ride. Nel capoluogo lombardo, a guidare la rivolta interna contro “la gestione verticistica (privatistica) del partito” e invocando “partecipazione, trasparenza, rinnovamento e meritocrazia”, è il movimentista ed esponente storico della destra milanese Roberto Jonghi Lavarini. La richiesta indirizzata direttamente alla Meloni è chiara: convocare subito il congresso cittadino e quello provinciale. “Qui a Milano, dove finora non ci sono state defezioni, sta in sostanza avvenendo ciò che è già accaduto a Roma – dichiara a ilfattoquotidiano.it Jonghi Lavarini –. Fatte ovviamente le dovute proporzioni, considerato che non abbiamo eletto consiglieri comunali, invito i vertici del partito a non commettere l’errore di derubricare il caso a semplice rivolta dei delusi”. Il punto, al contrario, sarebbe politico. “La vera questione è la gestione verticistica del partito, affidata a ras locali, tanto a Roma, quanto a Milano – prosegue –. Dove i referenti del partito vengono scelti per cooptazione con un sistema che di democratico e meritocratico ha ben poco. Una piega che, purtroppo, si sta allargando anche al resto d’Italia”. Una situazione che spinge Lavarini a lanciare un vero e proprio ultimatum: “O si costruisce un partito vero, attraverso assemblee costituenti e congressi locali, o i militanti di destra troveranno altre strade per fare politica: noi, del resto, abbiamo una mentalità guerriera e non ci si può chiedere di piegarci al servilismo – avverte –. Invece, la Meloni continua a rincorrere Salvini, rischiando però di trasformare FdI nella ruota di scorta della Lega”. Per uscire dall’angolo e scongiurare lo sgretolamento di FdI, non ci sono alternative: “L’anno prossimo ci sono le elezioni europee e dobbiamo fare fronte comune con Matteo Salvini e Marine Le Pen”, conclude Jonghi Lavarini, indicando nella nascita di una sorta di Super Lega l’orizzonte verso il quale il partito dovrebbe puntare.
 
DESTINAZIONE LEGA – E a Roma? Con un lungo post su Facebook, è stato Iadicicco in persona a spiegare le ragioni del “sofferto” addio a Fratelli d’Italia, annunciando anche la nascita dell’associazione Italia Comunità. “Da molto non condividevamo alcune fondamentali scelte di posizionamento politico, la strutturazione di un partito ideologico in un’epoca post ideologica. A questo va aggiunta, l’incapacità del partito qui a Roma di aprirsi veramente, profondamente ad altre esperienze, lasciarsi contaminare per crescere – spiega Iadicicco –. Non credo sia avvenuto per volontà esplicita, molto probabilmente per un riflesso incondizionato, per un’abitudine consolidata, sedimentata in un modo di gestire le cose, ma purtroppo è avvenuto. Abbiamo provato ad offrire un cambiamento ma non ci siamo riusciti e non crediamo ci siano più margini, per questo usciamo”. Per ora, come detto, i dodici fuoriusciti dalle amministrazioni capitoline resteranno nel gruppo Misto. Ma sono in tanti a dare per scontato che, viste le premesse, di qui a breve, l’approdo nella Lega sarà inevitabile. E non solo a Roma. Giovedì 12 luglio, infatti, è stata convocata a Milano una riunione di Europa dei Popoli, l’associazione culturale di Mario Borghezio, per presentare il nuovo progetto editoriale (Idee per l’Europa dei Popoli). Ma sarà anche l’occasione per un confronto tra i quadri locali di Fratelli d’Italia in fermento e i vertici locali della Lega. Che sia l’anticamera dell’approdo di un pezzo della destra milanese nelle file del Carroccio? Più di qualcuno è pronto a scommetterci. Insomma, la “transumanza” è già cominciata. La Meloni è avvisata.